Condannato dalla Corte dei Conti Massimo Severoni, il misterioso “faccendiere” apparso nei racconti processuali di “Alba Pontina”
L’ex presidente del Microcredito Italiano Spa, Massimo Severoni, è stato condannato dalla Corte dei Conti del Lazio a restituire la cifra di quasi 500mila euro alla Regione Lazio: per l’esattezza 498.900 euro.
L’uomo, insieme ad altri imputati tra cui anche un imprenditrice di Cisterna, è coinvolto in un processo che contesta peculato e riciclaggio. Il processo scaturisce dall’inchiesta dei sostituti procuratori della Procura di Roma, Mario Dovinola e Gennaro Varone, in relazione ad alcune operazioni finanziarie che hanno coinvolto la Microcredito Spa, la società di diritto privato ma con funzioni pubbliche in quanto intranea all’Ente della Regione Lazio. Tale società, ubicata ai Parioli di Roma, gestiva i soldi del Fondo Futuro riconducibile alla società regionale Lazio Innova.
Le investigazioni della Guardia di Finanza di Roma avevano consentito di ipotizzare che Massimo Severoni, il Presidente della società capitolina, Microcredito Italiano Spa, operante nel settore della concessione di microcredito, regolarmente iscritta all’Albo speciale previsto dal TUB (testo unico bancario), aveva “dirottato” finanziamenti pubblici, regionali ed europei, a favore di persone fisiche e giuridiche compiacenti, non rientranti tra quelle ammesse a beneficiare dei relativi fondi, per circa 500mila euro.
In quanto Presidente di suddetta società con funzioni pubbliche, Severoni, oltreché al processo penale, era indagato per danno erariale anche dalla Procura della Corte dei Conti del Lazio.
Il 15 novembre 2020 Severoni è tornato in Italia dagli Emirati Arabi Uniti, dove risulta residente, per sottoporsi alla misura cautelare in carcere eseguita all’Aeroporto di Fiumicino dal personale del Nucleo Speciale Polizia Valutaria, con il supporto del Gruppo della Guardia di Finanza di Fiumicino e della Polizia di Frontiera.
Secondo la magistratura contabile, Severoni, ormai ex Presidente della società, si è appropriato del denaro trasferendo le somme non erogate a imprenditori a lui vicini. E, per quanto ha ritenuto la Corte dei, Severoni avrebbe continuato ad attingere ai soldi, destinati alle imprese, anche quando non era più Presidente, ossia da maggio 2020. L’esposto alla Corte dei Conti era nato da una denuncia di Lazio Innova stessa. Ora, la condanna della magistratura contabile: 500mila euro che dovranno essere versate alla Regione Lazio, considerata parte lesa.
Massimo Severoni è stato menzionato anche nelle indagini, nei racconti dei collaboratori di giustizia ed ex affiliati al clan rom di Latina e in una udienza del processo di mafia “Alba Pontina”, celebratasi presso al Tribunale di Latina e risalente al dicembre 2020 che ha visto la condanna di appartenenti al Clan Di Silvio di Campo Boario (Latina).
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Severoni, come riportato da uno degli indagati di “Alba Pontina” durante l’udienza, Antonio Fusco detto Zì Marcello, poi condannato per favoreggiamento al clan Di Silvio, ha dato prova di essere un personaggio controverso e dai contorni misteriosi.
Per Fusco, lo stesso Severoni diceva di essere in collegamento con la Dia (Antimafia) o comunque vicino ai servizi segreti; al contempo, sarebbe stato lui, sempre secondo Fusco (condannato per aver soffiato le indagini della Polizia di Latina telefonando a un affiliato del clan rom dal centralino della Gdf di Latina), a intervenire per primo in protezione di un ex ristoratore di Sermoneta Scalo, vessato ed estorto da Agostino Riccardo, Renato Pugliese, Samuele Di Silvio e Ferdinando “Pupetto” Di Silvio.
Un’estorsione che, come noto, è la vicenda che segnò, dopo il suo arresto, il pentimento di Renato Pugliese, la sua collaborazione con la DDA e, da lì, l’inizio di una nuova stagione investigativa nel territorio pontino che ha portato a contestare il 416bis a diversi clan e famiglie dell’universo rom pontino.
Severoni, inoltre, è ricordato, in terra pontina, per essere stato l’ispiratore della Lista “La Tua Voce per Latina” (in realtà un brand/marchio politico che avrebbe dovuto presentarsi nelle maggiori città italiane) di Davide Lemma alle Comunali di Latina nel 2016. Proprio in quel frangente di campagna elettorale, l’uomo d’affari/manager riuscì a far venire a Latina, presso l’Hotel Europa, per Lemma e la sua lista, niente di meno che l’ex Comandante del Ros ed ex Direttore del Sisde Mario Mori, coinvolto nello storico processo sulla Trattativa Stato-mafia.
“Noi non l’abbiamo mai capito cosa faceva Severoni – disse Fusco, uomo vicino all’imprenditore legato alla ‘ndrangheta Sergio Gangemi, nell’udienza del processo “Alba Pontina” datata dicembre 2020 – Girava armato e diceva che stava con la Dia…era in grado di fare un controllo su un’auto e dal numero di targa risaliva subito al proprietario…fu lui a chiamare i Di Silvio e Riccardo e a parlare napoletano” spacciandosi per uno dei Casalesi (un certo Fefè) in modo tale da spaventare il clan rom e indurlo a lasciar perdere Malfetta. Missione non compiuta come per la lista di Lemma.