BLITZ ANTIMAFIA CONTRO IL CLAN BIDOGNETTI: COINVOLTE ANCHE LE FIGLIE “FORMIANE” DI “CICCIOTTO”

Katia Bidognetti (in piedi) e Teresa Bidognetti, figlie del boss di Francesco Bidognetti
Katia Bidognetti (in piedi) e Teresa Bidognetti, figlie del boss di Francesco Bidognetti filmate in un colloquio dentro il carcere

Maxi blitz all’alba di DDA di Napoli e Carabinieri di Caserta nei confronti dei clan Bidognetti e Schiavone: coinvolte le figlie di “Cicciotti e’ mezzanotte residenti a Formia

Ci sono anche le due figlie di Francesco Bidognetti detto “Cicciotto e’ mezzanotte”, “storico capo clan dei Casalesi, tra le destinatarie dell’ordinanza in carcere emessa nell’ambito dell’operazione anticamorra dei carabinieri di Caserta.

Si tratta di Katia e Teresa Bidognetti, 40 e 32 anni, raggiunte a Formia dall’ordinanza. In particolare Katia, la maggiore delle figlie, da anni vive a Formia: tra Via Vitruvio e il Parco “Luci sul Mare”. La donna, che ha un nuovo compagno finito agli arresti anche lui, Carlo D’Angiolella, e la sua famiglia, vivono in un immobile sottoposto a confisca dallo Stato. Nell’ordinanza, peraltro, ci sono anche le nipoti e una sorella della collaboratrice di giustizia, ex compagna del capoclan di Casal di Principe, Anna Carrino (madre delle sorelle Bidognetti): si tratta di Emiliana e Francesca Carrino di Villaricca.

La presenza del Clan Bidognetti consentiva a una società, l’IFA, di avere il monopolio dei funerali su tutto il territorio dell’agro — aversano. Intorno agli anni 2012 — 2013, – si legge nell’ordinanza firmata dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Isabella Iaselli – era stata creata una nuova agenzia funebre da parte della famiglia Autiero la quale era tutelata dalla famiglia Schiavone e quindi era entrata in concorrenza con l’associazione Bidognetti. In quel periodo Ernesto Corvino, con il cugino omonimo (classe ’80) e un altro socio di nome Pasquale si recavano spesso a Formia per chiedere un intervento di Katia Bidognetti in ordine alla nuova agenzia.

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L’OPERAZIONE – I Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno arrestato 37 soggetti, tra cui elementi di spicco del Clan dei Casalesi appartenenti alle fazioni Schiavone e Bidognetti. L’operazione è il culmine di tre anni di indagini con cui è stata accertata l’operatività delle citate fazioni documentando una pluralità di reati fine che sarebbe stata posta in essere da soggetti riferibili al consesso criminale casalese. Il clan, è emerso, conserverebbe oggi una struttura piramidale ben definita.

La complessa e articolata attività investigativa coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli ha consentito di appurare, tra l’altro: lo svolgimento di incontri tra esponenti di vertice delle citate fazioni criminali finalizzati a concordare il ripristino di una “cassa comune”, pur mantenendo la loro sostanziale autonomia nei termini operativi, economici e territoriali storicamente a loro appartenuti; che un indagato avrebbe curato la pianificazione e la realizzazione delle dinamiche criminali della fazione Schiavone al fine di attuare il controllo capillare del territorio e il reperimento di somme di denaro indispensabili per il sostentamento del gruppo, affermandosi quale punto di riferimento non solo per gli affiliati ma anche per coloro che, sebbene non contigui al sodalizio, consapevoli della sua posizione di vertice, a lui si sarebbero rivolti al fine di giungere alla soluzione di controversie e dinamiche private.

La fazione dei Bidognetti sarebbe ancora organizzata su vincoli di sangue e guidata dai familiari più stretti dello storico capo clan Francesco Bidognetti, da tempo detenuto in regime di 41-bis. In particolare, il clan sarebbe stato gestito da uno dei figli, Gianluca, il quale, sebbene detenuto, avrebbe utilizzato telefoni cellulari illegalmente introdotti nella struttura carceraria – e rinvenuti con l’ausilio di personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, impartendo ordini e direttive funzionali alla direzione della fazione e a promuovere le attività illegali eseguite da sodali liberi, arrivando a organizzare un progetto omicidiario in pregiudizio di un noto affiliato, allo scopo di ridimensionare la sua ascesa criminale all’interno del clan. Altre due figlie dello storico capoclan, in ragione della loro appartenenza alla famiglia, avrebbero invece continuato a percepire stabilmente somme di denaro provento delle diverse attività delittuose.

Il clan Bidognetti eserciterebbe il controllo delle attività delle agenzie di onoranze funebri dell’agro aversano, in virtù di accordi criminali stretti già negli anni ’80, attraverso un “consorzio di imprese”, che è stato sottoposto a sequestro; condurrebbe attività usuraie (con la cessione di somme di denaro in favore di imprenditori e cittadini, che, sebbene in condizioni di forte difficoltà economica, si sarebbero visti applicare tassi d’interesse finanche del 240%); avrebbe avuto la disponibilità di armi attraverso le quali avrebbe espresso la propria forza intimidatrice per assicurarsi il controllo del territorio.

Oltre al reato associativo, a carico di esponenti delle due fazioni sono stati contestati reati fine quali estorsioni in danno di numerosi operatori commerciali (al fine di piegarne la volontà, un imprenditore sarebbe stato attinto alle gambe da colpi d’arma da fuoco), traffico di sostanze stupefacenti e contestuale controllo dell’attività di cessione di droga realizzato da terzi soggetti, che sarebbero stati costretti a versare denaro a esponenti del Clan per garantirsi la gestione delle piazze di spaccio.

In tutto sono 45 le persone indagate, tra cui i figli di secondo letto di Francesco Bidognetti: Katia, Teresa e Gianluca Bidognetti, avuti dall’attuale collaboratrice di giustizia Anna Carrino.

Ecco chi sono gli indagati coinvolti, tra cui i destinatari della misura cautelare: Nicola Kader Sergio, alias o mastrone; Salvatore Gabriele, alias o spagnuolo; Nicola Garofalo, detto Lino Badoglio; Antonio Lanza, detto o piotta; Emilio Mazzarella; Giosuè Fioretto, alias o zio; Giuseppe D’Aniello; Giacomo D’Aniello, alias mimí o mister; Angelo Zaccariello; Giovanni Stabile, Antonio Stabile detto Tony; Giuseppe Spada o zingaro; Vincenzo D’Angelo, Federico Barrino, o pacciott; Vincenzo Simonelli, alias papele; Francesco Cerullo alias Ciccio; Ernesto Corvino; Giovanni Corvino; Emiliana Carrino; Carlo D’Angiolella; Teresa Bidognetti; Annalisa Carrano, alias Lulù; Francesca Carrino, alias Checca; Agostino Fabozzo; Luigi Cirillo; Marco Alfiero; Onorato Falco; Pietro Falco; Clemente Tesone; Giovanni Della Corte, alias Cucchione; Franco Bianco, alias Mussulin; Salvatore De Falco; Vincenzo Di Caterino; Giuseppe Di Tella, alias Peppe Mattone; Giuseppe Granata; Biagio Francescone; Felice Di Lorenzo; Francesco Sagliano; Francesco Barbato; Luigi Mandato; Agnese Diana; Aniello Di Fratta; Pasquale Pepe.

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