EX PRO INFANTIA: PROCESSO DA RIFARE E ASSEGNATO A UN GIUDICE MONOCRATICO. RESPINTE DUE PARTI CIVILI

Immobile pro Infantia
Immobile pro Infantia

Processo per lottizzazione abusiva all’Ex Pro-Infantia di Terracina: nuova udienza per i cinque imputati

Arrancava da un po’ il processo per lottizzazione abusivo al complesso ex Pro Infantia di Terracina e, ora, è proprio da rifare. Così ha deciso, su istanza della difesa, il collegio del Tribunale di Latina presieduto dal Giudice Laura Morsella – a latere i giudici Francesca Coculo e Simona Sergio.

Tanto per cominciare, nell’udienza odierna, si è appreso che la Corte d’Appello di Roma ha rigettato il ricorso presentato dal collegio difensivo per la ricusazione dei giudici Morselli e Coculo che avevano fatto parte del Riesame di Latina – Presidente Gian Luca Soana – che aveva praticamente demolito il progetto urbanistico sulla ex Pro Infantia. Dunque, i giudici possono continuare a presiedere il collegio. Una decisione che, però, come si vedrà, è stata inutile.

Peraltro, prima di arrivare al culmine delle decisioni odierne, il Tribunale ha accolto le parti civili di Legambiente Circolo Pisco Montano e della cittadina che ha comperato un immobile nei pressi della ex Pro Infantia. Escluse come parti civili, invece, le altre due richiedenti: Legambiente nazionale Aps Onlus e Associazione “Antonino Caponnetto”. La prima perché già rappresentata dagli interessi diretti sul territorio del Circolo Pisco Montano; la seconda per le genericità dello statuto che prevede la lotta alle illegalità e alle mafie, ma non specificatamente i reati ambientale. Questo, in sostanza, è stato il ragionamento del collegio disposto con un’ordinanza ad hoc di oggi, 17 novembre.

Come noto, nel il processo la Procura di Latina, oggi rappresentata dal Pm Andrea D’Angeli, contesta, a vario titolo, la lottizzazione abusiva in concorso, la falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblicil’esercizio abusivo della professione e la rivelazione di segreto d’ufficio nei confronti di sei imputati per i quali è stato chiesto il giudizio immediato.

Cinque gli imputati per la lottizzazione abusiva: la Dirigente del Comune di Terracina “Riassetto e Governance del Territorio e delle Attività Produttive”, architetto Claudia Romagna, il Capo Settore “Urbanistica, S.U.E. e Area Tecnica SUAP”, ingegnere Roberto Biasini, il progettista nonché direttore dei lavori del cantiere, il geometra Giuseppe Zappone, l’ex amministratore unico della società Residenze Circe Srl Andrea Ruggeri e l’amministratore e committente di fatto della Srl Daniele D’Orazio. Al geometra Zappone, inoltre, è contestato anche l’esercizio abusivo della professione per aver presentato il progetto architettonico per l’immobile della Pro Infantia e assunto la direzione dei lavori, mansioni per le quali è richiesta una speciale abilitazione dello Stato.

Estraneo alle ipotesi di lottizzazione abusivo ma imputato nel processo, l’ex vice Sindaco di Terracina Pierpaolo Marcuzzi che deve rispondere di rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo l’accusa, infatti, l’esponente di Fratelli d’Italia, coinvolto peraltro in ulteriori due inchieste tra le quali quella denominata “Free Beach”, quale persona informata sui fatti in ordine al quali si svolgevano le indagini sulla ex Pro Infantia, dopo essere stato escusso dalla polizia giudiziaria che gli aveva dato formale avviso dell’obbligo del segreto nel verbale da esso sottoscritto, ha riferito all’indagata Claudia Romagna l’esito del suo interrogatorio.

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E proprio sulla posizione di Marcuzzi, il processo ha avuto una svolta. L’avvocato Giulio Mastrobattista, che difende Marcuzzi, aveva già sollevato per il suo assistito una circostanza di natura formale e chiesto lo stralcio della sua posizione. In una udienza precedente, però, il collegio aveva rigettato l’eccezione per Marcuzzi in quanto ritiene oggettiva e probatoria la connessione dei reati contestati con quello per cui deve rispondere l’ex vice Sindaco di Terracina.

Tuttavia, vistosi non soddisfatto, oggi l’avvocato Mastrobattista ha reiterato l’eccezione preliminare, per un processo, da ricordare, che non era entrato ancora nel dibattimento, nonostante diverse udienze. Secondo la difesa, Marcuzzi non rappresentava all’epoca delle intercettazioni e nel corso delle indagini un ruolo di pubblico servizio e il reato a lui contestato dovrebbe finire davanti a un giudice monocratico, e non bensì a un collegio di giudici. L’avvocato ha anche chiesto il proscioglimento di Marcuzzi poiché non si configurerebbe il reato di 326 del codice penale (rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio). Marcuzzi, secondo il legale, al momento delle indagini non è pubblico ufficiale né incaricato di pubblico servizio, ecco perché la sua difesa ha chiesto al Tribunale una sentenza ex art. 129 codice di procedura penale: l’obbligo della immediata declaratoria di determinate cause di non punibilità, ossia quando giudice riconosce che il fatto non sussiste o che l’imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge.

Di rimando, il Pm D’Angeli ha spiegato che non ci sarebbero stati i presupposti e di andare comunque al dibattimento per verificare in sede di processo. Al contrario, sulla scorta della richiesta del legale di Marcuzzi, anche il collegio difensivo ha spiegato che in caso di accoglimento dell’eccezione sull’ex vice sindaco di Terracina, anche gli altri imputati dovrebbero essere giudicati da un giudice monocratico.

Le difese degli imputati, quindi, hanno recepito la nullità del decreto di giudizio immediato perché nel caso di specie i reati contestati, venuto meno quello contestato a Marcuzzi, sarebbero dovuti essere derivati in una citazione diretta, ma preceduta da una udienza preliminare.

Dopo un’ora di camera di consiglio, il collegio del Tribunale ha dato ragione alla difesa di Marcuzzi, non ammettendo il proscioglimento di quest’ultimo ma rinviando gli atti al Pm e disponendo un nuovo processo davanti a un giudice monocratico il cui nome si saprà nella prossima udienza del 1 dicembre

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