È da un verbale di Agostino Riccardo ottenuto da La Repubblica che spunta di nuovo una vicenda in cui a essere coinvolti sono affiliati al Clan Travali e pezzi di politica del centrodestra. Il nome eccellente è quello di Giorgia Meloni presidente e fondatrice del partito Fratelli d’Italia
Ma cosa dice il nuovo verbale? In realtà è una conferma piuttosto rilevante e che può imbarazzare la leader di Fratelli d’Italia, unico partito che si è posizionato, pur con atteggiamento blando, all’opposizione del Governo Draghi.
Il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo ha parlato a più riprese di diverse storie e vicende di attacchinaggio e voti a favore di partiti politici, tutti di centrodestra. I nomi ormai sono noti: si va dalla campagna elettorale per Pasquale Maietta e Nicola Calandrini (a cui il pentito ha detto che la curva del Latina Calcio, nel 2013, avrebbe destinato 500 voti), a quella per Matteo Adinolfi (Noi con Salvini, ora europarlamentare della Lega) tramite la mediazione dell’imprenditore Del Prete, fino alla vicenda della lista in sostegno di Angelo Tripodi sindaco alle elezioni amministrative di Latina 2016. Per quest’ultimo spaccato, Roberto Bergamo, all’epoca candidato come consigliere comunale, è a processo.
L’altro politico a giudizio per vicende afferenti una campagna elettorale è Gina Cetrone (all’epoca nella lista “Sì cambia”, poi passata a “Cambiamo con Toti”) per le Comunali di Terracina 2016, di cui si sta celebrando il processo presso il Tribunale di Latina.
In passato, Riccardo aveva spiegato anche di aver minacciato, con il suo sodalizio dell’epoca, l’attuale vice presidente della Camera dei Deputati Fabio Rampelli affinché, nel 2013, optasse per un’altra circoscrizione, insieme alla prima in lista Giorgia Meloni, così da permettere l’ingresso alla Camera dei Deputati dell’allora Assessore al Bilancio del Comune di Latina e Presidente del Latina Calcio Pasquale Maietta. Va detto che Rampelli ha sempre negato la circostanza di essere stato minacciato, mentre Maietta divenne effettivamente deputato e con un ruolo importante: tesoriere del gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.
In questo quadro non proprio edificante per Fratelli d’Italia si inserisce il verbale pubblicato dall’articolo di La Repubblica a firma di Clemente Pistilli.
“Maietta ha detto alla Meloni che c’era bisogno di pagare i ragazzi presenti per la campagna elettorale e la Meloni ha risposto: ‘Dì a questi ragazzi che ne parlino con il mio segretario“. La dichiarazione di Riccardo è stata fatta ai sostituti procuratori di Roma, Luigia Spinelli e Corrado Fasanelli i quali, insieme a Barbara Zuin, fanno parte del pool antimafia dedicato alla provincia di Latina e che sta conseguendo, insieme alla Squadra Mobile della Polizia di Latina, importanti risultati: da Alba Pontina alle recenti ordinanze Reset e Moro, passando per quella, ancora sotto giudizio del Riesame di Roma, sull’omicidio di Ferdinando Di Silvio detto Il Bello. Il risultato è che, ad oggi, tutte le ramificazioni del clan nomadi di Latina hanno una contestazione mafiosa: dai Di Silvio di Campo Boario (in Appello alcuni componenti sono stati già condannati con l’aggravante mafiosa) all’altro ramo dei Di Silvio del Gionchetto/Campo Boario; dai Ciarelli (per l’omicidio Moro) al sodalizio di Travali e Costantino Cha Cha Di Silvio. Quest’ultimo, oltre a finire all’attenzione con l’operazione Reset (18 estorsioni, spaccio di droga, un omicidio e violenze a Latina e provincia), è stato di recente riproposto in modo inquietante dal video che le loro giovani leve hanno dedicato a “Palletta” (Angelo Travali), “Bula” (Salvatore Travali) e “Garba” o “Ciba” (Alessandro Anzovino) ambientandolo ai Palazzoni di Latina.
Ora il Clan Travali torna prepotentemente nello stralcio di verbale pubblicato da La Repubblica, tirando in ballo la campagna elettorale del 2013 (Politiche e Regionali). È, infatti, a loro che Riccardo si riferisce quando parla di “ragazzi” poiché è a questo sodalizio che il pentito era affiliato prima di passare al Clan di Armando “Lallà” Di Silvio.
“Nel 2013 – sostiene Riccardo interrogato dalla DDA – alle elezioni politiche, prima di conoscere Gina Cetrone, presentata da Di Giorgi, al bar eravamo io, Pasquale Maietta, Viola, Giancarlo Alessandrini“. Per Viola si intende Francesco Viola, condannato con Cha Cha e i Travali nel processo Don’t Touch (associazione per delinquere) e coinvolto nella recente Operazione Reset che contesta al medesimo gruppo l’associazione mafiosa.
“Maietta – si legge nel verbale pubblicato sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari – ci presentò Giorgia Meloni. Era presente anche il suo autista. Parlavamo della campagna elettorale e Maietta disse alla Meloni che noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle campagne precedenti per le affissioni e per procurare voti. Parlarono del fatto che Maietta era il terzo della lista, prima di lui c’erano Rampelli e Meloni, nonché del fatto che Rampelli, anche se eletto, si sarebbe comunque dimesso per fare posto al Maietta“. Uno spaccato che non può stupire: non solo perché la vicenda Rampelli era stata resa nota dallo stesso Agostino Riccardo in un’udienza del Processo Alba Pontina, risalente al gennaio 2020, ma anche perché fu il Procuratore Capo di Roma Michele Prestipino (la cui nomina è stata recentemente annullata dal Tar del Lazio) il quale, sempre nel gennaio 2020, in veste di responsabile della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, a chiarire che le indagini erano rivolte a diverse campagne elettorali della provincia di Latina: regionali 2013, amministrative 2011 e 2016 a Latina, e amministrative 2016 a Terracina, più tutta una serie di vicende e di minacce rivolte ad alcuni amministratori locali.
Secondo Riccardo, quindi, fu Maietta – che sul groppone ha anche le grane del processo sul riciclaggio denominato “Arpalo” e l’altro processo su varie ipotesi di reato, tra cui l’associazione per delinquere, conosciuto come “Olimpia” – a dire a Giorgia Meloni che i cosiddetti “ragazzi” (Viola e Alessandrini erano i leader dei tifosi del Latina Calcio) avrebbero dovuto ricevere il compenso per attacchinaggio e persino compravendita di voti. La Meloni avrebbe risposto che i “ragazzi” avrebbero dovuto parlare con il suo segretario che li avrebbe presi in disparte per dire loro: “Senza che usiamo i telefoni diamoci un appuntamento presso il Caffè Shangri-la a Roma. Noi abbiamo detto che allo Shangri-la era complicato arrivarci, per cui ha detto di vederci al distributore che è ubicato dall’altra parte della strada, all’altezza dello Shangri-la. Ci ha detto di aspettare in un parcheggio lì vicino entro le ore 12“. Poi, continua Riccardo, “è arrivato da una strada interna e da quelle parti c’è il centro commerciale Euroma 2, e ci ha portato all’interno di una busta del pane 35mila contanti. Prima di andare via ci disse: “Mi raccomando, io non vi conosco. Non vi ho mai dato niente”. Noi lo rassicurammo in tal senso. Era venuto con una Volkswagen berlina, la stessa vettura con la quale aveva accompagnato la Meloni a Latina. Sono in grado di riconoscere questa persona“.
E pensare che nel partito di Fratelli d’Italia c’è ancora qualcuno che riveste tuttora ruoli apicali che querela chi scrive di questo passato che, però, ritorna poiché evidentemente non ancora chiarito.
Meloni, ad oggi Deputata alla Camera eletta nel collegio di Latina, dopo la pubblicazione dell’articolo de “La Repubblica”, non ci sta e risponde tramite un video parlando di “macchina del fango”.