Non si fanno attendere le reazioni dei sindaci alla notizia che la Provincia di Latina ha autorizzato un nuovo impianto di trattamento rifiuti a Mazzocchio
Scontata era scontata una presa di posizione di qualche amministratore. Ad ora, sono in tre ad aver sentito l’esigenza di esplicitare il loro dissenso alla decisione dell’ente di Via Costa di autorizzare una società, la Think Green srl di Pontinia, a installare un nuovo impianto di smaltimento e recupero rifiuti non pericolosi nella zona industriale di Mazzocchio, già martoriata negli anni dall’impianto della Sep sequestrato dall’Antimafia nel giugno 2019.
I sindaci di Priverno, Sonnino e Roccasecca dei Volsci – Anna Maria Bilancia, Luciano De Angelis e Barbara Petroni – con una nota nettissima (che pubblichiamo integralmente di seguito) stigmatizzano il “comportamento” amministrativo della Provincia di Latina, sia nei contenuti (“Mazzocchio ha già dato” e il loro territorio è stato gravato da miasmi insopportabili) sia nella forma.
Lamentano i primi cittadini, infatti, di non essere stati coinvolti nella conferenza dei servizi e ventilano l’eventualità di far valere le loro ragioni con precise azioni, in ragione del fatto, sostengono, che il provvedimento così come disposto non sia legittimo.
Intanto, dopo la pubblicazione dell’articolo di Latina Tu che dava conto dell’avvenuta autorizzazione provinciale nei confronti di Think Green, uno dei due detentori del capitale sociale della srl, l’ingegnere Massimiliano Sacchetti, ha voluto commentare la notizia: “A lupo a lupo come siete ipocriti. È meglio avere rifiuti in strada. Rifiuti nei fossi. Rifiuti che bruciano
Questo meritate“.
LA NOTA DEI SINDACI DI PRIVERNO, SONNINO E ROCCASECCA DEI VOLSCI
Abbiamo appreso oggi (ndr: ieri) dalla stampa locale che la Provincia di Latina ha autorizzato la Società Think Green srl alla realizzazione di un Impianto di Trattamento e di Recupero di Rifiuti Speciali non Pericolosi, nella zona industriale di Mazzocchio, a pochi metri da altri due impianti, tristemente noti, quelli della Sep e della Sogerit.
Il nostro disappunto è pari al timore che quella zona possa essere trasformata in una grande area di conferimento e trattamento rifiuti, causando altri nuovi problemi alle popolazioni che risiedono lì e nel resto del territorio dei Comuni di Priverno, di Sonnino e di Roccasecca dei Volsci, già vessate dai danni di un’industrializzazione selvaggia che ha sottratto alle comunità locali ettari di terreno fertile da coltivare, a fronte di fabbriche chiuse e fatiscenti, e ha inondato l’aria di ogni giorno degli odori nauseanti della Sep.
Ci saremmo aspettati, così come richiesto da tanti, una maggiore attenzione verso il nostro territorio che come si suol dire “ha già dato”, invece la disattenzione è stata totale perché non solo non si sono considerati i danni della Sep e le caratteristiche particolari del luogo (la presenza di siti storici e monumentali di pregio, di un fiume da tutelare, di una filiera agroalimentare di eccellenza), ma i nostri Comuni, non sono stati neppure invitati alla Conferenza dei Servizi che doveva decidere di autorizzare o meno il nuovo impianto.
Il solo Comune invitato è stato quello di Pontinia, di cui il sito destinato all’impianto fa parte, ma di fatto la zona dove questo deve essere impiantato è praticamente adiacente alle popolose frazioni di Sonnino scalo e di Fossanova, ed è molto più vicino al resto del territorio di questi Comuni e di quello di Roccasecca di quanto non lo sia all’abitato di Pontinia, ben oltre l’Appia. Per questo è incomprensibile che i nostri Comuni non siano stati nemmeno consultati e non abbiano neppure ricevuto la notifica della determinazione autorizzatoria dell’impianto rilasciata lo scorso 14 febbraio. Così una decisione così importante per le nostre popolazioni, è stata presa alla loro insaputa, in presenza dei funzionari della sola Provincia e dei Vigili del Fuoco e in assenza di tutti gli invitati a partecipare compreso lo stesso Comune di Pontinia.
Anche se soltanto ad una prima e sommaria lettura di tale Determinazione e ad una prima analisi della normativa vigente, riteniamo che il procedimento svolto possa essere viziato dal fatto che alla Conferenza di Servizi non sono stati invitati a partecipare né i comuni confinati e prossimi al sito della richiesta per la realizzazione dell’impianto, né il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che invece avrebbe dovuto partecipare perché sebbene il sito non risulta vincolato, è molto vicino ad altri siti di carattere archeologico e monumentale che si trovano a pochi metri, primi fra tutti il Borgo di Fossanova.
Tutta la procedura svolta dalla Provincia di Latina è stata condotta con il presupposto della mancanza, in capo ai Comuni confinanti, di un interesse diretto, concreto ed attuale, quando invece proprio in relazione all’idoneità dell’impianto a cagionare eventuali danni a tutta la zona adiacente, è facilmente deducibile l’interesse delle comunità vicine a partecipare fattivamente ad un processo atto amministrativo.
Proprio per tale ragione in giurisprudenza è stata riconosciuta, ai comuni limitrofi a quello interessato dalla realizzazione di un impianto di gestione di rifiuti, la qualità di soggetto interessato, sia ai fini della partecipazione alla conferenza di servizi indetta ai sensi dell’art. 208 D. L.vo 152/06, sia ai fini della impugnazione degli atti che autorizzano la realizzazione dell’impianto.
Altri motivi ci spingono a ritenere di dover contestare l’operato della Provincia di Latina. Tra questi, la constatazione che non è stata data alla competente Soprintendenza alcuna comunicazione del procedimento svolto, così come prevede il punto 13.3. delle Linee Guida nazionali, dove si stabilisce che “Nei casi in cui l’impianto non ricada in zona sottoposta a tutela ai sensi del d. lgs. 42 del 2004, il proponente effettua una comunicazione alle competenti Soprintendenze per verificare la sussistenza di procedimenti di tutela ovvero di procedure di accertamento della sussistenza di beni archeologici, in itinere alla data di presentazione della istanza di autorizzazione unica. Entro 15 giorni dal ricevimento della comunicazione, le Soprintendenze informano l’amministrazione procedente circa l’eventuale esito positivo di tale verifica al fine di consentire alla stessa amministrazione, nel rispetto dei termini previsti dal punto 14.6, di convocare alla conferenza di servizi le soprintendenze nel caso previsto dal punto 14.9, lett. e”.
La prescrizione in esame tende a prevenire il rilascio di atti di assenso che coinvolgano beni sui quali siano in corso procedimenti finalizzati alla dichiarazione di interesse culturale o paesaggistico: essa nulla ha a che vedere con la necessità di convocare alla Conferenza di Servizi il Ministero per i Beni e le Attività Culturali in relazione all’interessamento di beni che risultino già sottoposti a tutela ai sensi del D. L.vo 42/04, ma è invece funzionale ad ampliare l’oggetto della istruttoria in modo da ricomprendervi l’accertamento della eventuale pendenza di procedimenti finalizzati alla dichiarazione di interesse culturale o paesaggistico del sito sul quale deve sorgere l’impianto e a consentire alla Soprintendenza di far valere le esigenze di tutela pertinenti a tale interesse, sia partecipando alla Conferenza di Servizi sia adottando provvedimenti cautelativi.
La carenza di tale comunicazione che non viene mai nominata dal provvedimento conclusivo della conferenza di servizi ed il difetto di istruttoria che ne deriva inficiano sicuramente la legittimità del provvedimento conclusivo della Provincia di Latina.
Tenteremo il possibile perché questa decisione sia rivista alla luce delle considerazioni esposte.