Chi lo avrebbe mai detto che nella Link Campus University (l’Università in qualche modo coinvolta nel Russiagate) ci sarebbe stata anche una spruzzata di Latina?
LINK CAMPUS UNIVERSITY
La Link Campus University, filiale italiana (con sede a Roma) dell’Università di Malta, è finita al centro di una trama di spionaggio internazionale per le mail rubate dagli hacker russi alla candidata democratica Hilary Clinton e offerte all’entourage di Donald Trump da Joseph Mifsud.
Quest’ultimo è un accademico maltese con un contratto proprio alla Link Campus University di Roma e di lui si sono perse le tracce dal 2018, anche se stando ad alcune indiscrezioni sarebbe stato nella Capitale fino ad aprile 2019.
Stiamo parlando di quello che appare come un vero e proprio intrigo internazionale, che ora ha toccato anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Infatti, sempre in relazione alla vicenda in questione, quest’ultimo avrebbe autorizzato (quando era ancora gialloverde e non ancora giallorosso) il Ministro della Giustizia William Barr a parlare con i servizi segreti italiani nell’ambito di una sorta di inchiesta voluta da Trump sulla figura di Joseph Mifsud.
Da ricorda, anche, che la Link Campus University è stata fondata ed è presieduta da Vincenzo Scotti, nato a Napoli nel 1933. Quest’ultimo ha avuto una lunga carriera ai vertici della Democrazia Cristiana, ricoprendo la carica di ministro in diversi dicasteri importanti tra il 1978 ed il 1992. È stato poi rispolverato da Berlusconi come sottosegretario agli esteri (12/5/2008 – 8/11/2011) e, guarda caso, proprio in questo periodo, ed esattamente il 21/9/2011, viene emesso il decreto per la fondazione della Link Campus University.
LA SPRUZZATA DI LATINA
Dal 18/6/2015 ricopre la carica di componente del collegio sindacale nella Link Campus University di Roma il Rag. Carlo Aberto Zaccheo, anche detto Raùl Castro per essere per lo più conosciuto in città come il fratello dell’ex Sindaco Vincenzo Zaccheo e attivissimo sui social nello sponsorizzare l’amministrazione del fratello medesimo (2002-2010), con la speranza che qualcuno si accorga di lui – è noto che Vincenzo Zaccheo è ospite fisso agli eventi leghisti a Latina, non senza qualche imbarazzo da parte di alcuni militanti, ma riscuotendo ancora credito in maggiorenti del leghismo pontino.
Tornando all’università romano-maltese, il collegio sindacale viene nominato internamente e di certo, in un contesto come quello che abbiamo visto, occorre essere, per dirla alla romana, parecchio ammanicati.
La circostanza descritta non è la sola in cui il Raùl Castro de noantri ha dato prova di possedere su Roma tentacoli da piovra.
I TEMPI BELLI DI ALLEANZA NAZIONALE A ROMA
Mentre quello alla Link University è un incarico ancora in corso ed è oscuro il tipo di ammanicamento, gli altri incarichi romani, dai quali nel frattempo è cessato, gli sono derivati dalla sua appartenenza ad Alleanza Nazionale e dalla sua capacità di intrufolarsi. .
È stato revisore dei conti in Laziodisu, ente regionale per il diritto allo Studio (dal 2018 si chiama DiSCo). La sua nomina risale al periodo di Francesco Storace (Alleanza Nazionale) Presidente della Regione Lazio.
È stato componente del collegio sindacale nella società “AMA Soluzioni integrate S.r.l.”, il cui unico socio era AMA Spa, l’azienda municipale di Roma Capitale che si occupa dei rifiuti. La sua nomina risale al periodo di Gianni Alemanno (Alleanza Nazionale) Sindaco di Roma.
Da non dimenticare poi che per lungo tempo è stato membro della Giunta Esecutiva dell’A.S.I – Alleanza Sportiva Italiana – una sorta di emanazione di Alleanza Nazionale nel campo dello sport (in proposito si rimanda all’articolo del 24 marzo 2019 “Lega made in Latina, ci mancava pure Claudio Barbaro!”).
Obiettivamente non è la prima volta e non sarà nemmeno l’ultima che determinati incarichi vengono dati in base alla tessera di partito e alla capacità personale di accreditarsi e/o di farsi accreditare verso il potente di turno. Sotto questo aspetto possiamo quindi dire che Carlo Alberto Zaccheo si è semplicemente comportato come fanno anche molti altri, che cercano di ottenere dalla politica i maggiori vantaggi (leciti) possibili.
C’è però un’altra vicenda, che questa volta riguarda proprio Latina, che getta altre ombre, oltre alle tante già risapute, sul periodo di Vincenzo Zaccheo Sindaco e ha per protagonista proprio Carlo Alberto.
IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE….PARDON DI COLUCCI
Siamo nella prima metà del 2001.
Il secondo mandato di Ajmone Finestra si avvia al temine. Tutti sanno che il prossimo candidato sindaco del centrodestra sarà Vincenzo Zaccheo, all’epoca deputato in Parlamento e consigliere comunale, così come tutti sanno che il centrodestra vincerà senza alcun problema le elezioni comunali previste per il maggio 2002. Il servizio di smaltimento dei rifiuti è gestito a Latina da poco più di due anni dalla società mista “Latina Ambiente Spa”, in cui la parte pubblica (Comune di Latina) ha il 51% e la parte privata il 49%.
La parte privata è rappresentata da una società del gruppo Colucci, famiglia attiva da molti anni nei servizi ambientali attraverso varie società sparse su tutto il territorio nazionale.
Ebbene, proprio in coincidenza con lo svolgimento del servizio a Latina e con la situazione politica locale nella quale è scontato che il deputato nazionale Vincenzo Zaccheo da lì a poco sarebbe stato il Sindaco di Latina, il Rag. Carlo Alberto Zaccheo diventa in poco tempo componente di ben remunerati collegi sindacali in numerose società del gruppo Colucci.
Non crediamo si possa venire additati come maligni se si pensa che i Colucci abbiano scelto il Raùl Castro de noantri per via di una segnalazione pervenuta da qualcuno che era opportuno accontentare.
Né crediamo si possa venire additati come maligni se si pensa che Vincenzo Zaccheo abbia qualcosa a che fare con quella segnalazione.
Il punto centrale della gravità della vicenda è che nel caso specifico non ci si è limitati, come a Roma, a cercare di trarre i massimi vantaggi possibili dalla preziosa tessera di Alleanza Nazionale. Nel caso di Latina il Sindaco Vincenzo Zaccheo senza farsi alcuno scrupolo ha perso la propria autonomia e indipendenza nei confronti di un imprenditore che svolgeva un servizio per conto del Comune e che il Comune aveva l’obbligo di controllare.
A dire il vero non siamo i primi a sollevare la questione.
Proprio nei primissimi tempi dell’amministrazione Zaccheo il settimanale “L’Espresso” fece un servizio sulla vicenda, nel quale evidenziava tutti gli incarichi ricevuti da Carlo Alberto Zaccheo all’interno delle società del gruppo Colucci e sottolineava l’inopportunità della situazione, visto che è nella naturale dinamica dei rapporti tra Comuni e Imprese che svolgono servizi per il Comune che possano sorgere dei contrasti da dirimere.
All’epoca, quando la questione era di stretta attualità, i precursori del PD si limitarono, come al solito, allo stretto indispensabile e non batterono il ferro che era caldissimo. Del resto tale atteggiamento di sottomissione a Zaccheo li ha sempre contraddistinti (si veda in proposito l’articolo del 2 luglio 2019 “A qualcuno piace perdere facile”).
Pare invece che Vincenzo Zaccheo rimase parecchio infastidito dal servizio dell’Espresso e si narra di un suo sfogo nel quale disse: “Ma perché mio fratello non deve lavora’?”
Non crediamo ci sia da aggiungere altro.