Attentato a Sindaco e Vice-Sindaco di Sermoneta: arrestati i quattro responsabili. Il mandante secondo i Carabinieri è il 56enne Giuseppe Gentile della Pro Loco di Sermoneta. Le misure cautelari scattate per “danneggiamento a seguito di incendio” e “violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti”. L’inchiesta dell’Arma coordinata dal sostituto procuratore di Latina Martina Taglione che ha visto accolta la richiesta di misura cautelare dal Gip del Tribunale Giorgia Castriota
Stavano progettando un ulteriore attentato incendiario al sindaco di Sermoneta Giuseppina Giovannoli direttamente contro la sua abitazione. Così esordiscono i militari che hanno svolto le indagini (vedi diretta pubblicata su pagina Facebook di Latina Tu di seguito).
È piuttosto clamorosa la svolta che hanno preso le indagini dei Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia e della Stazione di Sermoneta rispetto agli attentati incendiari commessi il 7 e il 22 febbraio contro il vice sindaco di Sermoneta Maria Marcelli e l’ultimo, in data 9 maggio, ai danni della prima cittadina sermonetana Giuseppina Giovannoli.
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Secondo la ricostruzione dell’Arma – spiegata oggi in conferenza stampa dal Comandante provinciale dei Carabinieri di Latina Giuseppe Vitagliano (che lunedì 28 settembre verrà sostituito alla guida dal Colonnello Lorenzo D’Aloia), dal Comandante del Reparto Territoriale dei Carabinieri di Aprilia Roberto Barbera e dal Comandante della Stazione di Sermoneta Antonio Vicidomini -, ad architettare tutto è stato il Presidente, nonché fondatore, della Pro Loco di Sermoneta, Giuseppe Gentile, titolare dell’Autodemolizioni a Latina Scalo.
Gentile, dopo aver sostenuto la candidatura alle scorse elezioni amministrative di Giovannoli, si è ritenuto insoddisfatto dell’indipendenza del sindaco culminata in alcuni atti amministrativi che lo avrebbero escluso o danneggiato. In sostanza, Gentile, che nelle intercettazioni definisce Giovannoli con parole che i Carabinieri definiscono irripetibili perché rivolte a una signora, in una sorta di lesa maestà avrebbe avvertito una mancanza di rispetto non essendo coinvolto nelle attività dell’amministrazione, nonostante si fosse speso in campagna elettorale per consentire la vittoria dell’attuale sindaco.
Il 56enne sermonetano, conosciuto da tutti in città (lo chiamano tutti col diminutivo Pino), era contrariato dalle scelte dell’amministrazione Giovannoli, in particolare rispetto alla sua esclusione dalla Fiera di San Michele dell’anno scorso nel centro storico, e si è vendicato prima della Marcelli (che ha la delega per il centro storico nella Giunta Giovannoli) e poi del sindaco Giovannoli, sin dall’origine destinataria dei propositi di risentimento del Presidente della Pro Loco.
A quanto riportano i Carabinieri, Gentile si è servito di due soggetti noti alle Forze dell’Ordine: si tratta del 44enne Emanuel Poli di Sermoneta (gravato di piccoli precedenti e in passato legato a Maria Grazia Di Silvio, madre dei fratelli Travali) che ha agito in tutti e tre gli attentati, e del cognato, il 41enne pregiudicato Giovanni Bernardi di Latina (piuttosto conosciuto negli ambienti criminali) protagonista solo del primo incendio (7 febbraio) poiché, nei giorni seguenti, fu arrestato a Latina per una rapina. Coinvolta anche la compagna di Poli, la 49enne Angela Toti l’unica a non essere stata oggetto di misura cautelare in carcere trovandosi, da stamani, ai domiciliari.
In sostanza, il Presidente della Pro Loco, non partecipando a nessuno degli attentati, ha assoldato i suddetti pregiudicati per incendiare le auto e portare a compimento le ritorsioni. Secondo gli inquirenti, Gentile avrebbe voluto gestire l’organizzazione di fiere e eventi a Sermoneta; in particolare, come detto, la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso è stata la sua esclusione dalla Fiera di San Michele del 2019.
Inoltre, secondo l’Arma, Gentile ha interessi privati nel centro storico: un immobile che avrebbe voluto trasformare in un B&B. I lavori dell’attività di Bed&Brakfast in Piazza del Popolo che Gentile stava approntando, però, non andarono avanti, ecco perché Sindaco e Vice Sindaco ordinarono la rimozione delle impalcature. Un gesto che Gentile ha vissuto come un affronto scatenando in lui il senso di rivalsa verso coloro che, secondo lui, avrebbe sostenuto contro tutto e tutti.
Gentile, quindi, ingaggiò Bernardi e Poli – la compagna di Poli, Angela Toti, è presente in tutti e tre gli episodi incendiari – per concretizzare la vendetta.
Il Vice sindaco Maria Marcelli vide così nell’arco di 15 giorni due auto riconducibili a lei bruciare. Chiaro fu sin da subito il dolo, avendo trovato gli investigatori, almeno in un’occasione, l’innesco. Ad andare a fuoco, intorno alle 21.30 di sabato sera 22 febbraio, fu l’automobile del figlio di Maria Marcelli, una jeep Suzuki. Quindici giorni prima, invece, l’episodio che aveva direttamente riguardato la sua vettura: una Range Rover Evoc bruciata nella tarda serata del 7 febbraio.
In seguito, il 9 maggio, fu incendiata nella notte l’auto di Pina Giovannoli, con il danneggiamento della vettura del fratello. Entrambi i veicoli erano parcheggiati vicini all’interno della proprietà di famiglia. Gli accertamenti eseguiti, subito dopo aver domato le fiamme, consentirono di verificare la presenza di un innesco.
Bernardi non partecipò agli ultimi due attentati (quelli del 22 febbraio e del 9 maggio) perché fu arrestato, in flagranza, la sera del 17 febbraio per le rapine consumate rispettivamente prima presso un negozio di alimentari in via Sabotino a Latina e, subito dopo, presso una tabaccheria sita in via Cisterna sempre nel capoluogo di provincia (leggi di seguito i due approfondimenti). Dapprima, l’arresto di Bernardi, il primo indiziato nel corso delle indagini, fece dubitare i militari che fosse lui ad aver bruciato l’auto del Vice Sindaco Marcelli. Il suo arresto, infatti, avvenne il 17 febbraio e, 5 giorni dopo, fu incendiata l’auto del figlio del Vice-Sindaco Marcelli. Qualcosa non quadrava, se Bernardi era l’autore dell’incendio del 7 febbraio, chi aveva compiuto quello del 22 febbraio se il pregiudicato latinense si trovava in carcere? Solo una battuta d’arresto nel filo logico investigativo poiché i militari, ben presto, compresero che Bernardi era collegato a Poli e, quindi, al mandante Gentile.
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Grande merito è stato dato alla Stazione di Sermoneta che ha analizzato le immagini della video-sorveglianza e i ponti-ripetitori. Il primo indizio è l’individuazione dell’auto di Bernardi, un’Alfa 147 piuttosto vecchia. In seguito, con attività di intercettazioni, si scoprono anche gli altri due complici e il mandante.
Più volte, il sindaco Giovannoli ha percepito la minaccia da Gentile con atteggiamenti e sguardi. Minacce comprovate dall’attività di intercettazione in cui il Presidente della Pro Loco manifestava la sua acredine nei confronti del primo cittadino. Ad ogni modo non ci sono state rivendicazioni nell’immediatezza degli attentati. Sospetti su Gentile (ndr: non mancano in passato per lui alcuni guai giudiziari, ad ogni modo risolti) che erano stati messi al vaglio dopo che i Carabinieri hanno ascoltato il sindaco Giovannoli. Più piste, infatti, sono state state battute ma poi, con l’avanzare delle indagini, è stato chiaro il quadro.
Lo scopo di Gentile era far dimettere il sindaco per orgoglio personale, profilando persino una sua prossima candidatura alle elezioni amministrative (“Dividi e conquista” – così ha detto Gentile in un’intercettazione citata dai militari). Colpita prima il vice sindaco perché l’obiettivo era più semplice – le auto si trovavano sulla strada – in un’escalation che ha portato a penetrare in casa del sindaco e bruciare l’auto violando la proprietà privata.
In particolare, la sera precedente al 9 maggio, quando brucia l’auto del sindaco, i Carabinieri controllarono Poli e Toti in un posto di blocco. Per tale ragione i due rinviarono l’attentato al giorno dopo.
Il prezzo degli attentati non viene specificato dai militari: non è emerso il do ut des, a parte una cessione di una moto-ape. Non c’è certezza di passaggio di denaro secondo i Carabinieri anche se il gip scrive nell’ordinanza che “è allarmante la circostanza che sia il Bernardi che il Poli hanno agito dietro la corresponsione di denaro e che denota una certa spregiudicatezza“. Sul lato della politica, Gentile non avrebbe avuto promesse di ritorno economico dal Sindaco Giovannoli. Il suo, a dire degli inquirenti, è stato un vero e proprio moto d’orgoglio scaturito nella violenza di tre attentati incendiari. E a Sermoneta nessuno si stupisce più di tanto: da molti cittadini Pino Gentile è descritto come un uomo dal temperamento, per così dire, vigoroso. Rispettato da tutti, se non temuto, sicuramente una personalità forte che si è scontrata con un’altra non di certo mite come quella del Sindaco di Sermoneta. Solo che il primo ha passato il segno – sempre che nelle sedi opportune sia confermato quanto prospettato dall’indagine – rivolgendosi a pregiudicati con l’obbiettivo di vendicarsi bruciando le auto di chi non gli andava più a genio. Così Gentile e Poli in un’intercettazione, tanto per comprendere i propositi che animavano loro: “Allora aspettamo che se fa quella nuova (ndr: si riferiscono all’autovettura che sarebbe stata comprata dal Sindaco dopo l’incendio)…no aspettamo che se fa chella nova…è normale appicci chella, annamoci alla casa porco…annamoci e appicciamoci tutto“.
Intanto, in mattinata, il sindaco Giovannoli ha voluto ringraziare i militari dell’Arma: “Questa mattina, appresa la notizia, ho telefonato al comandante del Reparto territoriale di Aprilia col. Riccardo Barbera e della stazione di Sermoneta mar. Antonio Vicidomini per complimentarmi, a nome mio personale e dell’intera amministrazione comunale, per la brillante conclusione delle indagini sugli attentati incendiari che hanno riguardato la mia auto e quelle del vicesindaco Maria Marcelli. A giudicare ci penserà la magistratura: piena fiducia nel loro operato. Io non posso che esprimere la mia soddisfazione per l’attività investigativa svolta egregiamente dalla Procura di Latina e dai carabinieri e conclusa in pochi mesi. Io, l’amministrazione e l’intera comunità meritavamo risposte su episodi vili e preoccupanti per una città come la nostra, che si è sempre distinta per accoglienza, solidarietà e rispetto del prossimo. Aver fatto chiarezza su questa vicenda è stato importante, perché a essere minacciata non ero solo io o la vice sindaco, ma tutta la comunità. Quanto accaduto ha scosso me, Maria Marcelli e le nostre famiglie, ma non abbiamo mai abbassato la testa: la legalità e il rispetto delle regole sono stati e restano il cardine della nostra attività amministrativa e sono orgogliosa del fatto che questo sia emerso anche dalle indagini. Andiamo avanti a testa alta con ancora più convinzione ed entusiasmo, insieme a tutti i miei consiglieri, nell’interesse esclusivo del bene comune, non di pochi ma di tutti. Grazie a tutti per l’affetto dimostrato!“. E poco dopo anche il vice sindaco Marcelli ha voluto scrivere la sua gratitudine all’Arma: “Mi associo al Sindaco Giovannoli rinnovando le mie più sentite congratulazioni al comandante Vicidomini e a tutte le forze dell’ordine nelle quali ho sempre avuto piena fiducia, un plauso da parte mia, del Sindaco, delle nostre rispettive famiglie e di tutti i cittadini di Sermoneta.Le indagini hanno anche accertato che questa Amministrazione non si lascia condizionare da nessuno: la legalità e il rispetto delle regole continueranno ad essere la via maestra del nostro mandato.Grazie a tutti per la vicinanza e l’affetto dimostrato“.