CASO ERIK D’ARIENZO: ASCOLTATO IN PROCURA L’UOMO CHE ERA CON LUI SUL T-MAX

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Erik D'Arienzo
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Erik D’Arienzo: il caso del ragazzo di 28 anni trovato in fin di vita la notte del 30 agosto scorso e morto una settimana dopo diventa un’indagine per omicidio preteritenzionale

Ad essere ascoltato in Procura della Repubblica di Latina è l’uomo che era con lui la sera del ritrovamento. Il suo nome è Fabrizio Moretto ed è lui stesso a dare conto dell’interrogatorio durato circa quattro ore a cui è stato sottoposto da parte di due magistrati definiti da lui “strizza cervello”.

Moretto che guidava il T-Max la sera in cui D’Arienzo, il figlio di Ermanno detto Topolino, è stato trovato sul ciglio della Pontina all’altezza del chilometro 83, per giorni sul suo profilo Facebook ha ribadito di aver avuto un incidente con il 28enne. Un incidente che avrebbe ridotto in fin di vita il ragazzo.

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Tante le voci che si sono rincorse dopo quella maledetta sera di fine agosto, sopratutto perché Erik D’Arienzo, oltre ad essere stato il figlio di un noto pregiudicato pontino il quale, sopratutto negli anni passati, un certo peso negli equilibri criminali lo aveva nel territorio, è anche fratellastro di Angelo Travali, il capozona e sodale di Cha Cha Di Silvio condannato nel processo Don’t Touch che iniziò a scalfire Maiettopoli.

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Ma le parentele pesanti è probabile che, almeno a quanto si sappia ora, non c’entrino molto. Fatto sta che la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio preterintenzionale considerato che le ferite riportate dal giovane Erik – localizzate sulla testa e il braccio sinistro – sono poco compatibili con una caduta dallo scooter.

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Colpiscono due aspetti sull’amico che è stato interrogato dai magistrati e che giura di aver detto la verità: “Io ho detto la verità che sia chiaro. So pure dei nomi di Borgo chiaccheroni x comodità ma non finisce qua giuro“, ha scritto sul suo profilo pubblico.

Tuttavia il primo aspetto che può impressionare è che, come rilevato per primo da Latina Oggi, il T-Max su cui viaggiavano è stato messo in vendita. Il secondo, che è quantomeno di cattivo gusto, è l’immagine postata ieri sempre sul suo profilo Facebook pubblico. Al Pacino che interpreta il Padrino e la scritta: “Nel mio Dna prevale il rispetto, l’onore e l’omertà“.

Ecco, per l’appunto, l’omertà, seppur non riferita esplicitamente da Moretto a questa storia, è auspicabile che sia messa da parte. A morire è stato un 28enne in circostanze poco chiare: una tragedia per chiunque, a prescindere dalle condotte di vita di ciascuno, sopratutto oggi nel giorno dei funerali celebrati a Borgo San Donato (partecipato da centinaia di persone, e con più di qualche personaggio noto alle Forze dell’Ordine) a non molta distanza dal luogo in cui D’Arienzo è stato trovato in condizioni irreversibili la notte del 30 agosto scorso.

A chiarire la vicenda che appare molto opaca, saranno, come si suol dire, i magistrati e i Carabinieri di Latina che stanno svolgendo le indagini, e il medico legale Maria Cristina Setacci da cui si attende la consulenza legale per la quale è stata incaricata dal sostituto procuratore Claudio De Lazzaro: pestaggio per un fatto minimo, regolamento all’interno della mala o incidente come sostiene Moretto? Per ora è difficile anche immaginare. Anche se c’è già un aspetto che appare chiaro: alla tesi della caduta dal T-Max non crede nessuno e sopratutto non credono i famigliari della vittima come testimonia ciò che ha scritto la sorella di D’Arienzo rivolta a Moretto: “Devi togliere questa foto (ndr: vedi di seguito) brutto maledetto bugiardo. Mio fratello é morto rispetta il nostro lutto. La dolce mano del mio fratellino che toccava la spalla di un falso come te“.

Erik D’Arienzo e a destra Fabrizio Moretto l’uomo che era con lui la sera del ritrovamento. Moretto sostiene che a ridurre alla morte D’Arienzo è stato un incidente col T-Max su cui viaggiavano
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