OMICIDIO MORO: TRA GLI IMPUTATI L’ASPIRANTE CRIMINOLOGO

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Simone-Grenga
Simone Grenga

Omicidio di Massimiliano Moro: è ripreso il processo per gli imputati accusati di aver commesso il delitto del 25 gennaio 2010

È ripreso il processo dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina presieduta dal Giudice Gian Luca Soana, dopo l’udienza interlocutoria dello scorso 3 maggio. Presenti all’udienza i giudici popolari trattandosi di un processo per omicidio, per di più con l’aggravante del metodo mafioso. Un delitto consumatosi nell’ambito della cosiddetta guerra criminale pontina, che vide fronteggiarsi a colpi di uccisioni e gambizzazioni i clan rom uniti delle famiglie Ciarelli e Di Silvio e la fazione malavitosa capeggiata da Moro, Nardone e altri.

Nella scorsa udienza, sono state sollevate alcune questioni preliminari da uno degli avvocati del collegio difensivo, Leonardo Casciele, il quale di fronte alla Corte d’Assise e al Pubblico Ministero della DDA di Roma Corrado Fasanelli, ha spiegato che la pubblica accusa avrebbe dovuto produrre le risultanze dei collaboratori di giustizia, nello specifico di Andrea Pradissitto (imputato anche lui in un procedimento connesso riferibile all’omicidio Moro: la sua posizione è stata stralciata dopo la decisione di collaborare con lo Stato), Renato Pugliese e Agostino Riccardo.

Secondo l’avvocato Casciele, che ha proposto le sue eccezioni anche in apposita memoria difensiva, vi sarebbero infatti dei verbali depositati completamente pieni di omissis, soprattutto per quanto riguarda Agostino Riccardo. La Procura, ad ogni modo, ha specificato che fornirà alla difesa gli audio dei collaboratori interrogati, depurati delle parti coperte da segreto istruttorio

Le eccezioni, anche nell’odierna udienza, sono state aggiunte riproposte dal collegio difensivo composto, oltreché da Ciasciele, dagli avvocati Nardecchia, De Giorgi, Farau, Siviero, Cardillo Cupo.

La Corte d’assise in riferimento all’eccezione dell’avvocato Siviero, in merito all’utilizzo dei tabulati telefonici, nel rinviare a quanto deciso dal Giudice per l’udienza preliminare, ha evidenziato che alla utilizzazione dei tabulati si pronuncerà solo quando e se una delle due parti chiederà di depositarli. Per quanto riguarda la violazione del 41 bis, nel rinviare all’ordinanza del Gip e sopratutto alla giurisprudenza della Cassazione in materia di possibilità di redigere verbali e inserire omissis, con riferimento alle dichiarazioni dei collaboratori, e anche sulla rilevanza della registrazione che risulta effettuata, la Corte ha rilevato che la eventuale completezza o meno degli atti messi a disposizione per la difesa potrà essere valutata se e quando si procederà all’esame dei collaboratori. La Procura, ad ogni modo, fornirà alla difesa ƒ

Analoghe considerazioni anche in merito alle stesse eccezioni sollevate dell’avvocato Casciele nel corso dell’udienza precedente, alle quali la Corte ha aggiunto le valutazioni espresse dal Giudice per l’udienza preliminare che ha evidenziato, in senso contrario a quanto sostenuto dalla difesa, la presenza del fascicolo del Pm dei verbali degli interrogatori resi da Pradissitto, Pugliese e Riccardo (ossia i tre collaboratori di giustizia). Ammessa anche la lista dei testimoni sulla quale c’è stata battaglia in Aula.

La Corte d’Assise ha, quindi, dichiarato aperto il dibattimento. Il pubblico ministero presente in Aula oggi, 7 giugno, era Luigia Spinelli che ha chiesto l’esame degli imputati oltreché a tutta una serie di sentenze che coinvolgono gli imputati: dalla sentenza Caronte a quello sull’omicidio Micillo.

Inoltre, la Corte doveva decidere anche sulla riunione della posizione del quarto imputato, Ferdinando Di Silvio detto Pupetto, rinviato a giudizio in data successivo rispetto ai tre imputati odierni. Sul banco degli imputati, oltreché al figlio di Armando “Lallà” Di Silvio, in video-collegamento dalle rispettivi carceri, Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto “Macù” e Antoniogiorgio Ciarelli. Una decisione arrivata senza alcuna contestazione per cui Pupetto verrà giudicato insieme agli altri tre imputati.

La Corte, infine, ha certificato anche le notifiche mancanti alle 2 persone offese, ossia ai fratelli dell’ucciso, Virginio e Stefano Moro.

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Ad essere giudicati, qujndi, saranno Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto “Macu’”, Antoniogiorgio Ciarelli e Ferdinando Di Silvio detto “Pupetto”. Questi ultimi tre furono destinatari di una misura cautelare in carcere lo scorso 9 luglio, dopo la prima ordinanza “antipasto” eseguita sempre dalla Squadra Mobile di Latina a febbraio 2021, quando furono arrestati Ferdinando “Furt” Ciarelli, fratello del capo-clan Carmine detto Porchettone, sempre Ferdinando Ciarelli detto Macù, figlio di quest’ultimo (per lui la precedente ordinanza era stata annullata per un vizio formale), e i due acquisiti, poiché sposati con le figlie di Ferdinando Ciarelli e Luigi Ciarelli, Andrea Pradissitto e Simone Grenga.

A parte “Furt” Ciarelli la cui posizione è stata stralciata e sul quale l’anno scorso si erano sparse voci di una possibile collaborazione con lo Stato, in realtà mai avvenuta e smentita platealmente anche dal figlio Roberto, sia Grenga che Macù, Antoniogiorgio Ciarelli e “Pupetto” Di Silvio sono accusati in concorso fra loro e con premeditazione, predisposizione di uomini e mezzi, nonché munendosi di armi, di aver ucciso Massimiliano attingendolo con due colpi di pistola cal. 9×19, dopo essersi introdotti nella sua abitazione ubicata a Latina in Largo Cesti.

In particolare, Grenga agendo quale esecutore materiale alla presenza di Ferdinando detto Macù; gli altri con il compito di fornire supporto logistico. Con le aggravanti di avere agito con premeditazione e di avere commesso il fatto per agevolare l’associazione a delinquere nata dall’alleanza tra le famiglie Ciarelli e Di Silvio. L’omicidio è stato commesso, secondo gli inquirenti, con l’aggravante del metodo mafioso: un vero e proprio commando.

Gli arresti eseguiti a luglio 2021 scaturivano dai nuovi approfondimenti investigativi coordinati dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ed agevolati dal contributo offerto dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto, genero di Ferdinanto “Furt” Ciarelli e marito di Valentina Ciarelli, arrestato in esecuzione della prima ordinanza e nel frattempo pentitosi.

Secondo la nuova ricostruzione dei fatti quella sera, a poche ore dall’agguato subìto da Carmine Ciarelli, parteciparono all’esecuzione dell’omicidio rappresentanti di entrambe le famiglie, Ciarelli e Di Silvio, a conferma dell’avvio di un nuovo e più forte sodalizio che mirava a riaffermare con violenza e minaccia il controllo del territorio a Latina, rispetto al tentativo di gruppi rivali, non di etnia rom, di ribaltare il potere criminale della città.

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La prossima udienza è stata fissata il 12 luglio quando verranno ascoltati cinque testimoni dell’accusa: si tratta di ufficiali di polizia giudiziaria che hanno condotto le indagini. Uno degli imputati, Simone Grenga, ha chiesto alla Corte la concessione di poter utilizzare, nel carcere di Lanciano dove si trova recluso, il computer. L’imputato, che ha sposato la figlia di Luigi Ciarelli, ha spiegato che il computer gli serve per finire gli studi di “Sociologia e Criminologia”, la facoltà a cui è iscritto presso l’Università di Pescara.

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