INSULTI AD ANDREA PALLADINO: INTERROGAZIONE AL GOVERNO PER I POST DI GRAZIANI

Rainaldo Graziani e Andrea Palladino
Rainaldo Graziani e Andrea Palladino

Finiscono in parlamento gli insulti rivolti al giornalista, Andrea Palladino, autore di un articolo che denunciava, nel cinquantesimo della strage di Piazza Fontana, il post inopportuno di Rainaldo Graziani, il figlio di uno dei fondatori del fu movimento extraparlamentare di estrema destra Ordine Nuovo, Clemente Graziani.

Rainaldo Graziani

Insulti e inquietanti minacce a giornalista dopo aver rivelato ringraziamenti Ordine Nuovo nel giorno Strage Piazza Fontana” – così scrive l’ufficio stampa di Liberi e Uguali – Sinistra Italiana.
Nel 2019 in Italia può succedere che un giornalista scriva che si stanno riorganizzando organizzazioni neofasciste, e subito dopo vieni riempito di insulti e pesanti ed inquietanti minacce – ha affermato il deputato e segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratonianni – È quello che sta accadendo in queste ore ad un collaboratore de La Repubblica, La Stampa e L’Espresso, Andrea Palladino, colpevole di aver svelato che i nostalgici di Ordine Nuovo si stanno riorganizzando, e che pubblicano un post di ringraziamento proprio nel giorno dell’anniversario della strage di Piazza Fontana“.
I più scatenati – continua Fratoianni – pare siano i responsabili di un’organizzazione neofascista di Aprilia, nel Lazio. Tutto questo può accadere ma è intollerabile ed inaccettabile”.

Nicola Fratoianni
Nicola Fratoianni

Sono certo che le organizzazioni sindacali e professionali dei giornalisti – prosegue il parlamentare del gruppo alla Camera Liberi e Uguali – si attiveranno a tutela del loro collega. Sono altrettanto certo che il ministero dell’Interno assumerà tutte le iniziative del caso affinché tali episodi non si ripetano mai più. Comunque presenteremo un’interrogazione parlamentare al governo sulla vicenda“.

Appello che è stato raccolto anche dall’associazione Stampa Romana che ha scritto un comunicato di solidarietà: “Gli insulti social e le pesanti minacce al collega Andrea Palladino sono preoccupanti e confermano il clima di odio che si respira ogni volta che un giornalista svela qualcosa di “scomodo“. (Leggilo qui integralmente)

I FATTI

Il 12 dicembre, Andrea Palladino pubblica un articolo su La Repubblica dal titolo emblematico “Piazza Fontana, l’insulto sui social nel giorno del ricordo: ringraziamenti a Ordine nuovo“. 

Dal Corriere della Sera
La prima pagina de “Il Corriere della Sera” a strage avvenuta

Nessun pudore e nessuna pietà per le vittime. Anzi, la rivendicazione di una storia politica, quella dell’organizzazione nera “Ordine nuovo”, nome che riporta direttamente al giro veneto di Freda e Ventura – ha scritto Palladino – Nel giorno del cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana è il figlio di Clemente Graziani, Rainaldo, a riaprire le antiche ferite. Lo fa con un post, che suona come un insulto alle vittime dalla bomba di Milano: “Nell’anno 2019 di nostra vita, oggi 12 Dicembre, Io, Rainaldo Graziani, ringrazio…”, segue elenco dei nomi dei camerati aderenti ad Ordine nuovo“.

Un post obiettivamente fuori luogo nel giorno della commemorazione delle vittime fatte saltare in aria il 12 dicembre 1969 a Milano, evidenziato da Palladino che ricorda la storia del padre di Graziani fuggito prima in Gran Bretagna e poi in Paraguay evitando l’estradizione per una condanna nel processo contro Ordine nuovo (in ragione della ricostituzione del partito fascista), “anche grazie“, come scrive Palladino, “alle coperture della dittatura militare di Streossner (ndr: dittatore del Paraguay dal 1954 al 1989)”.

Talché, letto l’articolo di Palladino, Rainaldo Graziani risponde dalla sua bacheca Facebook esprimendo, con un post intitolato “Ecco chi è Andrea Palladino…malafede o incapacità professionale?“, “tutta la sua disistima, disprezzo e scherno” nei confronti di Palladino, accusandolo di distorcere il suo pensiero, spargendo fango informativo, seminando odio e minacce “da parte di suoi sodali nei miei confronti, e non solo, mediante l’opera di alcuni intervenuti di cui conservo nome e cognome“.

Tra la settantina di condivisioni che il post di Rainaldo Graziani ha avuto, spicca quella di Emanuele Campilongo, leader di Aprilia in Prima Linea, che proprio un mese fa ospitò lui e Maurizio Murelli in un convegno organizzato a Campo di Carne in cui si discuteva dell’opera “Il Soggetto radicale” di Aleksandr Dugin, ideologo russo punto di riferimento degli ambienti dell’estrema destra italiana e in rapporti, come dimostrato dalla trasmissione Report, con la Lega di Matteo Salvini. Dugin, in soldoni, auspica la distruzione degli stati liberali così come conosciuti, per sostituirli con la fondazione di un “impero euro-asiatico” in grado di contrapporsi all’Occidente.

L'incontro del 16 novembre organizzato da Aprilia in Prima Liena a Campo di Carne. Da sinistra Graziani, Murelli e Campilongo
L’incontro del 16 novembre organizzato da Aprilia in Prima Linea a Campo di Carne. Da sinistra Graziani, Murelli e Campilongo

In quell’incontro celebratosi il 16 novembre scorso, in cui erano presenti Campilongo come padrone di casa e il duo Murelli/Graziani (leggi qui approfondimento sui personaggi scritto da Latina Tu), fu proprio Rainaldo Graziani a ricordare un episodio piuttosto inquietante che, peraltro, non risulta nelle cronache dell’epoca: un ebreo, deportato nei lager nazisti – raccontò Graziani non senza un certo compiacimento – avrebbe sputato a Rainaldo Graziani medesimo durante un volantinaggio politico a Roma, organizzato per esibire l’appoggio alla risoluzione ONU 3379 del 1975. Un atto votato dall’Assemblea della Nazioni Unite che equiparava il sionismo al razzismo e da molti, nel corso degli anni, definito come “risoluzione della vergogna”, poi abrogata nel 1991 con i due terzi dei voti della stessa assemblea ONU.
In seguito a quello sputo, l’ebreo fu pestato da ignoti, a detta di Rainaldo Graziani. Durante il racconto “orgoglioso” di Graziani, una militante di destra, anche candidata con Casapound Rieti, Marina Berardi, ha ironizzato a modo suo sulla rottura delle gambe dell’ebreo: “A Roma ci sono le buche!“. 

IL CONFINE DELLE OPINIONI

Ciò che dovrebbe far riflettere, non sono solo gli insulti a Palladino con l’immancabile epiteto di giornalaio – utilizzato da più parti, sia a destra che a sinistra comprendendo il centro – ma, sopratutto, almeno nel caso di specie, l’utilizzo dell’immagine del giornalista raffigurato con un sottinteso “Wanted” oppure le frasi sibilline nei confronti di non ben precisati sodali di Palladino di cui Graziani dice di conservare nome e cognome.

Stampatevi ben in testa il nome e il volto di costui (ndr: Palladino)” – dice Campilongo, il leader di Aprilia in Prima Linea. Ecco, se questo è il tenore, un’interrogazione parlamentare sull’accaduto diventa il minimo sindacale.
Non si tratta di guerra tra rossi e neri, di morettiana memoria, ma di continenza e rispetto per la democrazia con cui il pensiero di Dugin, come, senza ipocrisia, tante contraddizioni intrise di questo Paese, non hanno nulla a che vedere.
Ogni insulto, ogni campagna d’odio e idiota, ogni minaccia di intimidazione, sotto forma, sovente, di querele imbastite sul nulla, diventano l’anticamera dell’appiattimento che chi scrive, sia su giornali o siti/blog, conosce bene e al cospetto del quale, in molti casi, preferisce adeguarsi. 

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