BARCA ISMEF AGGIUDICATA: LA DONNA LICENZIATA NEL GIORNO DEL SUO MATRIMONIO VERRÀ PAGATA

Barca Pepe
Barca Pepe
L’avvocato Daniele Lancia

Al prezzo di 56 mila euro, è stata aggiudicata ieri all’asta la barca del patrimonio ex Ismef: un risultato che permetterà a una lavoratrice, difesa dall’avvocato di Formia Daniele Lancia, divenuta nota per essere stata licenziata nel giorno del suo matrimonio, di essere pagata.

La storia l’avevamo raccontata un paio di mesi fa. A finire all’asta la lussuosa imbarcazione a vela di 20 metri chiamata “Pepe” appartenuta all’ex Ismef Onlus, costretta a cedere il bene dopo essere stata protagonista di una incredibile vicenda risalente al 2018: il licenziamento di una dipendente proprio nel giorno del suo matrimonio, illegittimamente mandata via come stabilito prima dal Tribunale di Cassino, poi dalla Corte di Appello di Roma, al quale l’Istituto Mediterraneo di Formazione per le Professionalità Nautiche (così per esteso) si era rivolta ma il cui reclamo fu comunque rigettato con la condanna al pagamento in favore della lavoratrice di circa cinquantamila euro.

L’ordinanza di vendita è stata firmata lo scorso 17 settembre dal Giudice delle Esecuzioni immobiliari del Tribunale di Cassino che ritenne opportuno procedere alla vendita del compendio pignorato all’ex Ismef onlus, affidando il compito all’Istituto Vendite Giudiziarie del medesimo Tribunale

Il prezzo base fu fissato a 70mila euro per la barca “Pepe” ubicata sul lungomare Caboto a Gaeta.

conte gianfranco
Gianfranco Conte

Un’altra annosa vicenda del sud pontino, quella dell’Ismef di Minturno, voluta dal politico di lungo corso, Gianfranco Conte, attualmente consigliere comunale di Formia, già parlamentare per più legislature e arrivato a ricoprire la carica di sottosegretario ai Rapporti col Parlamento agli sgoccioli del penultimo Governo Berlusconi.

Un Istituto finito, come in tante storie italiane, a dover vendere i beni per ripagare i debiti. Beni che furono pagati, spesso, con risorse pubbliche. La mazzata finale arrivò quando l’Ismef (ormai chiuso definitivamente) fu condannata dal Tribunale di Cassino a pagare la donna. Una vicenda particolarmente antipatica perché la donna fu licenziata al rientro da un lungo periodo di malattia a causa di episodi di mobbing, senza alcun preavviso e in violazione di quanto previsto dal contratto collettivo nazionali di categoria. Fu sola l’ultima goccia a cadere dal vaso dal momento che l’Istituto presentato come un sogno per l’economia del Basso Lazio risultò, invero, un flop clamoroso.

Da ieri, la donna, diventata nota per essere stata licenziata in quello che è probabilmente uno dei giorni più belli della vita, ha avuto giustizia.

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