Nuove nubi sui lavoratori dello stabilimento Corden Pharma di Sermoneta: l’azienda fa il punto della situazione e annuncia nuovi licenziamenti.
Tramite una lettera inviata alla Rsu, a tutte le segreterie dei sindacati interessati – Femca Cisl, Uiltec/Uil, Conf.A.I.L., Filctem/Cgil, Ugl Chimici -, alla Direzione Lavoro della Regione, all’Ispettorato del lavoro e a Confindustria Latina, l’azienda Corden Pharma Spa comunica l’avvio di una procedura di riduzione di personale all’interno dello stabilimento di Sermoneta.
Un brutto risveglio per tutti, costituito dalla necessità dell’azienda in concordato preventivo di tagliare 125 lavoratori, di cui 116 impiegati e quadri e 9 operai, tutti nella struttura sermonetana.
Corden, che occupa complessivamente 433 lavoratori, spiega di dover far fronte a una concorrenza diventata insostenibile con Cina e l’India (di certo, non una novità), con l’handicap di una produzione non protetta da brevetti. Male la situazione finanziaria, nonostante gli 85 milioni disposti dal Socio di maggioranza, che vede perdite di esercizio di oltre 48 milioni nel 2017 e oltre 21 nel 2018, un calo del fatturato pressoché costante negli ultimi 4 anni – si passa dagli 86 milioni del 2015 ai 58 mln del ’18, sebbene sia, e questo è il dato contrastante con la retorica aziendale che dipinge un mezzo disastro, in leggero aumento rispetto al 2017.
In sintesi, spiega Corden, tre sono i fattori principali che causano la crisi: la Warning Letter dell’ente governativo americano Food and Drug Administration (FDA) che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici (maggio 2016); la ripetuta negligenza del management quando scoppiò la crisi (a pagare solo i lavoratori?); le criticità generali sul lato del business.
Una crisi perdurante dal 9 novembre 2018 quando fu avviata la prima procedura di riduzione del personale che portò alla estenuante trattativa conclusasi lo scorso gennaio e che, a ben vedere, malgrado alcune manifestazioni di soddisfazione politicamente corretta, risultò sin da subito una vittoria dei vertici e un sostanziale knock out per sindacati e lavoratori.
Già ad ottobre scorso, le prime avvisaglie e preoccupazioni su possibili esuberi, le quali da oggi si concretizzano tramite questa lettera durissima dell’azienda che parla di un deterioramento inesorabile dei flussi di cassa che causano l’incapacità di conseguire gli obiettivi prefissati.
Deficit di competenze, mercato sempre più aggressivo, pochi laureati (il 10% del totale) rispetto ad altri competitor di settore, la necessità di accorpare funzioni a fronte della soppressioni di altre ritenute obsolete, ma sopratutto, senza perdersi troppo in tortuose analisi, l’azienda individua nel sovradimensionamento del numero dei lavoratori rispetto a un fatturato un caduta libera il vero nodo da sciogliere.
Ultimo ma non ultimo, Corden lamenta fortemente la mancata attuazione del piano di gestione degli esuberi stabilito il 17 gennaio 2019, presso la Regione Lazio, tanto da non riuscire a reggere il costo del lavoro rispetto al fatturato cristallizzato nel piano industriale.
Insomma, pare l’apocalisse ma, forse, sono solo i nostri tempi fatti di concordati, aziende in malora e l’alibi tascabile delle tigri asiatiche.