DAL FEMORE ROTTO AL SOSPETTO COVID: GLI ULTIMI GIORNI DELLA DONNA DI PRIVERNO

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Ospedale Santa Maria Goretti di Latina
Ospedale Santa Maria Goretti di Latina

86 anni, la rottura di un femore, il cambio di ben tre ospedali in due settimane, lo spettro del Covid e infine la morte: gli ultimi giorni della signora di Priverno deceduta ieri pomeriggio

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I figli non possono nemmeno piangere la madre. Così ci dice uno dei congiunti della signora di Priverno che, ieri, nel tardo pomeriggio, è venuta a mancare dopo una vicenda che in tutto è durata poco più di due settimane. Un’escalation di preoccupazioni e una conclusione per niente chiara, ecco perché, ora, i figli vogliono capirne di più.

La signora, di cui omettiamo il nome per rispetto della famiglia che ne sta vivendo il lutto, era stata registrata dall’Asl di Latina, nel bollettino di ieri, come positiva al Covid-19. Tuttavia questa vicenda, terribile e angosciante per chi l’ha vissuta, non comincia con un freddo numero ma parte all’inizio del mese.

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Dopo una caduta, la 86enne viene ricoverata, il primo di giugno, al Fiorini di Terracina: rottura del femore, uno degli incidenti più comuni che possono capitare nella terza età. Passano tre giorni senza che la signora sia operata, allorché i medici dell’Ospedale di Terracina appurano che la donna non sta molto bene e quindi ne rimandano l’intervento predisponendo il suo trasferimento ad altro ospedale.

Prima di dimetterla, effettuano alla signora il tampone di uscita poiché, in tempi di Covid-19, il protocollo lo esige. Esito negativo e trasferimento della signora al Dono Svizzero di Formia: siamo al 5 giugno.

L’8 giugno, l’86enne di Priverno viene operata al femore: intervento riuscito. Tutto bene, spavento superato, tanto è che viene programmato per il 16 giugno il nuovo trasferimento della donna all’Istituto Fisioterapico Di Rieducazione “Clara Franceschini” di Selva Piana a Sabaudia.

Passano i giorni senza particolari problemi, i famigliari le fanno visita e tutto sembra andare per il meglio. La donna arriva a Selva Piana come da programma alle 16,30 del 16 giugno, con un tampone di uscita dal Dono Svizzero che certifica la negatività al Covid-19.

È a Selva Piana, però, che qualcosa interrompe lo scorrere programmato e piuttosto piano delle cose. La signora si trova nella stanza dove i pazienti vengono visitati prima di essere ricoverati: i medici riscontrano un’insufficienza respiratoria e, dopo un consulto con un chirurgo vascolare, sospettano un’embolia. Ecco perché, immediatamente, si decide di fare una Tac alla signora in modo da appurare o meno quella che è ancora una ipotesi.

Alle 20 dello stesso giorno, quindi, la donna viene condotta al Pronto Soccorso dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina dove le fanno una Tac. Passa quasi una notte di attesa e comprensibile ansia per la famiglia, poi alle 4 di notte comunicano al figlio che la Tac risulta negativa: nessuna embolia in corso, se non una sospetta pleurite.

Il giorno dopo (17 giugno), il Pronto Soccorso cerca di trovarle un posto alla Clinica San Marco di Latina. Ad ogni modo, alla signora viene effettuato, come da procedura Covid, un altro tampone che, stavolta, diversamente dai due precedenti eseguiti a Terracina e Formia, risulta positivo con una carica virale bassa.

Passa un giorno, siamo a ieri, e il 18 giugno, di mattina, la signora viene trasferita al Reparto Malattie Infettive del Goretti dove effettuano un ulteriore tampone e il test sierologico (sul sangue): entrambi negativi.

Sembra essere stato un falso allarme quando, ieri pomeriggio, i figli, che nel frattempo hanno fatto un tampone previsto dalle succitate procedure Covid, ricevono la telefonata che non aspettavano dal Santa Maria Goretti: la madre è morta.

Ora, entrambi, gli unici ad essere entrati in contatto con la signora (oltre che al personale delle quattro strutture sanitarie in cui è passata dal primo giugno), stanno attendendo in quarantena gli esiti del tampone, con tutte le inquietudini del caso, il lutto e il rammarico più grande: non possono vedere la madre per via della quarantena, dal momento che è stata trattata come fosse un caso Covid. Che a questo punto non si capisce se sia stato reale o solo sospetto vista la serie di tamponi: quattro in tutto, di cui solo il terzo positivo e annunciato in diretta Facebook dal Direttore Generale della Asl di Latina Giorgio Casati a margine di un incontro via web col Sindaco del capoluogo Damiano Coletta.

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Ora, i parenti ne sono sicuri: se la signora avesse avuto il Covid, è certo che l’abbia contratto negli ospedali dove è transitata poiché da tre anni le sue uscite di casa erano praticamente ridotte a zero; senza contare che, prima di rompersi il femore, al netto di qualche acciacco e embolie superate nel passato (un paio), la signora era autosufficiente, camminava senza particolari problemi, viveva da sola.

I funerali della donna ci saranno domani alle 15,30 presso la Chiesa di Santa Maria a Priverno, ma i figli non escludono, non prima di aver consultato il loro legale di fiducia, un esposto in Procura perché non riescono a comprendere come sia stato possibile che una persona, uscita bene dopo un intervento al femore, nel giro di poco più di una settimana è morta col giallo dei tamponi prima negativi, poi positivo, e infine negativo a offuscare gli ultimi giorni drammatici di una madre di famiglia.

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