FRODE FISCALE, SEQUESTRI PER 16 MILIONI: L’INDAGINE DA VENEZIA PASSA ANCHE PER LATINA

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Frode fiscale, sequestri per 16 milioni di euro da parte della Guardia di Finanza, 46 indagati e un centinaio di perquisizioni in corso

La Guardia di Finanza di Venezia sta dando esecuzione a un provvedimento emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Venezia su richiesta della Procura lagunare, finalizzato al sequestro preventivo di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per oltre 16 milioni di euro nei confronti di 35 aziende e 46 persone fisiche coinvolte in una vasta frode fiscale e contributiva. Contestualmente ai sequestri, con la collaborazione dei Reparti del Corpo delle province di Venezia, Padova, Treviso, Vicenza, Milano, Bergamo, Brescia, Trento, Udine, Roma, Latina, Lecce e Trapani, oltre 240 militari delle Fiamme Gialle stanno dando esecuzione a circa 100 perquisizioni personali e locali nei confronti di persone fisiche e imprese coinvolte, a vario titolo, nel sofisticato disegno criminoso. Tra i 46 indagati c’è il 59enne Bruno Cutillo di Aprilia, e accusato di possedere alcune società cosiddette cartiere in Veneto nell’area di Treviso. Cutillo non è nuovo alle cronache: nel 2015 sparò al compagno della ex a Latina, in Via Piave, all’altezza del supermercato Maurys. Il destinatario dei tre colpi di pistola fu Roberto Spinazzola, romano. Cutillo disse di aver sparato per vendetta e fu condannato a 3 anni.

L’operazione odierna è scattata al termine di una complessa attività investigativa diretta dalla Procura della Repubblica di Venezia e sviluppata dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Venezia, che ha tratto spunto da una segnalazione della locale Direzione Provinciale dell’I.N.P.S. relativamente a possibili illeciti contributivi e previdenziali connessi alla gestione di alcune società della provincia lagunare. I successivi approfondimenti hanno permesso di svelare l’esistenza di una articolata associazione per delinquere, attiva prevalentemente in Veneto e nella provincia di Lecce, finalizzata alla perpetrazione di gravi e ripetuti reati fiscali e societari, che hanno portato anche al fallimento di un’azienda. In concreto, sono state individuate numerose società “cartiere”, nella disponibilità del citato sodalizio, utilizzate per assumere formalmente in carico un rilevante numero di lavoratori (ne sono stati individuati oltre 400), di fatto impiegati presso altre società beneficiarie sempre riconducibili al citato sodalizio criminale ed operanti nel settore e del montaggio di mobili e arredi per uffici e installazione di stand fieristici.

Il meccanismo fraudolento prevedeva la stipula di fittizi contratti di sub-appalto tra le società cartiere e quelle beneficiarie in forza dei quali quest’ultime, da un lato, potevano disporre della forza lavoro necessaria senza dover adempiere agli obblighi previdenziali e contributivi (che restavano formalmente in carico alla società cartiere) e, dall’altro, beneficiavano degli ingenti crediti IVA connessi alle false fatturazioni ricevute dalle cartiere, pari a oltre 25 milioni di euro. Tale sistema evasivo, attuato anche con l’ausilio di alcuni professionisti, anche loro indagati, ha permesso alle imprese beneficiarie della frode di disporre di una rilevante forza lavoro a prezzi oltremodo competitivi con rilevanti effetti distorsivi sulla normale concorrenza nel settore di riferimento.

L’attività di indagine ha permesso di individuare un’evoluzione della frode verso più sofisticati meccanismi di compensazione dei debiti fiscali e previdenziali connessi all’illecito utilizzo dei contributi statali concessi a sostegno delle attività di “Ricerca&Sviluppo” delle imprese, di fatto mai realizzate e giustificate con falsa documentazione appositamente creata. Il sequestro ha interessato liquidità finanziarie, autovetture di pregio e immobili nella disponibilità degli indagati principalmente a Venezia, Treviso, Lecce ma anche in altre province nazionali. Oltre alle condotte fraudolente a danno dell’Erario e delle casse previdenziali, il sodalizio ha cagionato dolosamente il fallimento di una delle società “beneficiarie”, distraendo e dissipando circa 3 milioni di euro in pregiudizio dei creditori e continuando ad usufruire di consistenti linee di credito già concesse dalle banche.

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