Operazione antidroga “Traqueteros” della Guardia di Finanza di Formia nel sud pontino: 14 le misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. A capo del sodalizio uno dei fratelli Scotto, già coinvolti nell’operazione Touch&Go
Nella mattinata odierna, a Minturno, Vairano Patenora (Caserta), Mantova, Teramo, Isernia, Roma e Napoli i militari della Compagnia di Formia hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale Ordinario di Roma, Massimo Maresca, su richiesta del sostituto procuratore della DDA Corrado Fasanelli, nei confronti di 14 persone ritenute facenti parte di una articolata e insidiosa organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, radicata tra la Campania ed il Lazio.
I provvedimenti restrittivi hanno riguardato 6 soggetti nei cui confronti è stata disposta la misura di custodia cautelare in carcere, 4 agli arresti domiciliari, 2 con l’obbligo di dimora e 2 con l’obbligo quotidiano di presentazione alla Polizia Giudiziaria territorialmente competente. L’ordinanza cautelare è stata emessa dall’Organo giudicante, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma.
Gli arrestati in carcere sono Domenico Scotto (37 anni), Walter Palumbo (37 anni), Vincenzo Stanganella (34 anni), tutti e tre originari di Napoli. Sempre in carcere, Carmine Brancaccio (41 anni) di Scauri (considerato anche esattore dei crediti maturati dal sodalizio), Italo Laracca (37 anni) di Marina di Minturno e Danilo Armando Clemente (35 anni) di Minturno. Scotto, Palumbo, Clemente e Brancaccio sono stati tratti in arresto anche per l’indagine “madre” di quella odierna: l’inchiesta da cui è scaturito il processo “Touch&Go”. Laracca, invece, è indagato anche per l’indagine che lo scorso 21 febbraio ha visto l’emissione di 59 avvisi di garanzia, su richiesta della DDA di Roma: un’inchiesta che faceva luce sul gruppo soccombente di Minturno, quello di Giuseppe Fedele.
Tornando alla custodia cautelare odierna, ai domiciliari Giuseppe Stefanelli (48 anni) di Minturno, Ivan Di Lorenzo (50 anni) di Formia, Francesco Leone (23 anni) di Formia (anche lui coinvolto nell’inchiesta Touch&Go), Giuseppe Strabello (26 anni) di Minturno.
Agli obblighi di polizia giudiziaria Antonio De Meo (43 anni) di Minturno e Adriano Russo (42 anni) di Vairano Patenora (Caserta), mentre all’obbligo di dimora Roberto Durazzo (41 anni) di Minturno e Roberta Di Calisto (58 anni) di Minturno. Quest’ultima fu arrestata due volte nel corso del 2020 e in seguito scarcerata sempre questioni di droga. Nelle pieghe di quelle vicende, anche il fatto di godere, col marito, del reddito di cittadinanza.
Infine, la Procura aveva chiesto l’arresto anche di Stefano Martino, di Sesto Campano (Isernia), ma il Gip non ne ha disposto la misura cautelare essendo coinvolto in un unico episodio.
Il gruppo criminale indagato, avente base operativa/logistica nella frazione di Gianola e S. Janni di Formia e nella frazione di Scauri di Minturno, è stato ritenuto nell’ordinanza cautelare responsabile di numerose attività illecite finalizzate al conseguimento del controllo diretto ed indiretto, nell’area d’influenza, del traffico di cocaina, hashish e crack proveniente dalla confinante Regione Campania. In tale cornice, le Fiamme Gialle pontine nel corso dell’indagine durata più di un anno hanno accertato che i vertici del sodalizio sono stati i mandanti di azioni di violenza per affermarsi sul territorio, eliminando la concorrenza, e per ottenere il recupero dei crediti vantati nei confronti dei vari pusher.
Il capo del sodalizio, secondo gli inquirenti, è Domenico Scotto, fratello di Raffaele Scotto, trapiantati a Scauri e provenienti da Secondigliano (con importanti legami prima con il Clan Licciardi e poi con il Clan Sacco-Mallo-Bocchetti), ed entrambi coinvolti, nel luglio 2020, nell’operazione anti-droga denominata “Touch&Go”, sempre coordinata dalla DDA, ed eseguita dai Carabinieri di Formia. L’indagine odierna, chiamata “Traqueteros” (letteralmente significa, persone che trafficano con la droga), si è svolta, invece, tra il 2019 e il 2020 ad opera dei Finanzieri di Formia.
Nello scorso luglio 2021, il giudice per l’udienza preliminare di Roma Angela Gerardi ha condannato tutti i massimi componenti del gruppo ma ha escluso l’aggravante mafiosa: 18 anni e 5 mesi di reclusione per Domenico Scotto, 16 anni e 8 mesi a Raffaele Scotto, 8 anni e 4 mesi per Carmine Brancaccio e 3 anni a Walter Palumbo.
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Tuttavia, nell’operazione odierna, i Finanzieri mettono in evidenza un’organizzazione autonoma, che si muove sempre tra Formia e Minturno (anche nell’operazione “Touch&Go il territorio era il medesimo con sconfinamenti a Gaeta e persino a Ponza). Un sodalizio nato da una scissione tra fratelli in seguito a dissidi legati al controllo del territorio, tanto che Domenico Scotto si era completamente distaccato da Raffaele.
La “nuova” organizzazione era strutturata su tre livelli: il dominus Scotto al vertice, alcune figure luogotenenziali (come, ad esempio, Palumbo e Stanganella) e i pusher della zona (Brancaccio, Leone, De Meo, Russo, Strabello e Durazzo) compresi i cosiddetti staffettisti (Clemente, Di Calisto, Stefanelli) che trasportavano la droga (cocaina, crack e hashish) da Secondigliano/Scampia verso le lande del sud pontino: in particolare le piazze di Formia e Minturno. I “traghettamenti2 avvenivano due o tre volte a settimana.
Alcune delle sostanze stupefacenti trasportate venivano stoccate in case, esercizi commerciali, negozi, ristoranti messi a disposizione da appartenenti del sodalizio.
Il sodalizio è stato capace di gestire un complesso sistema economico illegale, attraverso cui acquisire ingenti ed ingiusti profitti illeciti, mediante i quali garantire la sopravvivenza e la prosperità dell’associazione. La pericolosità dell’organizzazione è stata individuata nella capacità della stessa di minacciare e usare la forza contro i clan rivali della zona e gli stessi pusher che dovevano “spingere” la droga nella movida e tra gli assuntori e che avevano necessità di rientrare con i debiti maturati con l’acquisto della “merce”.
Il gruppo malavitoso indagato è stato in grado di condurre, in brevissimo tempo e con notevole abilità delinquenziale, l’acquisto e la successiva rivendita sul mercato locale di ingenti quantitativi di droga. L’attività ha permesso di sequestrare 877 grammi di cocaina, 4,2 chili di hashish e 145 grammi di crack e una pistola calibro 7,65. Precedentemente a questa operazione 13 persone sono state arrestate in flagranza di reato.
Le misure cautelari sono stati eseguite tra Formia e Minturno ma anche a Legnago (Verona) e Mantova poiché gli arrestati si trovano lì per motivi di lavoro.
Tra i coinvolti nell’operazione della Finanza c’è anche il fratello del Sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli, Giuseppe Stefanelli posto agli arresti domiciliari, già interessato il 31 ottobre del 2019 in una vicenda di droga. Stefanelli è inquadrato dagli inquirenti come corriere e pusher nell’ambito dell’organizzazione.
Secondo gli inquirenti, Stefanelli, conosciuto da tutti a Minturno come l’appellativo affettuoso di “Peppone”, era anche colui che cercava e individuava gli appartamenti dove stoccare la droga, oltreché ad aiutare a reperire auto e la residenza agli appartenenti del gruppo. Non mancherebbe, secondo gli investigatori, anche il tentativo di ottenere informazioni sulle indagini in corso così da metterle a disposizione del sodalizio stesso.
IL PRECEDENTE – Nella notte di Halloween di due anni fa, in un posto di blocco sulla Variante Formia-Garigliano che conduce a Castelforte, il Nucleo anti-droga della Guardia di Finanza di Formia arrestò Giuseppe Stefanelli, fratello minore del sindaco di Minturno, nonché all’epoca collaboratore in Regione Lazio del consigliere Dem Salvatore La Penna, l’imprenditore nel settore balneare e degli autoveicoli Luigi Iorio e la moglie Marianna Parisi perché sospettati di avere con loro 400 grammi di sostanza stupefacente – crack e cocaina – che avrebbero gettato dal finestrino dell’auto su cui viaggiavano. La droga fu trovata a un chilometro di distanza dal posto di blocco che fermò i tre.
Condotti nella caserma della Guardia di Finanza di Formia, dopo poche ore, furono rilasciati per decisione del giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, che non convalidò l’arresto per mancanza della flagranza di reato, sebbene il pm di turno avesse espresso parere contrario. Infatti, fu proprio il sostituto procuratore di Cassino, Maria Beatrice Siravo, a ricorrere al Riesame contro l’ordinanza del gip che aveva escluso l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza non essendo stato provato, secondo lui, il collegamento dei tre arrestati con il barattolo carico di droga.
Secondo la difesa dei tre, il quadro indiziario della Procura di Cassino era da subito “insufficiente”, ponendo in essere anche il fatto che tutti erano incensurati e che le perquisizioni personali e domiciliari diedero esito negativo e non portarono al ritrovamento di ulteriore sostanza stupefacente.
Fatto sta che, stante l’esito del Riesame, i tre furono scagionati.
Il sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli, in corsa per le prossime elezioni amministrative, ha voluto rilasciare una nota, tramite un post su Facebook, in cui ha dedicato un pensiero al fratello.
“Non lo lascerò solo, neanche ora. È mio fratello e sempre lo sarà, nel bene e nel male, chiamati già da piccolissimi a farci forza l’un l’altro dopo la morte di nostra madre. Qui avevamo 4 e 2 anni (ndr: vedi foto sotto), già Lei non c’era più, ma io c’ero per lui e lui c’era per me, aggrappati alla fanciullezza che il triste destino ci avrebbe altrimenti strappato. E, invece, quella fanciullezza noi ce la portiamo ancora dentro, capaci di sognare quando tutto sembrerebbe finito, capaci di tirare fuori la luce anche nei momenti più bui. Da anni, ormai, cerco di essere la sua forza quando non ne ha abbastanza, contro un mostro, la dipendenza, che anche quando sembra domato gli ripresenta il conto. E quella forza, finalmente, era diventata sua, dopo un lungo percorso di riabilitazione personale, sociale e professionale, con il quale aveva riconquistato la propria serena normalità ormai da quasi due anni, ripartendo dal basso, riappianando contrasti familiari e ritornando nel mondo del lavoro. Tante persone in questi anni, pensando di consigliarmi per il giusto, mi hanno detto: “perché non lo allontani?” Lascialo al suo destino. Se continua così, finirà per danneggiare anche te”.
“Se fossi stato un uomo cinico, molto probabilmente avrei ascoltato quei consigli. Invece sono un uomo di cuore, che crede profondamente nei principi cristiani di solidarietà, e soprattutto sono suo fratello e i fratelli non si lasciano mai soli. Chi ha vissuto o vive una situazione così, so che può capirmi bene. Si vive con un continuo senso di colpa. Quello che continuamente mi sono chiesto è: “Cosa posso fare per aiutarlo? Perché non ci riesco? Sono un buon fratello?”. Negli anni ho lottato con lui la sua personale battaglia, fianco a fianco, nonostante la sua debolezza lo abbia portato a commettere errori ingiustificabili.Le dipendenze hanno distrutto tante famiglie, economicamente e socialmente, e continuano a farlo. Per questo gli insegnamenti di questa battaglia li ho portati dentro anche durante la mia amministrazione, volendo con forza l’istituzione dello Sportello contro le Dipendenze Come ogni mattina ho aperto Il Vangelo del giorno che oggi recita: “Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno”. Da queste parole troveremo le forze per affrontare quest’altro duro cammino”.