CONFISCATO IL PATRIMONIO DI IANNOTTA DA 50 MILIONI DI EURO

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La Polizia di Stato ha proceduto, dopo il sequestro, alla confisca del patrimonio dell’imprenditore di Sonnino, Luciano Iannotta

Nella mattinata odierna, 27 settembre, la Polizia di Stato, attraverso investigatori del Servizio Centrale Anticrimine e della Divisione Anticrimine della Questura di Latina, ha eseguito un provvedimento di confisca emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Roma, su proposta formulata dal Procuratore Francesco Lo Voi, insieme al Questore della provincia di Latina, Raffaele Gargiulo.

Il provvedimento ablatorio, che segue ad un analogo provvedimento di sequestro eseguito nel febbraio del 2022, riguarda beni, assetti societari e rapporti finanziari per un valore complessivamente stimato di circa 50 milioni di euro, riconducibili direttamente ovvero per il tramite di una folta schiera di prestanome all’imprenditore pontino, Luciano Iannotta, in passato consigliere comunale ed assessore del Comune di Sonnino, nonché Presidente della Confartigianato di Latina e del Terracina Calcio.

La villa dell’imprenditore Iannotta sequestrata a Capocroce, località di Sonnino

Iannotta è stato tratto in arresto nel settembre 2020, nell’ambito della cosiddetta operazione Dirty Glass (il cuo processo ancora in corso e appena iniziato riprenderà il prossimo 23 novembre presso il Tribunale di Latina), condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, in quanto ritenuto responsabile, in concorso con altri, dei reati di calunnia, sostituzione di persona, bancarotta fraudolenta, trasferimento fraudolento di valori, sostituzione di persona, omessa dichiarazione ai fini delle imposte, corruzione, autoriciclaggio, ricettazione, sequestro di persona, detenzione abusiva e porto di arma comune da sparo, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, favoreggiamento personale, truffa aggravata, turbata libertà degli incanti e estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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L’inchiesta ha consentito di disvelare un vero e proprio “sistema”, ossia una fitta rete di relazioni incentrata sulla figura del proposto nella quale sono confluiti gli interessi sia della malavita pontina e campana sia dei rappresentanti delle pubbliche istituzioni infedeli. Un “sistema” caratterizzato da una spiccata pervasività in plurimi ambiti della società, nei vari settori economici, sportivi e delle istituzioni pubbliche e private, che ha permesso all’imprenditore di accumulare un ingente patrimonio immobiliare e mobiliare.

Per la gestione di tali interessi – si legge in una nota della Polizia di Stato – egli si è avvalso di un nutrito gruppo di società, alcune sedenti nel Regno Unito e in Moldavia, intestate a prestanome, per il cui tramite sono state realizzate diverse attività illecite dalla chiara impronta lucro – genetica, quali il traffico di mezzi d’opera di provenienza furtiva, l’evasione delle imposte sul reddito e dell’iva (tramite fatturazioni per operazioni inesistenti tra società infragruppo), il riciclaggio di denaro proveniente dalla criminalità organizzata campana, la sottrazione dei beni dalla massa del fallimento di società infragruppo (condotte in tale stato dopo averle spogliate dei beni medesimi cedendoli ad altre società del gruppo con pagamento del prezzo mediante compensazione di falsi crediti generati tramite fatturazione per operazioni inesistenti, oppure sottraendo dalle casse delle cedenti prossime al fallimento le somme del prezzo appena incassato mediante pagamenti di false fatture a favore di altre società infragruppo).

Sempre in tale contesto di procedure fallimentari – continua la nota – venivano frodati i creditori anche tramite l’aggiudicazione dei beni fallimentari a prezzi sensibilmente ribassati a seguito della turbativa preventivamente posta in essere dal proposto e suoi complici al fine di allontanare gli altri offerenti.

Iannotta – prosegua la nota – ha dimostrato un’elevata capacità di infiltrarsi in imprese in difficoltà con la falsa prospettiva di poterle risollevare (mediante iniezione di nuova linfa finanziaria), celante invero l’intenzione di estrometterne dalla gestione i legittimi titolari per spogliarle dei beni e quote di mercato. Ciò, ad esempio, è avvenuto con  una storica società pontina, giunta ad essere tra i leader nazionali nell’ambito della produzione e commercializzazione di contenitori in vetro per il settore alimentare, nella quale l’imprenditore si era insinuato nella gestione di fatto, con tutto il suo staff di professionisti, con la “promessa” di risollevarla dalla crisi di liquidità che stava attraversando da alcuni anni, ma che in realtà è stata spogliata dei beni, dopo averne estromesso dalla gestione i proprietari.

Le odierne investigazioni, oltre a documentare la pericolosità sociale del proposto, i cui trascorsi criminali abbracciano quasi un trentennio, hanno permesso di far luce sull’impero societario economico e finanziario realizzato, nel tempo, dall’imprenditore attraverso una spregiudicata abilità di infiltrare risorse illecite in canali istituzionali, con una pluralità di operazioni societarie tali da impedire la diretta riconducibilità delle stesse strutture alla sua persona. Il tutto a fronte di una complessiva situazione reddituale “dichiarata” di natura modesta o addirittura inadeguata, in alcuni casi, anche al semplice soddisfacimento delle primarie esigenze quotidiane personali e del suo nucleo familiare.

Con l’odierno provvedimento, il Tribunale delle Misure di prevenzione di Roma, accogliendo la proposta formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica di Roma e dal Questore di Latina, ha disposto la confisca di 1 impresa individuale, 1 fondazione, della totalità delle quote e dell’intero patrimonio aziendale di 37 compagini societarie, di cui 4 ubicate nel Regno Unito e 2 in Moldavia, di 119 fabbricati e 58 terreni , 57 veicoli, e 72 rapporti finanziari, per un valore complessivamente stimato di circa 50 milioni di euro.  

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