Operazione Movida, estorsioni, rapina e violenze col metodo mafioso: condannato anche il figlio più giovane del capo famiglia Romolo Di Silvio
Un’altra vittoria per la Direzione Distrettuale Antimafia in merito al riconoscimento dell’aggravante mafiosa nei confronti del clan Di Silvio. Stavolta a essere condannato è un appartenente della famiglia di origine rom, riferibile all’ala del Gionchetto, capeggiata da Giuseppe Di Silvio detto Romolo: si tratta del 25enne Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto.
L’operazione da cui è scaturita la sentenza, emessa ieri 6 giugno, è denominata “Movida” per cui, ad aprile scorso, furono condannati gli altri coinvolti, tra cui lo zio di Prosciutto, Costanzo Di Silvio, e suo fratello Antonio “Patatino” Di Silvio. Cuore dell’inchiesta e del processo sono le attività delittuose del ramo più militarizzato della famiglia Di Silvio incentrate in estorsioni e rapine.
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Il Giudice per l’udienza preliminare di Roma Francesca Ciranna ha condannato per il reato di rapina aggravata dal metodo mafioso, commessa in concorso con il fratello “Patatino” e il lo zio Costantino detto “Costanzo”, Ferdinando “Prosciutto” Di Silvio alla pena di 4 anni e 8 mesi di reclusione, più 1200 euro di multa e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Il giovane è stato coinvolto in un episodio nel quale ha agito da spalla, insieme allo zio Costanzo Di Silvio, per conto del fratello più grande Antonio detto Patatino. I Di Silvio, infatti, approfittando della fama criminale del nome – per questo elemento è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa – avevano offerto la protezione a un uomo residente nelle case popolari di Via Pionieri della Bonifica, a Campo Boario, che si sarebbe sentita minacciata da un giovane rampollo di un’altra nota famiglia coinvolta in più fatti criminali, i Baldascini. Dall’uomo, diventato vittima, pretesero il pagamento di 800 euro, poi diventati 700 euro in due tranche. Un episodio avvenuto tutto nel pomeriggio di un giorno di fine maggio del 2020.
Tutti gli indagati di “Movida”, appartenenti alla famiglia Di Silvio, sono stati coinvolti con l’accusa di associazione mafiosa anche nell’indagine Scarface il cui processo è già incardinato presso il Tribunale di Latina. Armi, gestione delle piazze di spaccio, estorsioni e imposizioni di pizzo col metodo mafioso: sono queste le principali attività rese evidenti dall’operazione “Movida Latina” (una sorta di antipasto della maxi indagine denominata “Scarface”) che prende il nome dall’area che questo ramo della famiglia Di Silvio aveva assoggettato al suo capriccio: la cosiddetta Zona Pub di Latina.
Il Giudice per l’udienza preliminare Angela Gerardi, ad aprile 2022, aveva pronunciato la sua sentenza condannando Antonio Di Silvio detto Patatino a 9 anni di reclusione, 5 anni di reclusione per Fabio Di Stefano detto il Siciliano e 6 anni e 4 mesi per lo zio di Patatino, Costantino Di Silvio detto Costanzo. Oltreché a loro, condannati Luca Pes a 6 anni, 4 anni e 6 mesi a Massimiliano Tartaglia e 2 e 4 mesi a Mario Guadagnino.