ESISTONO ANCORA I COMUNISTI? GIOVANNI MARTONE CERCA DI SPIEGARSELO

Scritto e a cura di Orazio Ruggieri.

ITRI – Ma i socialisti hanno veramente relegato Marx in soffitta? Quando Giovanni Giolitti, nel 1910, nelle sue vesti di Presidente del Consiglio, si pose questa domanda chiaramente tanto retorica, trovò la polemica risposta della sinistra (a quel tempo si chiamava “socialista” in quanto non c’era ancora stata la scissione di Livorno –congresso del 1920-21- da cui nacque il PCI, n.d.r.) che aveva votato di nuovo a favore del gabinetto Giolitti, pur tra contrasti e litigi clamorosi.

Giovanni Giolitti fu cinque volte presidente del consiglio durante la Belle Epoque e nel dopoguerra appena successivo alla fine della prima guerra mondiale. La sua influenza politica, unita ad una spiccata dose da trasformista (passò dalla sinistra storica al partito liberale) hanno fatto si che la sua carriera fosse lunga e piena di incarichi (5 volte presidente del consiglio, 6 volte ministro dell’interno e due volte ministro del tesoro e finanze). Fu talmente potente che il periodo storico in cui è vissuto viene appunto denominato: “Eta Giolittiana”.

Quel sostegno al governo che si inseriva nella fase storica che seguiva il “Trasformismo” del primo presidente del consiglio di sinistra, Agostino Depretis, aveva aperto una breccia nel rigoroso atteggiamento di chiusura della Sinistra verso il fronte politico opposto.

Partendo da queste considerazioni, gli storici hanno, poi, attentamente seguito l’evolversi di una strategia politico-operativa dei seguaci del fondatore del partito del proletariato, Karl Marx, che aveva fissato nelle pagine del “Capitale” e del “Manifesto del Partito Comunista”, scritto dallo stesso Marx e Friedrich Engels nel 1847, opera che vide, poi, la luce l’anno successivo, le linee guida dell’azione politica di coloro che contestavano, tra l’altro, l’accumulo del capitale (con i concetti di profitto e plusvalore, tanto per citarne alcuni) nelle mani di una ristretta cerchia di oligarchia dominante.

Ebbene, sulla scia di quell’analisi, Giovanni Martone, autore di apprezzate e premiate sillogi in versi e in prosa, presenta, oggi, spunti di riflessione sulla ortodossa linearità operativa di quanti si riconoscono in quel filone storico-filosofico o se ne sono distaccati, pur rivendicando la titolarità delle idee e delle battaglie a suo tempo portate avanti da chi aveva inalberato la bandiera rossa auspicando il sol dell’avvenir. 

Giovanni Martone, autore de Il Comunista

“IL COMUNISTA”

“Il Comunista” è, infatti, l’opera di chi, in prima persona, ha vissuto, tra l’altro, le problematiche legate al lavoro dei portuali, portando avanti battaglie sindacali il cui prezzo è passato anche sulla pelle di chi, in quelle occasioni, ha mostrato coraggio e coerenza.

C’è, allora, oggi, quello stesso spirito e c’è chi, a buon diritto, può definirsi “comunista”? La risposta la troveremo sabato 21 settembre, alle ore 17,00, presso l’aula consiliare di Itri dove, come da programma esposto nella locandina invito, dopo i saluti istituzionali del sindaco Antonio Fargiorgio, ci saranno le relazioni di Gianfranco Domizi e Marzia Schenetti, oltre agli interventi dello stesso autore Giovanni Martone e di Nicola Maggiarra.

Il tutto mentre il compito di moderare lo svolgimento dei lavori e di recitare passi dell’opera tocca alla voce dall’ortoepia irripetibile di Patrizia Stefanelli.

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