CLAN CIARELLI: RIENTRA NEL PROCESSO L’AFFILIATO QUASI SALVATO DALLA “CARTABIA”

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Tribunale di Latina
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Clan Ciarelli: dovrà comunque essere giudicato uno degli affiliati del sodalizio rom “salvato” dalla Legge Cartabia”

È successo nell’udienza interlocutoria di oggi, 24 gennaio. La posizione del 25enne di Latina, Ferdinando Ciarelli – coinvolto nell’operazione “Puro Sangue” della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e della Squadra Mobile di Latina finalizzata lo scorso giugno 2022, che contesta reati aggravati dall’associazione mafiosa a a personaggi di rilevante caratura criminale come Carmine Ciarelli detto “Porchettone” e suo fratello Ferdinando Ciarello detto “Furt” – rientra nel processo incardinato davanti alla Collegio del Tribunale di Latina presieduto dal giudice Gian Luca Soana.

Come noto, nella scorsa udienza – caso tra i primi in Italia dall’entrata in vigore della Legge Cartabia – era emerso che uno degli imputati, il 25enne Ferdinando Ciarelli, poteva beneficiare degli effetti della Legge dell’ex ministro del Governo Draghi la quale ha reso alcuni reati procedibili solo a querela di parte. Significa che se non avviene la denuncia della presunta vittima, la Procura e quindi il Tribunale non può procedere a processare l’imputato.

Il processo è quello derivante dall’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e della Squadra Mobile di Latina finalizzata lo scorso giugno 2022.

Nel processo con rito ordinario che è iniziato lo scorso 11 gennaio, alla sbarra ci sono nove degli arrestati: si tratta di Manuel Agresti, Carmine Ciarelli, Antoniogiorgio Ciarelli, Ferdinando “Furt” Ciarelli, il 25enne Ferdinando Ciarelli, Ferdinando Ciarelli detto “Macu”, Pasquale Ciarelli e Rosaria Di Silvio. Saranno, invece, giudicati dal Gup del Tribunale di Roma, col rito abbreviato, gli altri coinvolti nell’operazione: Roberto CiarelliGianluca Di SilvioCostantino Di Silvio detto PatatoneFrancesco IannarilliMaria Grazia Di Silvio Valentina Travali.

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L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, si è sviluppata a seguito degli approfondimenti svolti in merito alle dichiarazioni rese in diversi interrogatori da alcuni collaboratori di giustizia (Renato Pugliese, Agostino Riccardo, Maurizio Zuppardo e Andrea Pradissitto, ex affiliato al clan Ciarelli, poiché genero di Ferdinando Ciarelli detto Furt) con riguardo le attività illecite svolte da appartenenti alla famiglia Ciarelli. In particolare questi ultimi indicavano una pletora di imprenditori, commercianti ed altri cittadini quali vittime di usura ed estorsione da parte dei Ciarelli10 gli episodi estorsivi contestati dagli inquirenti.

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Come accennato, gli effetti della legge “Cartabia si sono fatti sentire per il più giovane degli imputati, il 25enne Ferdinando Ciarelli, a ottobre scorso condannato a sei mesi di reclusione perché nel corso dell’esecuzione dell’ordinanza “Purosangue” fu trovato con alcuni grammi di droga.

Il giovane Ciarelli, però, deve rispondere anche di violenza privata e danneggiamento poiché si sarebbe recato, a giugno 2020, a Terracina, presso lo stabilimento “Rive di Traiano”, minacciando un addetto alla vigilanza e intimando di farlo rimanere all’interno del locale, la cui sicurezza lo aveva allontanato: “Tu non sai chi sono io…vado a prendere il fucile e gli sparo…mi devi chiedere scusa in ginocchio perché se non lo fai ti sparo con il fucile…la tua famiglia piangerà un morto“. I fatti non furono denunciati dalle vittime, evidentemente assoggettate dalla fama criminale del nome Ciarelli; così come non furono denunciate le circostanze per cui Ferdinando Ciarelli, dopo aver picchiato un uomo presente nello stabilimento, avrebbe preso a calci una fioriera danneggiandola.

Ebbene, per entrambi i reati – violenza privata e danneggiamento – la Procura/DDA richiedeva l’aggravante mafiosa che, però, non serve a salvare dal processo le contestazioni: la legge “Cartabia” ha previsto la non procedibilità d’ufficio per tali reati. Nessuna denuncia, nessun processo.

La scorsa udienza il Tribunale aveva incaricato la Squadra Mobile di Latina a verificare, entro cinque giorni, se le due persone offese dalle azioni di Ciarelli intendessero proporre querela. Una ipotesi sin da subito improbabile vista la fama criminale del sodalizio rom a cui il 25enne appartiene. E, infatti, non è stata avanzata alcuna denuncia.

Tuttavia, oggi, nell’udienza in cui è stato nominato il perito per le trascrizione delle intercettazioni, il Pubblico Ministero Luigia Spinelli ha contestato al 25enne Ferdinando Ciarelli l’aggravante dell’arma. Infatti, nel corso delle sue aggressioni a Terracina, Ciarelli avrebbe afferrato due bottiglie di vetro per poi distruggerle. Un’azione che vale a Ciarelli l’utilizzo di un corpo contundente e quindi di arma. Ecco perché rimangono in piedi le contestazioni a suo carico, compresa l’aggravante mafiosa. Difeso dall’avvocato Marco Nardecchia, Ciarleli junior deciderà, alla prossima udienza già fissata per il 28 marzo. se richiedere il rito abbreviato, l’applicazione della pena o la sospensione del provvedimento in base ad altre prove.

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