CHIUSURA PPI: MINISTERI E REGIONE D’INTESA DAL 2014

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Il ministro della Salute Giulia Grillo ha lasciato la questione "spinosa" dei PPI all'Ufficio V

LA LETTERA DI DE LILLIS DEL 18 SETTEMBRE 2018

Il Consiglio comunale straordinario di Cori del 23 giugno del 2018 ha deliberato all’unanimità la difesa del Punto di Primo Intervento. A cascata analoghe deliberazioni sono state tra il mese di luglio e agosto adottate in seno ai consigli di Sezze, Sabaudia e Gaeta. A Sabaudia il Comitato di Brugnola ha raccolto 8767 firme protocollate per l’ASL di Latina il 21 agosto. In questo contesto il primo cittadino di Cori Mauro Primio De Lillis invia il 18 settembre una lettera, sottoscritta per giunta dagli altri undici sindaci sede dei PPI laziali, indirizzata al Ministro della Salute Giulia Grillo, al Ministro dell’Economia e Finanze Giovanni Tria, al Presidente della Regione Nicola Zingaretti e al Presidente della Commissione VII del Consiglio regionale Giuseppe Simeone. In essa si sottolineano le peculiarità morfologiche del territorio laziale, con infrastrutture che impongono in molti casi tempi medio-lunghi a causa della distanza tra i diversi paesi e città, e la presenza di strutture ospedaliere dislocate a diverse decine di chilometri. Il documento termina con la istanza di soprassedere alla chiusura degli attuali PPI determinando un’ingiusta interruzione di un Servizio Pubblico essenziale che non può esser sostituito da soluzioni tampone.

Il sindaco di Cori, Mauro Primio De Lillis, ha atteso una risposta dalla Grillo e da Zingaretti per molto tempo

La risposta arriva solo il 27 novembre dal Direttore Generale della Programmazione Sanitaria-Ufficio V del Ministero della Salute. Silvia Arcà scrive che nell’attuale scenario, con le regioni impegnate nel processo di riorganizzazione dell’assistenza territoriale, attraverso la costruzione di una rete integrata di servizi sanitari e sociali e l’istituzione delle nuove modalità organizzative delle cure primarie, la permanenza sul territorio dei Punti di Primo Intervento parrebbe difficilmente giustificata. Il Direttore dell’Ufficio V fa successivamente riferimento al DM 70/2015 che prevede la trasformazione dei PPI in postazioni medicalizzate del 118 entro un arco temporale predefinito. D’altro canto la Dirigente menziona la necessità di realizzare servizi d’assistenza primaria, cui trasferire le patologie a bassa gravità, in modo da tenere ben distinte le funzioni di urgenza da quelle di assistenza sul territorio. Arcà in ultimo suggerisce di interloquire direttamente con la Regione Lazio, impegnata a istituire i nuovi modelli organizzativi tenendo conto delle peculiarità delle singole province. Nella forma il Sindaco di Cori ha tutto il diritto di essere piccato: la missiva era rivolta al Ministro e la Grillo avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di apporre la propria firma su un documento che riguarda una questione che non ha più caratteri meramente amministrativi, ma politici. Se analizziamo invece il contesto normativo e la sostanza, Silvia Arcà, alla quale è stata passata “la patata bollente”, ha fornito l’unica risposta possibile. Tra l’altro con una chiarezza espositiva e una proprietà di linguaggio, non sempre diffusa tra i burocrati, che lascia poco spazio a dubbi o ad equivoci.

La risposta di Silvia Arcà, Direttore Ufficio V del Ministero della Salute, al Sindaco di Cori.

L’INTESA TRA MINSAN E REGIONE LAZIO NEL 2014

Come già riportato in PPI: sette punti della discordia nella sanità pontina, l’atto di intesa n.98 del 2014 tra Stato e Regioni prevedeva il superamento delle strutture dei PPI (Atto Repertorio n. 98/Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Province Autonome del 5 agosto 2014 “Intesa sullo schema di decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, concernente il regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera). All’allegato n.1 punto 9.1.5 è disciplinato che: “La mission dei Punti di Primo Intervento è la trasformazione in postazione medicalizzata del 118 entro un arco temporale predefinito, implementando la attività territoriale al fine di trasferire al sistema dell’assistenza primaria le patologie a bassa gravità e che non richiedono trattamento ospedaliero secondo protocolli di appropriatezza condivisi tra 118, DEA, HUB o Spoke di riferimento e Distretto, mantenendo rigorosamente separata la funzione di urgenza da quella dell’assistenza primaria”.

Striscione al capolinea della COTRAL di Cori

IL DECRETO 70 E IL DECRETO REGIONALE 257

I contenuti dell’Intesa li ritroviamo tali e quali nel Decreto Interministeriale n. 70 del 2 aprile 2015, adottato dagli allora ministri Beatrice Lorenzin e Pier Carlo Padoan. Nella cornice delle linee guida concordate, Nicola Zingaretti con il Decreto del Commissario ad Acta 257/2017 non menziona la soglia dei 6mila accessi annui, al di sotto dei quali era prevista la trasformazione del PPI in Presidio Ambulatoriale Territoriale e al di sopra dei quali la trasformazione del PPI avrebbe dovuto avvenire nell’ambito della rete d’Emergenza. Vengono bensì accorpati dodici Punti di Primo Intervento laziali sotto una normativa comune, i restanti vengono nel tempo o declassati a PAT (Anagni), facendo riferimento al DM 70, o valorizzati e trasformati in Pronto Soccorso (si pensi al CTO Andrea Alesini di Garbatella). Per i dodici si prevede un doppio regime ambulatoriale e di postazione 118. L’interpretazione diffusa fu inizialmente quella secondo la quale nelle ore diurne avrebbe dovuto funzionare l’Ambulatorio di Cure Primarie Specializzate, mentre nelle ore notturne la postazione medicalizzata sotto il coordinamento di ARES 118 sarebbe stata a disposizione delle urgenze. In tale direzione si era mosso il Direttore generale Giorgio Casati nella sua Prima Proposta di Rimodulazione dei PPI presentata il 23 ottobre in Conferenza locale sociale e sanitaria. La rottura avvenuta nel corso della successiva Conferenza tra Azienda e Sindaci ha portato alla riformulazione della Proposta. La Seconda Proposta , che estende l’orario degli ACPS a 24 ore, e non più alle sole 12 diurne, oltre a garantire personale e offerta sanitaria invariati, ha avuto un consenso largo, ma non unanime, durante il Comitato ristretto dei Sindaci del 20 novembre. Ad onor del vero il Sindaco di Cori e l’assessore alle politiche sociali e sanitarie di Sabaudia Ennio Zaottini sono stati tra i pochi a reputare la proposta insufficiente. Zaottini ha presentato delle controproposte di cui si è già trattato in PPI: per Sabaudia la nuova Proposta resta insufficiente. Il 27 novembre Casati presso la sala della Direzione ASL del Goretti ha illustrato il Piano triennale aziendale sottraendo al dibattito la questione dei PPI. Appare chiaro come il manager di Broni (PV) abbia chiesto implicitamente un periodo di tregua ai Comuni in attesa di tempi migliori per negoziare.

Il Consigliere Orlando Angelo Tripodi (a sinistra) e il Sottosegretario alla Sanità Maurizio Fugatti (al centro).

QUELLE PASSERELLE DI SETTEMBRE

Sebbene in modo tardivo, ai sindaci pontini, in particolare a De Lillis e alla Gervasi, bisogna dare atto di aver fatto negli ultimi 5 mesi il possibile per scongiurare il depotenziamento dei servizi sanitari di emergenza nella periferia. Di “cattivo gusto” e aventi come unico scopo quello di accrescere la propria visibilità e il proprio consenso elettorale sono state le visite al Ministero della Salute della senatrice dell’M5S Marinella Pacifico e del Consigliere regionale Orlando Angelo Tripodi dello scorso settembre. Addirittura, il 26 settembre a seguito della visita del Consigliere leghista alcuni giornali locali  avevano parlato di rassicurazioni da parte del sottosegretario Maurizio Fugatti circa la permanenza dei PPI. Bastasse qualche passerella per determinare il futuro della sanità pontina! Ultimo appuntamento per coloro che hanno a cuore il destino dei servizi d’emergenza nei sette comuni rimane quello di domani a Piazza del Popolo. Alle ore 10.00 partirà un corteo, composto non solo da sindaci e comitati, ma anche dagli storici sbandieratori dei tre rioni di Cori, con destinazione finale la Direzione generale dell’ASL in Via Nervi.

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