BORGO PROTETTO: NOTI GLI ATTI DEL PROGETTO, OPPOSIZIONE CHIEDE CHIARIMENTI

L'area dove verrà realizzato il complesso edilizio del Borgo Protetto a Cori
L'area dove verrà realizzato il complesso edilizio del Borgo Protetto a Cori

Dopo reiterate richieste, il gruppo de L’Altra Città ha potuto visionare gli atti del procedimento amministrativo riguardante il progetto promosso dalla società I Borghi d’Italia, che fa capo al gruppo GIOMI. Dopo un approfondito esame della notevole mole di documentazione la minoranza ha inviato al Comune di Cori ed a tutti i soggetti coinvolti, una serie di osservazioni e richieste di chiarimenti.

“Mettiamo subito in chiaro che il progetto è stato legittimamente presentato da un soggetto privato e come tale deve essere trattato e definito – puntualizza Silvi, capogruppo de L’Altra Città -. L’Amministrazione Comunale, e il Sindaco in particolare, hanno inteso farlo proprio e intraprendere un iter amministrativo semplificato che ne favorirebbe l’approvazione anche con tempi ridotti, e per questo, come Consiglieri di minoranza, abbiamo voluto capire e, letti i documenti, abbiamo ritenuto di dover inviare delle osservazioni e delle richieste di chiarimenti proprio sulla tipologia di procedimento amministrativo adottato per essere certi che sia corretto e rispettoso della normativa vigente e scongiurare, quindi, eventuali contenziosi”.

Ricordiamo che il progetto, come dichiarato da I Borghi d’Italia, risponde ad un preciso modello di gestione residenziale e di facility management con la fornitura personalizzata di servizi sia di carattere ricreativo che, all’evenienza, di carattere para assistenziale.

L’insediamento si sviluppa su un’area di circa 5 ettari con la costruzione di una cittadella composta da tre case albergo per anziani che possono ospitare fino a 240 ospiti. Poi prevede servizi privati come cantine e garage; esercizi pubblici come cinema, teatro, sala riunioni, negozi, bar e ristorante; impianti sportivi come piscina e palestra; 4 parcheggi e una sua viabilità. Sarebbe servito da una rete fognante autonoma, calibrata su 400 persone/giorno, con sistema di raccolta e depurazione con vasche interrate e, se necessario, con un sistema di sollevamento.

Il tutto per circa 34.000 metri cubi di nuove costruzioni, di cui 23.000 residenziali ed i restanti 11.000 per i servizi.

Dovrebbe sorgere su un terreno agricolo di proprietà della società proponente, oggi destinato ad uliveto.

Per la valutazione di questo progetto, il Comune di Cori, e precisamente il SUAP, ha avviato un procedimento semplificato (come previsto dall’art. 8 del D.P.R. 160/2010), una sorta di corsia privilegiata che si può utilizzare solo se il Piano Regolatore del Comune non preveda aree destinate a quella tipologia di insediamento produttivo.

“Qui iniziano i primi problemi – commenta Silvi -. Come abbiamo potuto leggere negli atti del procedimento, l’Ufficio Tecnico del Comune di Cori non concorda sull’applicabilità della procedura semplificata adottata dal SUAP”.

Infatti, l’ingegnere comunale Luca Cerbara, dichiara chiaramente che è “inammissibile adottare la tipologia di procedura indetta dal Ufficio S.U.A.P. per un progetto di variante (al Piano Regolatore) così consistente, importante ed articolato di circa 34 mila mc di edificazione su 47.668 mq di terreno agricolo e realizzarlo poi con un permesso a costruire allorché, in assenza di vincoli, con una semplice S.C.I.A. possono essere apportate varianti al progetto originario senza alcun controllo preventivo dell’Ente e comunicate a fine lavori…”

“Questa divergenza di opinioni tra SUAP e Ufficio Tecnico comunale – precisa Silvi – rappresenta il primo scoglio per superare il “parere non favorevole”, ovvero negativo, espresso dalla Direzione Urbanistica della Regione Lazio. A questo proposito abbiamo chiesto se, come tra l’altro prevede la norma, i due Uffici Comunali si siano confrontati prima di avviare la procedura semplificata e abbiano verificato se ci fossero le condizioni per applicarla. Su questo, infatti, non abbiamo trovato riscontro nella documentazione e ci sembra che sia ancora tutto fermo”.

Il secondo chiarimento richiesto da L’Altra Città riguarda la corretta applicazione della procedura semplificata, sempre qualora fosse applicabile.

Infatti, le norme prevedono che, una volta accertata l’applicabilità della procedura semplificata, essa segua alcune fasi obbligatorie. Innanzitutto la fase di pubblicità del progetto e della relativa eventuale variante al Piano Regolatore Comunale; poi il deposito del progetto per sessanta giorni e la raccolta delle osservazioni. Solo a questo punto si può convocare la Conferenza dei Servizi con iter semplificato, per acquisire gli atti di assenso necessari per realizzare il progetto e per valutare la variante al PRG che ne consegue. Per finire, se è tutto a posto, si passa in Consiglio Comunale, che dovrà approvare, o no, la variazione al piano regolatore vigente.

“Tutti questi passaggi, che devono portare alla variante urbanistica, non ci risulta siano stati espletati, e sono invece fondamentali per una corretta pubblicità del progetto e per la doverosa partecipazione dei cittadini, oltre che per le necessarie valutazioni degli enti sovracomunali”, sottolinea Silvi.

Il terzo aspetto che la minoranza chiede di chiarire è relativo alle criticità idrauliche, geologiche e sismiche che interessano anche l’area dove dovrebbe sorgere l’insediamento del “borgo protetto”. Infatti il comune di Cori nel 2016 ha redatto una mappa di tali rischi, approvata con Delibera di Consiglio Comunale n. 43/2016.

Stante il fatto che, nella documentazione esaminata, sembra che non si faccia mai riferimento a questa deliberazione, la minoranza ha chiesto conferma dell’attualità delle valutazioni dei rischi idraulici, geologici e sismici messi in evidenza nel 2016.

L’ultimo aspetto sul quale vengono posti quesiti è la natura socio-assistenziale del complesso residenziale proposto da I Borghi d’Italia.

“Infatti – rileva Silvi – nella richiesta di indizione della Conferenza dei servizi, la società I Borghi d’Italia descrive il progetto come “struttura residenziale per anziani autosufficienti” e la connota come “complementare alle strutture residenziali di carattere socio-sanitario e socio-assistenziale… Il modello di cui al presente progetto pertanto asseconda tali fabbisogni attraverso una formula operativa duplice: da un lato la gestione residenziale e del facility management, dall’altro la fornitura personalizzata di servizi sia di carattere ricreativo che, all’evenienza, di carattere para assistenziale”. In tutta la documentazione che abbiamo esaminato non si parla mai dei livelli di servizio socio-assistenziali che verrebbero offerti agli ospiti, livelli di servizio che sono classificati dalla normativa regionale. Quindi ci chiediamo quali dovrebbero essere e se si tratta di prestazioni che potrebbero essere convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale. Inoltre vorremmo anche sapere se le aree verdi e i parcheggi previsti nel comprensorio residenziale, sarebbero accessibili a tutta la cittadinanza”.

“Per finire, abbiamo anche chiesto qual è la divisione di responsabilità tra il SUAP del Comune ed il SUAP della Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini al quale Cori è associato. Infatti, dagli atti visionati, sembrerebbe che il procedimento della conferenza dei servizi sia gestito a quattro mani dai due SUAP con la responsabilità del procedimento affidata al responsabile del SUAP del comune di Cori.

Qualora le procedure amministrative non fossero in linea con le normative, crediamo sia importante individuare le responsabilità, perché i “costi” di una cattiva gestione non possono essere sempre a carico dei cittadini e delle imprese che legittimamente presentano le loro proposte imprenditoriali ed hanno il diritto che vengano correttamente trattate”.

“Voglio concludere ribadendo, innanzitutto, che la società I Borghi d’Italia, come qualsiasi altra società, ha tutto il diritto di presentare il suo progetto di insediamento produttivo, e il Comune di Cori ha il dovere di esaminarlo seguendo le disposizioni di legge. Se tutto fosse in regola, nulla quaestio.
Non posso però esimermi – conclude Silvi – dal fare una considerazione di natura politica. Il sindaco De Lillis ha ritenuto di fare proprio questo progetto anche se ci risulta che non si sia mai confrontato con la sua maggioranza. Ad oggi, non ci risulta che qualche assessore o qualche consigliere di maggioranza si sia espresso sull’argomento, nemmeno l’assessore all’Urbanistica – l’arch. Elisa Massotti; né tantomeno la delegata alle attività produttive nonché presidente del Consiglio comunale – l’avv. Annamaria Tebaldi.

Il sindaco De Lillis, per un progetto così rilevante che andrebbe a ridisegnare in modo significativo il Piano Regolatore comunale, ha inoltre ritenuto di non aprire un confronto con le altre forze politiche. Su pressione, ha indetto una irrituale assemblea pubblica alla quale erano presenti solo i tecnici della società proponente. Questo è quello che registriamo in termini politici. Ma, a nostro avviso, la partecipazione politica non si fa così. Noi, intanto, aspettiamo le risposte ai nostri quesiti”.

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