OMICIDIO D’ARIENZO: TAROZZI RISPONDE AL GIUDICE

Delitto D’Arienzo, il 32enne di Bella Farnia Andrea Tarozzi ha risposto alle domande del giudice ribadendo la versione dell’incidente stradale

Sono passati quasi sette mesi dalla notte del 30 agosto quando Erik D’Arienzo fu soccorso sul ciglio della strada Pontina all’altezza del chilometro 83 nel territorio del Comune di Sabaudia all’altezza della rotatoria della Migliara 47. Non troppo lontano da casa sua a Borgo San Donato.

Lo scorso 23 marzo, i militari del Nucleo Investigativo di Latina hanno arrestato Andrea Tarozzi, 32enne di Sabaudia, amico di D’Arienzo, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Latina Giorgia Castriota, in quanto ritenuto responsabile di favoreggiamento personale nei confronti di Fabrizio Moretto detto Pipistrello – per gli inquirenti esecutore materiale dell’omicidio del 28enne figlio di “Topolino” – assassinato il 21 dicembre 2020 con un colpo di arma da fuoco. Una vera e propria esecuzione.

Alla base del pestaggio di D’Arienzo, forse un debito di droga contratto con un altro indagato per il suo omicidio, Michele Mastrodomenico di San Felice (ma originario dei Lepini dove vive, a Priverno) già noto negli ambienti e alle cronache giudiziarie per fatti di armi, stalking, droga. Eppure tante domande rimangono senza risposta e ancora alcune ipotesi sono al vaglio. Tra le voci che si rincorrevano dopo il pestaggio di fine estate, e l’agonia di una settimana dopo la quale Erik morì all’ospedale, anche una storia che coinvolgeva una donna. Ipotesi rimasta tale.

Tarozzi, ora ai domiciliari e sotto indagine per simulazione di reato e favoreggiamento, rientra nell’episodio cruento e sicuramente misterioso perché quella notte, quando Erik ormai era ferito e agonizzava in mezzo alla strada, si trovava a casa del fratello di Pipistrello, Andrea Moretto, anche lui indagato dalla Procura di Latina.

Fu lui, Tarozzi, a telefonare dal cellulare di Fabrizio Moretto per avvertire i soccorsi e dire che Erik era ferito. Una versione che ha ribadito, oggi, dinanzi al gip Giorgia Castriota che ha firmato l’ordinanza che lo ha posto agli arresti domiciliari, su richiesta dei sostituti procuratori Claudio De Lazzaro e Martina Taglione.

Tarozzi ha ribadito che, per lui, Erik è stato vittima di un incidente, nonostante quella notte del 30 agosto avesse sostenuto chiamando il 118, che si presentò con una pattuglia dei Carabinieri, che il 28enne di Borgo San Donato fosse stato investito. Prima investito e, dopo pochi giorni, caduto dal T-Max dove viaggiava con Moretto. Due versioni contraddittorie che hanno fatto drizzare le antenne a investigatori e inquirenti e che sono costate l’indagine e la misura cautelare per Tarozzi.

Sarà il gip, ora, che deciderà sulla sorte di Tarozzi: accogliere o meno la richiesta di revoca degli arresti domiciliari non prima di conoscere il parere della Procura di Latina. Una storia difficile e sbagliata che ha visto già due morti e tanti misteri.

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