Al netto degli scongiuri, polvere siamo e polvere ritorneremo. In una bara però rimarremmo un pugno di polvere lontano dal ciclo naturale del quale siamo figli.
Intorno ai cimiteri, anche se pare difficile crederlo possibile, gravitano interessi per via delle grandi somme per la loro realizzazione perché sempre di speculazione edilizia si parla. I costi per costruire file e file di loculi in cemento armato sono alti e non lo sono solo in termini economici: realizzare luoghi dove conservare i corpi dei nostri cari, come la società occidentale lo intende, significa cementificare, talvolta disboscare, ma sicuramente consumare del suolo vergine, tutto a svantaggio dell’assorbimento della CO2 di cui ultimamente si parla tanto.
Le amministrazioni comunali sono chiamate ad offrire servizi pubblici nel rispetto della sostenibilità ambientale, perché è necessario attuare scelte programmatiche che tutelino anche su lungo periodo gli equilibri che consentono il prosperare della qualità di vita per come la si conosce, soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici sempre più evidenti. Infrastrutture da considerare obsolete sono quelle che prevedono consumo di suolo e riduzione degli spazi verdi: la loro appetibilità sta nel fatto che queste sono un vantaggio solo per chi le realizza, per il giro di denaro pubblico e privato che muovono, ma in realtà non sono utili per nessun altro così come sono pensate.
Tornando al destino delle terrene membra, da cui la vita ad un certo punto se ne distacca, l’unica soluzione alternativa attualmente accettata dalla società, oltre alla tumulazione nei loculi, è la cremazione. Questa sì permette di risparmiare spazio ma non risolve il problema dell’inquinamento dell’ambiente in genere (serve energia per bruciare i corpi e i prodotti di combustione vengono rilasciati in atmosfera). Soltanto in Italia, ogni anno si abbattono 50 km quadrati di bosco per costruire bare che, una volta interrate o bruciate nei forni crematori, iniziano a inquinare il suolo, falde e aria con sostanze come vernici, lacche e zinco di cui si compongono.
SOLUZIONI ALTERNATIVE
Nel XVIII il cimitero parigino degli Innocenti fu tristemente noto come “Carnaio degli Innocenti“, a causa delle sepolture dei corpi inumati in fosse comuni, uno sull’altro e per recuperare spazio. Questo eccessivo accatastamento di membra rispetto alla capacità del suolo di riassorbire materiale organico causò fuoriuscite di queste sostanze, così che le masse in decomposizione defluirono nelle strade venendo a contatto dei passanti, con i disagi immaginabili. Non si è mai più verificato un disastro sanitario del genere nella storia della civiltà occidentale, ma seppellire i propri cari sta diventando un vero grattacapo, specialmente in alcuni paesi come il Regno Unito che tra cinque anni potrebbe soffrire della carenza di spazi da destinare ai cimiteri.
C’è da dire che tra il sigillare i corpi dei cari estinti in bare inserite a loro volta in loculi e l’ammassare senza criterio le spoglie di chi non c’è più, esiste un ventaglio di possibilità che ultimamente sono oggetto di valutazioni considerata l’insostenibilità dell’attuale modello di “tradizioni” cimiteriali.
CAPSULA MUNDI
A dare la cifra degli abbattimenti di alberi per costruire bare è proprio la startup Capsula Mundi, progetto italiano di Anna Citelli e Raoul Bretzel, ossia un contenitore dalla forma di uovo da realizzare con un materiale biodegradabile nel quale verrebbe posto il corpo del defunto in posizione fetale o, in alternativa, le sue ceneri. La Capsula è messa a dimora come un seme nella terra e sopra di essa viene piantato un albero che verrà curato da familiari e amici, come un’eredità per i posteri e per il futuro del pianeta.
BIOS INCUBE DI BIOS URN
Bios Urn è un’urna biodegradabile che conserva le ceneri cremate. L’incubatore viene fornito con un seme all’interno che diventerà un albero e la crescita della pianta viene monitorata tramite un’app per smartphone. Il tutto è accessoriato con un sistema di auto-irrigazione incorporato che si attiva da un dispositivo collegato alla superficie del terreno. Napoli è stata la prima città, già nel 2016, in cui una ditta ha avuto il permesso per una sepoltura di questo genere.
UN BOSCO MEMORIALE A SAVONA
La cooperativa Boschi Vivi, una start up ligure, prende in gestione da privati o da amministrazioni pubbliche un’area boschiva in stato di abbandono e la ripristina, rendendola fruibile per la comunità grazie alla manutenzione dei sentieri e delle alberature, rientrando poi dei costi grazie ai proventi delle sepolture. Così è nato il primo bosco memoriale. Si trova a Martina Olba, in provincia di Savona. All’interno del bosco le ceneri vengono sparse ai piedi dell’albero tramite interramento.
CORRIDOI VERDI DI SEPOLTURA LUNGO LE VIE DI COMUNICAZIONE – INGHILTERRA
Da tempo gli esperti inglesi stanno cercando nuove soluzioni per il sovraffollamento nei cimiteri e, una di queste a primo impatto potrebbe sembrare bizzarra: corridoi verdi di sepoltura lungo strade, ferrovie e marciapiedi, sfruttando anche quei terreni cuscinetto tra campagna e città che non trovano altra destinazione d’uso. Alberi che nascono dalle ceneri di cremazione come lapidi verdi tra paesini e città, anche per permettere alle piante di assorbire l’inquinamento prodotto dai mezzi di trasporto e per contrastare il surriscaldamento climatico.
VESTITO FUNEBRE CON SPORE DI FUNGHI
Jae Rhim Lee, artista e fondatore di Ceoio, la sua azienda che realizza una speciale veste funebre che nel tessuto ospita le spore di diverse tipi di funghi. Questi organismi cresceranno nutrendosi del corpo del defunto, accelerandone la decomposizione.
BARA ECOLOGICA E BIODEGRADABILE
Leaves è una bara ecologica che sfrutta la presenza di un fungo per migliorare la capacità di un corpo di biodegradarsi e quindi concludere questo processo in minor tempo. Il corpo viene avvolto in cotone naturale, posato su una superficie di legno di pino, fissato con una rete tessuta di corda che è stata allacciata con spore fungine. Una delle principali industrie tessili del Regno Unito, Hainswort, ha registrato un aumento del 700% della domanda di bare di lana nel 2011-2012
COMPOSTAGGIO UMANO – WASHINGTON, USA
Dagli Usa l’opzione che forse risulta essere quella più difficile da accettare: lo stato federale di Washington dal maggio 2020 sarà il primo a consentire la trasformazione in fertilizzante di resti umani come alternativa alla sepoltura o alla cremazione. Il corpo viene avvolto in un sudario e posizionato in un lungo vaso cilindrico per essere poi adagiato su un letto fatto di materiale organico (paglia, erba medica, trucioli di legno); si accelera l’attività microbica aspirando periodicamente l’aria e fornendo ossigeno. In un mese circa i resti vengono ridotti in compostaggio e possono essere usati come concimi.
RIDUZIONE IN CENERE CON IDROLISI ALCALINA
Invece del fuoco, l’idrolisi alcalina, per riportare il corpo ai suoi elementi base. Il liquido sterile privo di DNA che risulta viene restituito al ciclo dell’acqua, mentre le ceneri ossee che lo accompagnano rimangono in un’urna da dare ai propri cari. Con questo procedimento si riducono le emissioni di gas serra di un funerale di circa il 35%.
LE NUOVE SEPOLTURE ECOLOGICHE IN ITALIA
Le sepolture verdi sono permesse in molti paesi ma non ovunque. In Italia ad esempio l’attuale normativa cimiteriale non consente le inumazioni green ma solo la dispersione delle ceneri. Meglio le ceneri delle classiche bare pure se bruciare comporta una serie di emissioni che non fanno comunque bene all’ambiente. L’ideale sarebbe trovare un metodo sicuro per la biodegradazione in sicurezza dei corpi direttamente nel terreno, in modo da permettere la conservazione del carbonio nel suolo evitando di liberarlo nell’aria. Esiste una legge nazionale che permette la dispersione delle ceneri nel terreno in aree a ciò appositamente destinate, all’interno dei cimiteri, in natura o in aree private, mentre è vietato nei centri urbani.
Quando si è in vita, al giorno d’oggi, si è chiamati a proteggere il pianeta e, per coerenza, dovrebbe essere lo stesso quando la vita umana si interrompe. Perciò è importante che vengano prese in considerazione nuove idee che introducano forme rispettose e appropriate per commemorare i resti di chi lascia questa vita, senza però che il costo maggiore rimanga a carico della Terra.