“CLAN, MAFIA E POLITICA”: QUELLO CHE CERTI POLITICI NON RIESCONO A CAPIRE

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Nicola Calandrini
Nicola Calandrini

Giovedì scorso (23 gennaio) c’è stata una interessantissima puntata di Monitor, il programma televisivo condotto da Egidio Fia, che aveva il seguente titolo: Clan, mafia e politica.

Prendendo spunto dalle dichiarazioni rese nel processo Alba Pontina dai collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo, in ordine ai rapporti tra la politica e la criminalità organizzata locale, Fia ha invitato in Studio Claudio Moscardelli (PD) e Nicola Calandrini (Fratelli d’Italia).

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La presenza di Moscardelli era legata alla circostanza che quest’ultimo nella scorsa legislatura (2013-2018) è stato componente della Commissione Parlamentare Antimafia e, in tale veste, si è occupato anche delle varie problematiche riguardanti Latina

La presenza di Nicola Calandrini era invece dovuta al fatto che proprio lui è uno dei politici citati dai due collaboratori di giustizia.

Per una questione di par condicio citiamo anche tutti gli altri politici tirati in ballo da Pugliese e Riccardo:

  • Matteo Adinolfi, parlamentare europeo con la Lega
  • Orlando Angelo Tripodi, consigliere regionale della Lega
  • Armando Cusani, Sindaco di Sperlonga con una lista civica
  • Gina Cetrone di Sonnino, già consigliera regionale con il PdL ha ora aderito al partito del Presidente della Reione Liguria Giovanni Toti “Cambiamo!” 

Per quanto riguarda Latina, si tratta di politici appartenenti alla Lega, che noi abbiamo ribattezzata Lega made in Latina, e a Fratelli d’Italia, che noi abbiamo ribattezzato Fratoni d’Italia made in Latina.

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LA FACCIA TOSTA DI CALANDRINI

Diamo atto a Nicola Calandrini che, contrariamente agli altri politici sopra nominati, è stato l’unico ad accettare l’invito di Egidio Fia e, quindi, il solo a metterci la faccia, anche se a sentire le sue affermazioni ci sembra proprio che si tratti di una faccia tosta.

Non vale certo la pena ripercorrere le dichiarazioni inverosimili con le quali ha cercato di difendere l’indifendibile.

Valga per tutte quella secondo cui lui fino ad ottobre 2015 non era a conoscenza dei rapporti tra Pasquale Maietta e Costantino Di Silvio, detto Cha Cha.

Per questa sorta di alieno della politica latinense proveniente da un altro mondo, che in realtà era consigliere comunale dal 2002, aveva aderito al partito di Maietta (Fratelli d’Italia) nel 2013 e aveva fatto campagne elettorali stando al suo fianco e avendolo al suo fianco, lo spartiacque ci sarebbe stato con l’inchiesta Don’t Touch, quando è venuto fuori che Maietta, in politica dal 2007 (all’epoca come consigliere comunale di Alleanza Nazionale con Zaccheo Sindaco), aveva mandato Cha Cha a minacciare un ragazzo di ventuno anni che in un post su Facebook aveva criticato Maietta proprio per i suoi rapporti con Cha Cha.

Nicola Calandrini e Claudio Moscarelli
Nicola Calandrini e Claudio Moscarelli: i due politici pontini si sono confrontati durante la trasmissione televisiva Monitor, andata in onda giovedì 23 gennaio su Lazio Tv condotta dal giornalista Egidio Fia

Da notare bene: un ragazzo di ventuno anni era a conoscenza della questione, tanto da fare un post su Facebook; un politico di lungo corso, consigliere comunale dal 2002 e collega di partito (Fratelli d’Italia) di Maietta era all’oscuro di tutto.     

Forse proprio perché Nicola Calandrini ha fissato il suo personalissimo spartiacque ad ottobre 2015, l’attuale Senatore di Fratelli d’Italia è rimasto in silenzio quando nel novembre 2014 si venne a sapere di una interrogazione parlamentare a firma Pasquale Maietta contro il questore De Matteis (protagonista poi nel 2015 dell’operazione Don’t Touch) per alcune sue dichiarazioni riguardanti la situazione di Latina.

In quell’occasione Calandrini con il suo mutismo fece una scelta precisa: a De Matteis preferì Maietta o, per essere più precisi (visto che Maietta negò di aver firmato la suddetta interrogazione),si schierò di fatto a favore del contenuto del documento di Fratelli d’Italia contro De Matteis. Successivamente si appurò che l’interrogazione era stata preparata addirittura dal capo di gabinetto del Comune di Latina Gianfranco Melaragni e da quest’ultimo fatta presentare in Parlamento attraverso Fratelli d’Italia. Calandrini, ovviamente, continuò a rimanere in silenzio.  

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Non ci interessa comunque, come abbiamo detto, parlare delle dichiarazioni di Calandrini (ognuno può sentirle rivedendo la puntata di Monitor), né sottolineare ancor di più come abbia fatto sempre finta di niente di fronte ad alcune clamorose vicende.

Ciò che riteniamo invece opportuno fare è porre un problema di ordine politico che tutti i politici nominati dai collaboratori di giustizia e i loro sostenitori non riescono a capire.

QUELLO CHE CERTI POLITICI NON RIESCONO A CAPIRE

Certi politici quando parlano di determinati argomenti si rifugiano in dati di natura prettamente giudiziaria, come ad esempio la circostanza che vi sia una inchiesta in corso e che la stessa sia di dominio pubblico.

Tutto ciò che è successo prima che l’inchiesta venisse a conoscenza di tutti e il contesto sociale e politico in cui si sono sviluppate certe dinamiche viene considerato assolutamente irrilevante. Di ciò ha fornito un desolante esempio proprio Nicola Calandrini nella citata puntata di Monitor. 

Il problema politico che intendiamo evidenziare è che, a differenza dei personaggi sopra citati che tengono per pura convenienza personale gli occhi chiusi, c’è chi, come noi, ritiene che il perimetro della moralità nella politica non può essere dato esclusivamente dal codice penale.

Agostino Riccardo (al centro).
Agostino Riccardo (al centro). Dall’alto verso il basso, il vice Presidente della Camera dei Deputati Fabio Rampelli, il sindaco di Sperlonga Armando Cusani, l’europarlamentare Matteo Adinolfi, il senatore Nicola Calandrini, l’ex consigliere regionale Gina Cetrone

Se è vero che una condotta morale è quella che ha la capacità di conseguire valori che possano rappresentare il bene comune, la valutazione della morale nella politica non può e non deve dipendere soltanto dal fatto che scatti o meno un’inchiesta giudiziaria e dal suo esito.

Invero, il politico batte e vive il territorio, è a contatto con la gente e con le Istituzioni, per cui è logico ritenere che abbia il sentore delle cose, il polso della situazione.  

C’è da aspettarsi quindi che sappia fare delle valutazioni senza aspettare l’intervento della Magistratura e delle forze dell’ordine.

C’è da aspettarsi quindi che abbia la capacità di scegliere compagni di viaggio dotati di buona reputazione e sappia tenere ben distanti, invece, personaggi chiacchierati.

Il punto politico che vogliamo pertanto affermare è che Lega made in Latina e Fratoni d’Italia made in Latina rappresentano proprio la politica di chi si volta dall’altra parte e, per pura convenienza personale, fa finta di non vedere ciò che invece è palese. Rappresentano in sostanza quel tipo di politica che qui a Latina ha portato la criminalità organizzata a contatto con le Istituzioni, quel tipo di politica che dobbiamo sconfiggere alle elezioni comunali del 2021. 

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