BAMBINO TUNISINO SALVATO DAI MEDICI DEL “DONO SVIZZERO”

Vincenzo Viola
Vincenzo Viola

Salvato dai medici dell’Ospedale “Dono Svizzero” di Formia il bambino tunisino caduto rovinosamente a Santi Cosma e Damiano

Scritto e a cura di Orazio Ruggieri

Mentre continua a tenere banco la notizia del drammatico incidente al bimbo tunisino di due anni e mezzo, che vive a Santi Cosma e Damiano, rovinosamente ferito dopo una tremenda caduta e miracolosamente salvato da un superlativo lavoro dei medici dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia, giungono ai dottori del nosocomio formiano sia l’encomio pubblico della dirigenza dell’ASL pontina, sia quello del personale dell’ospedale “Santobono” di Napoli, dove il piccolo è stato trasferito, dopo una encomiabile corsa dell’ambulanza scortata da una pattuglia della Polstrada di Formia, che fungeva da apripista, dato che le pessime condizioni meteorologiche hanno impedito agli elicotteri di potersi levare in volo per il trasporto del ferito.

Ma è l’artefice principale dell’intervento chirurgico, il primario del Reparto, dott. Vincenzo Viola, da noi avvicinato, che ci tiene a ribadire come il risultato sia stato il frutto di un lavoro meravigliosamente sinergico. Da qui l’elenco dettagliato di quanti hanno scritto, tutti insieme, questa meravigliosa pagina di Medicina da antologia, con il grato riscontro finale ad ogni operatore.

Ma sentiamo le parole del dott. Viola: “Confermo in pieno tutto quanto è stato scritto a proposito del mio intervento chirurgico, con la presenza della dott.ssa Caserta e del dott. De Meo, come ho letto sui media in questi giorni. In proposito debbo pure dare atto che il lavoro meravigliosamente sinergico ha visto la presenza di un altro anestesista, la dott. ssa Saggese e del dott. Di Fazio che, in contemporanea, stava già predisponendo il successivo trasferimento della piccola vittima del malcapitato incidente in un ospedale pediatrico di secondo livello. Aggiungo che, a loro fianco, c’è stata la presenza encomiabile di tutta la Sala Operatoria, coadiuvata dal caposala Costanzo, che avvertivo dietro di me con il suo fiato sul mio collo e che dirigeva i suoi in maniera impeccabile. Con loro anche gli ortopedici, bloccati per la mia urgenza  ma partecipi per la sospetta frattura del bacino del piccolo. Voglio ricordare anche i ginecologi, bloccati da un cesareo e una cui dottoressa  si è “lavata” (in gergo medico “lavarsi” significa “partecipare all’operazione”, n.d.r.), parlo della dott. ssa D’Elia, attivissima insieme ai miei collaboratori, dott. ssa Pannozzo e dott. ssa Gonzalez. Né posso sottacere l’aiuto importante agli anestesisti del Blocco Pediatrico nella figura della dott. ssa Colella. Ma, non ultimo e certamente non meno importante, il fondamentale supporto del nostro Pronto Soccorso a nome della dott. ssa Vaudo, che ha effettuato l’accurata diagnosi e portato il paziente personalmente in sala operatoria, affidandomelo, per cui non è solo Viola  ma tutto l’ospedale che ha dato la possibilità a questo bambino di poter tornare a vivere. Ecco allora che l’emozionante messaggio del mio direttore sanitario, dott. Ciarlo, che comunicava anche il ringraziamento del nuovo manager, la dott. ssa Cavalli, mi ha lasciato veramente soddisfatto e mi ha visto gradire tantissimo questo encomio apicale. Esprimo questi sentimenti anche a nome di tutti coloro che hanno partecipato a questo drammatico evento che si è trasformato in una bella pagina del nostro comune impegno e, in sostanza, del nostro ospedale. E’ stata, inoltre, – conclude il primario Violadi un meraviglioso momento di grande solidarietà professionale per cui rinnovo il mio sincero grazie a tutti”.

Per la cronaca va pure aggiunto che dal “Santobono” di Napoli, da dove arrivano notizie confortanti sul percorso terapeutico del piccolo tunisino, sono giunte le congratulazioni a quanti hanno preso parte all’intervento di Formia per “la superlativa efficacia del protocollo operatorio seguito che ha permesso sia al bambino di essere salvato e sia al personale del nosocomio partenopeo di poter intervenire nella maniera più efficace per via della perfezione del lavoro svolto già al “Dono Svizzero”.

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