CERTIFICATO PAZZO: IL MEDICO SI DIFENDE DA SOLO. UDIENZA RINVIATA

La conferenza stampa dell'inchiesta Certificato Pazzo
La conferenza stampa dell'inchiesta "Certificato Pazzo". A destra il Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza

Certificato Pazzo: il medico del Centro di Salute Mentale di Fondi si difende davanti al giudice dell’udienza preliminare

L’udienza è stata rinviata al 1º febbraio causa impegno di uno dei due avvocati chiamati alla difesa dei due imputati: il medico Antonio Quadrino, su cui ruota tutta l’inchiesta della Procura della Repubblica di Latina, e l’avvocato Stefania Di Biagio.

Entrambi hanno optato per il rito abbreviato, come il fondano Massimiliano Del Vecchio e il medico legale di Nettuno Antonio Di Fulvio,

Davanti al gup del Tribunale di Latina Giorgia Castriota, Quadrino e Di Biagio hanno comunque voluto dichiarare qualcosa in merito alle accuse che sono loro mosse. A vario titolo, tutti e quattro sono accusati di corruzione, falso ideologico, interruzione di pubblico servizio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, truffa ai danni dello Stato, false attestazioni e certificazioni.

Quadrino, per cui il pm Giuseppe Miliano chiede 8 anni di pena, ha detto che per Del Vecchio non sussiste il mercimonio della sua funzione poiché l’uomo (inserito nel contesto criminale della Piana) ha già una pensione. Dunque, per il medico di Fondi, non ci sarebbe nessuna compravendita di certificati medici falsi o assegno d’invalidità. Né tantomeno, secondo l’accusato, ci sarebbe corruzione poiché la cifra contestata è molto modesta.

L’avvocato Di Biagio si è invece detta semplicemente sbalordita di essere davanti a un giudice come imputata.

Antonio Quadrino, il medico ritenuto falsificatore, dal suo ufficio del Centro Salute Mentale di Fondi, stilava, secondo la Procura, certificazioni fasulle in cambio di una tariffa piuttosto modica rispetto a fenomeni corruttivi simili. Quadrino così aveva creato un “mercato libero” di certificati mendaci che veniva animato, quasi alla luce del sole, da più portatori di interessi illeciti, senza paura di essere scoperti.

A dicembre 2019, l’inchiesta, portata avanti dai Nas di Latina, fu resa nota con la disposizione di 11 arresti, tra carcere e domiciliari.

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