ANTIMAFIA. PRESTIPINO: “A LATINA C’ERA UN APPARATO INVESTIGATIVO INADEGUATO”. SUL PORTO DI SPERLONGA NESSUNA INDAGINE

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La seduta dell'Antimafia
La seduta dell'Antimafia presso Palazzo San Macuto: da sinistra Corrado Fasanelli, Luigia Spinelli, Michele Prestipino e Nicola Morra

Caso Latina: nella serata di ieri sono stati auditi in Commissione Antimafia i magistrati della DDA di Roma, Michele Prestipino e Corrado Fasanelli, più il sostituto Luigia Spinelli

Il Procuratore Aggiunto di Roma, Michele Prestipino
Il Procuratore Aggiunto di Roma, Michele Prestipino

A fare la parte del leone, presso l’Aula del V piano di Palazzo San Macuto, in seno alla Commissione Antimafia e di fianco al Presidente Nicola Morra, è stato il Procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino. E non poteva essere altrimenti dal momento che è lui il responsabile della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma in cui, da tempo, è stato incardinato un pool speciale dedicato ai fatti mafiosi della provincia pontina. Non era solo Prestipino, ad accompagnarlo il sostituto procuratore di Roma Luigia Spinelli, con un passato alla Procura di Latina, ed esperta dei fatti pontini in particolare sul lato dei clan sinti (è lei l’accusa, insieme all’altro pm Claudio De Lazzaro, nel processo Alba Pontina), e l’altro sostituto della DDA romana Corrado Fasanelli

Prestipino non è uomo da fronzoli e passa in rassegna, in maniera stringata, la situazione pontina dove, a farla da padrone, storicamente, sono la ‘ndrangheta, la camorra e i clan autoctoni. Ma prima precisa che, già nella scorsa legislatura, in Commissione Antimafia, aveva parlato dell’inadeguatezza delle forze dell’ordine sul territorio pontino, sia dal punto di vista dell’organizzazione che della qualità.
Erano inadeguate, secondo Prestipino, proprio perché si doveva far fronte a una criminalità complessa nell’Agro, una mala che si presenta sia di natura autocotona che tradizionale con clan e pezzi di clan meridionali che mantengono legami con le loro terre natie, da Reggio Calabria alla provincia casertana.

Oggi, invece, Prestipino dichiara che, partendo da quelle criticità, si è avviato un processo di riorganizzazione sia della magistratura che delle forze dell’ordine. E la ricetta ha dato i suoi frutti.

Luigia Spinelli
Luigia Spinelli

Per esplicitare ancora meglio la nuova fase dell’investigazione nel territorio pontino, Prestipino ha spiegato che alla DDA romana ci sono 11 magistrati che non hanno competenze territoriali, mentre su Latina, per necessità, è stato costituito un pool: i sostituti Corrado Fasanelli e Barbara Zuin e la collaborazione del magistrato della Procura di Roma, per l’appunto Luigia Spinelli, un tempo a Latina e quindi esperta delle dinamiche criminali pontine, eppoi tutti i sostituti procuratori di Latina che si occupano, nelle loro indagini, di episodi dove sono presenti organizzazioni criminali (o almeno dove vi sono spie che riconducano ad esse). Un vero e sistematico scambio di informazioni: uno studio combinato, così lo ha definito il giudice.

Palazzo San Macuto
Palazzo San Macuto

Un rapporto di collaborazione si è instaurato vieppiù con la Procura di Napoli che si occupa di camorra poiché, nel territorio pontino, ci sono pezzi di quei clan che esportano risorse economiche e le investono.
Ma il vero salto di qualità – così lo chiama Prestipino – è stato quello di ottenere massima attenzione da Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, con una menzione speciale al Servizio Centrale Operativo (SCO) della Polizia di Stato. Ciò che è più importante per il Procuratore aggiunto – “una questione che mi sta molto a cuore” – è il coordinamento tra magistratura e forze dell’ordine.

Il problema più grave, che Prestipino vedeva sin dalla scorsa legislatura quando fu audito dalla precedente Commissione Antimafia, era la forte territorializzazione del personale degli organi investigativi, un aspetto che si mostrava deficitario nel compimento delle indagini, ovviato dall’impiego delle forze centrali e da un ricambio negli apparati della dirigenza. Un’evoluzione che ha consentito un apparato meno permeabile, proprio perché meno inzuppato nel territorio, tanto che, secondo quanto detto dal Procuratore, nelle indagini sono state accertate delle condotte non proprio edificanti da parte di appartenenti delle forze dell’ordine e sono stati presi provvedimenti in sede amministrativa e disciplinare. Tutto questo ha permesso di avere, ora, un personale più all’altezza e adeguato rispetto alla gravità della situazione pontina.

Questura di Latina
Questura di Latina

Negli ultimi due anni Latina ha avuto Questori che hanno operato fianco a fianco con la Squadra Mobile, ha ribadito Prestipino: le investigazioni e le indagini sono andate avanti, però, superando momenti di difficoltà dovuti all’individuazione nella struttura investigativa di uno degli elementi che si ritenevano “memoria storica, un totem…poi scopri che in realtà ha dei lati oscuri.
Ora “quel tipo di fughe di notizie non ne abbiamo più registrato, anche se non si può dire in modo assoluto“.

E in fondo è proprio questa la notizia, al di là dell’excursus storico e attuale delle indagini antimafia sul territorio pontino. Prima, come da tempo scandiscono a chiare lettere alcuni dei rappresentanti della società civile in terra pontina, a Latina e provincia era difficile raggiungere risultati importanti nelle inchieste. Una realtà che non può più essere sussurrata o lasciata alle sirene usuali della riserva indiana dell’antimafia civile. È un dato oggettivo e a certificarlo è stato il responsabile dell’Antimafia romana in persona.

MAFIE TRADIZIONALI, CLAN AUTOCTONI E INDAGINI IN CORSO

Carmelo Giovanni Tripodo
Carmelo Giovanni Tripodo, deceduto il 29 settembre 2019

Secondo Prestipino, ci sono tre processi e tre clan che costituiscono il battesimo dell’antimafia pontina. Il processo Damasco e il clan ‘ndranghetista dei Tripodo che era riuscito a condizionare e alterare le attività del Mof, il Mercato Ortofrutticolo di Fondi (“uno spaccato che contiene tutti gli ingredienti di una mafia tradizionale…la capacità del clan Tripodo di avere un sistema di relazioni con pezzi dell’amministrazione locale, la politica locale, che danno la misura della forza di penetrazione di queste organizzazioni mafiose“); gli Schiavone-Noviello, dall’unione della figlia di Carmine Schiavone e Pasquale Noviello, originario di Minturno, che esplosero, nel vero senso del termine, la loro presenza nel territorio quando, a Cisterna, si consumò il famigerato agguato nel 2008, a colpi di kalashnikov, avvenuto lungo l’Appia nel corso del quale tre persone rimasero ferite; eppoi la ‘ndrina Gallace di Guardavalle tra Anzio e Nettuno coinvolta in svariate operazioni. 

LE INCHIESTE PIÙ SIGNIFICATIVE SUL TERRITORIO PONTINO

Il Procuratore ha tenuto a sottolineare 4 operazioni su tutte.

CRUPI (2016) – Legati alla ndrangheta, i Crupi sono stati accusati di traffico internazionale di cocaina tra Amsterdam e la Calabria (a luglio 2019, la Corte di Appello li ha assolti), tramite la loro principale attività nel settore floro-vivaistico: camion che viaggiavano tra l’Olanda e Latina per cui la DDA romana si coordinò con la Procura di Reggio Calabria e l’autorità olandese. “Abbiamo scoperto – ha detto Prestipino – che questi signori sul mercato di Amsterdam, con i fiori, svolgevano attività di condizionamento da 416 bis, ma i colleghi olandesi non riuscivano a inquadrare giuridicamente…quello che per noi era mafia, per gli olandesi era inadempimento contrattuale civilistico“. Al che Prestipino ha detto di aver fatto presente agli investigatori olandesi che “facendo così (i Crupi) avrebbero espulso tutti gli imprenditori a forza di inadempimenti!

Gangemi
Un fermo immagine preso da uno degli attentati eseguiti ai danni di due imprenditori di Aprilia e Torvajanica. I presunti mandanti sono i Gangemi, gli esecutori sarebbero Forniti e Morgani. Il nome Gangemi dovrebbe richiamare alla mente, oltreché un sequestro ultra-milionario per evasione fiscale, le semestrali e puntuali relazioni della Direzione Investigazione Antimafia (Dia) e persino i rapporti stilati dall’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio che, proprio nell’ultimo di essi, poneva la “famiglia Gangemi” tra le consorterie presenti nel Lazio e citati dall’attività investigativo-giudiziaria da almeno 4 anni

D’ALTERIO A FONDI, GANGEMI AD APRILIA – Su queste due inchieste (Aleppo per i D’Alterio e il processo per estorsione col metodo mafioso nei confronti dei Gangemi), Prestipino ha voluto soffermarsi sopratutto sui fratelli Gangemi, descrivendo una realtà dove esiste una vera commistione tra colletti bianchi e criminali da strada, nel senso che non si comprende quale sia il confine di chi indossa la cravatta e chi spara. Per tale ragione, oltre a menzionare il sequestro dei beni con l’operazione Gerione, Prestipino ha ricordato il famigerato video e le immagini degli assalti imputati ai Gangemi, nel relativo processo, in cui si vedono caschi e fucili che sparano contro una proprietà privata. 

CLAN DI SILVIO – Naturalmente non poteva essere tralasciata l’operazione Alba Pontina che ha visto contestare, per la prima volta nella storia pontina, il reato di associazione mafiosa a un clan sinti del capoluogo. Inoltre, ha rimarcato Prestipino, è stato dato grande lustro all’inchiesta poiché, per la prima volta, ci sono dei pentiti che hanno portato un grande apporto alle indagini. Per lui, che è stato giudice a Palermo, è stato molto grave vedere che il clan Di Silvio si concentrava su estorsioni non tanto per arricchirsi quanto per affermare sul territorio la loro presenza e il loro dominio. Le estorsioni agli avvocati, poi, lui, non le aveva mai viste neanche in Sicilia con Cosa Nostra. Ecco perché una menzione d’onore è andata all’Ordine degli avvocati di Latina che ha denunciato alcuni episodi inquietanti i quali, in effetti, sono entrati nelle carte dell’indagine e nel conseguente processo Alba Pontina. 

Gina Cetrone
Gina Cetrone

Per quanto riguarda i cosiddetti reati elettorali, nel giorno stesso in cui l’ex consigliere regionale del Lazio, Gina Cetrone, è stata arrestata per estorsione compiuta col metodo mafioso e per alcuni illeciti elettorali, Prestipino ha spiegato che ogni dichiarazione o elemento in fase di indagine hanno necessità di essere riscontrati. A ogni riscontro, ci sarà il conseguente provvedimento come per Gina Cetrone la cui informativa della Polizia è datata giugno 2019, la richiesta di arresto della DDA romana risale a ottobre 2019, e l’arresto accordato dal Gip Minunni è di gennaio 2020. Tempi che Prestipino ha definito veloci, la qual cosa, per chi non è avvezzo ai meccanismi procedurali, è sembrata poco comprensibile. E anche agli stessi commissari di cui si è ascoltato qualche commento o brusio di stupore.

Ad ogni modo, il Procuratore ha rivelato che ai raggi X ci sono quattro competizioni elettorali: regionali 2013, amministrative 2011 e 2016 a Latina, e amministrative 2016 a Terracina, più tutta una serie di vicende e di minacce rivolte ad alcuni amministratori locali.

D’altra parte, come ha ricordato Prestipino, anche le indagini, spesso, non hanno un percorso preciso: basti pensare che le inchieste più importanti sul mondo dei clan sinti sono iniziate ascoltando, in un processo minore, un personaggio marginale.

GLI INTERVENTI DEI PARLAMENTARI

A parte la domanda di Stefania Ascari (M5S) sul processo Arpalo che vede come primo imputato Pasquale Maietta, giudicata da Prestipino fuori contesto – è un’inchiesta della Procura di Latina, mentre loro potevano rispondere esclusivamente delle attività della DDA romana -, gli interventi probabilmente più interessanti sono stai due.

Il primo è quello di Luca Migliorino (M5S) che, accalorato e un  po’ lungo nei tempi, ha messo sul piatto una proposta: l’istituzione dei tavoli della legalità in cui far sedere tutte le forze, sia istituzionali che civili, in modo da raccogliere le denunce ed evitare che i cittadini, spesso terrorizzati, si espongano con una denuncia.

Luciano Iannotta (da sinistra)
Luciano Iannotta (da sinistra)

Il secondo intervento è quello di Franco Mirabelli (PD) che è, in realtà, una domanda secca, forse quella più specifica e attesa da un mondo del sud pontino che anela a raggiungere la trasparenza in determinate sfere: il porto di Sperlonga rientrato nelle carte dell’indagine di striscio, esclusivamente per la figura del consigliere di amministrazione della Società Porto Sperlonga, Luciano Iannotta. Imprenditore citato a più riprese da Renato Pugliese e Agostino Riccardo (“aveva una villa enorme a Fossanova con gli animali esotici“, uno degli aneddoti più folcloristici), attuale presidente del Terracina Calcio e di Confartigianato Latina, Iannotta è stato ampiamente descritto nell’ordinanza di custodia cautelare Alba Pontina, datata giugno 2018, per aver evitato all’amico e imprenditore Luigi De Gregoris (definito da Riccardo come la sua “testa di legno”) un’estorsione dei Di Silvio.

Bruno Frattasi
Bruno Frattasi è nato a Napoli il 24 aprile 1956. Dal 6 agosto 2007 al 29 dicembre 2009 ha ricoperto l’incarico di Prefetto dì Latina

A rispondere Corrado Fasanelli, sostituto dell’Antimafia romana: “Non vi sono allo stato emergenze che riguardano la gestione del Porto in sé. Se l’imprenditore in questione è un imprenditore che ha avuto modo di interfacciarsi con questi soggetti, non lo ha fatto necessariamente come soggetto imprenditore di quella realtà“. Il che quadra con ciò che fino ad ora si è letto nelle carte e ascoltato nel processo Alba Pontina.

A concludere la serata alle 22,30 inoltrate, l’intervento significativo e al tempo stesso molto simbolico di Prestipino. A una domanda di un parlamentare sul rapporto Frattasi, la relazione che chiedeva la commissione d’accesso al Comune di Fondi nel 2008 clamorosamente evitata dalla politica del centrodestra di allora (un unicum gravissimo nella storia politica italiana), Prestipino ha risposto: “Il rapporto Frattasi è molto importante perché la mafia è mafia perché si ripete nel tempo“.

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