Sergio Gangemi, l’imprenditore di Aprilia, considerato dalla DDA di Roma vicino alla ‘ndrangheta, è stato condannato a 9 anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso
A stabilirlo è stato il Tribunale di Velletri che ha condannato in primo grado Gangemi, difeso dagli avvocati Pierpaolo Dell’Anno e Giuseppe Fevola, dopo oltre sette ore di camera di consiglio del collegio presieduto dal giudice Laura Matilde Campoli, con a latere i colleghi Silvia Artuso e Fabrizio Basei. Estorsione col metodo mafioso riconosciuta dalla corte, a differenza dell’usura per cui l’imprenditore gravitante tra Roma, Aprilia e Latina è stato assolto.
Male sul fronte delle parti civili: le richieste di risarcimento dei Comuni di Pomezia e Aprilia, difesi dagli avvocati Leoncilli e Vasaturo, sono state respinte.
Per Gangemi, destinatario a novembre di un provvedimento di sequestro dei suoi beni per il valore di 10 milioni di euro, nell’ambito del quale spuntarono anche alcuni nomi ritenuti teste di legno delle sue società legati al territorio e alla politica pontina, il pm Giovanni Taglialatela aveva chiesto 14 anni di reclusione contestandogli l’estorsione, l’usura e gli agguati ai danni dei due imprenditori/ex soci di Aprilia e Pomezia, Ciampi e Bencivenga, avvenuti nel 2016.
Gangemi aveva scelto di essere giudicato separatamente dai suoi coimputati – il fratello Giampiero, Patrizio Forniti e Mirko Morgani – rinunciando alla lista dei testimoni della difesa e risarcendo una delle vittime con circa 300mila euro. Tutti e 4, secondo la Procura, erano accusati di aver chiesto ai due imprenditori 25 milioni di euro a fronte di un prestito di 13.
Il gruppo fu arrestato il 18 maggio 2018, al termine delle indagini avviate dalla Direzione Distrettuale Antimafia dopo l’esplosione di colpi d’arma da fuoco davanti la casa di una delle vittime, a Pomezia, a luglio 2016.