In realtà era stata già annunciata ad agosto la super draga di proprietà del Comune di Terracina, “attiva 12 mesi l’anno per garantire una migliore portualità, eliminare la sabbia dall’imbocco e fare ripascimenti su tutto il litorale“. Firmato il protocollo d’intesa della durata di cinque anni siglato tra la Regione Lazio e il Comune di Terracina, al fine di sbloccare l’erogazione da parte della Pisana di 500 mila euro di contributo per combattere l’erosione.
Poi, il 7 novembre, la delibera della Giunta guidata da Nicola Zingaretti a sancire che sì, lo strumento tanto agognato sta per arrivare con l’approvazione dello schema del succitato protocollo d’intesa tra la Regione Lazio e il Comune di Terracina per l’acquisto di una draga ed il ripascimento del litorale costiero di Terracina. Tradotto: un contributo economico di 500mila euro indirizzato all’acquisto della draga da destinare al Comune di Terracina.
Sarà che c’è una legge regionale del 1984 che considera i porti di Anzio, Formia, Terracina e Ventotene “di primaria importanza per le relazioni socio-economiche della Regione“; sarà che “il Porto di Terracina, essendo soggetto a sistematici fenomeni di insabbiamento a causa delle correnti marine che causano la formazione di una barra sabbiosa interferente con la linea di ingresso e di uscita dei mezzi naviganti, situazione di pericolosità più volte segnalata dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Terracina, necessita di periodici interventi di rimozione di sabbia dal fondo marino al fine di garantire la sicurezza della navigazione nel porto e la tutela della pubblica e privata incolumità”; all’occhio di qualsiasi cittadino, non solo di Borgo Grappa, questa pare una situazione, tutto sommato, ingiusta.
La situazione del Porto Canale di Rio Martino necessiterebbe al più presto di una draga, questo è pacifico, ma per esso la Regione non sigla intese o produce delibere, anzi costringe la Provincia di Latina e gli enti locali come i Comuni di Latina e Sabaudia, a saltabeccare tra una promessa e l’altra, andando incontro, tutti, a ripetute figuracce compresi comunicati in pompa magna che, irrimediabilmente, vengono disattesi. L’ultima, andata in onda la scorsa settimana, è stata la promessa della Provincia di Latina, nella persona del Presidente Carlo Medici, di anticipare i soldi con somma urgenza – probabilmente 45mila euro – per il dragaggio dell’avamporto dove, per intenderci, domenica 27 ottobre, due barche si sono arenate a causa di quei “sistematici fenomeni di insabbiamento” che per Terracina meritano un esborso di 500mila euro ma per Rio Martino evidentemente no.
Ed è solo di magra consolazione sapere che, con le mareggiate previste nei prossimi giorni, il fondale del porto-canale potrebbe aumentare grazie a quella che, in gergo tecnico, è chiamata “rip current” o corrente di risacca.
Sia beninteso, che il risultato di Terracina, se poi effettivamente raggiunto (si spera prestissimo), sia una manna per la città è positivo. Nessun cittadino della provincia potrebbe invidiarlo. Ma che sulla questione di Rio Martino ci sia una differenza è evidente. Si obietterà: ci sono le leggi che non considerano Rio Martino alla stregua di un porto di “categoria e classe” come Terracina e Anzio (legge 84/1994), lasciandolo alle definizioni di punto di ormeggio e approdo turistico (Dpr 509/97).
Eppure, secondo un’azzeccata definizione di “Regione dei diritti” utilizzata dall’ambientalista Giorgio Libralato in altro ambito (quelli dei rifiuti), cosa dovrebbe succedere a Rio Martino prima che la sicurezza, garantita dalla Capitaneria di Porto di Terracina, diventi un tema all’ordine del giorno per gli amministratori della Pisana? È mai possibile dover aspettare una legge apposita (un’altra!) che, chissà quando verrà non approvata ma quantomeno abbozzata, conferisca a Rio Martino il gonfalone del porto?
Senza contare l’ampiamente ricordata e annosa questione su chi debba concedere l’area: una questione con cui la Regione gioca a nascondino trovando, va detto, di fronte a sé, amministratori locali che, per varie ragioni di ordine politico e amministrativo, non battono i famosi pugni sul tavolo.
Le leggi, si sa, sono sovrastrutture concepite e costruite dagli uomini, ma il mare non segue i percorsi della burocrazia. E nemmeno i pescatori, se potessero.