Tocca un nervo scoperto il comunicato dell’associazione “Cittadini contro le mafie e la corruzione” che, dopo l’attentato incendiario contro l’auto della Presidente del Comitato dei residenti di Bella Farnia Annalisa Comandini, rilancia sulla questione di una mala più o meno organizzata all’interno della comunità indiana di Sabaudia.
“La mafia dei “buoni a prescindere – scrivono Antonio Turri, Gianni Ciotti e Luigi Di Pace di “Cittadini contro le mafie e la corruzione” – colpisce a Sabaudia e minaccia con il fuoco una donna, Annalisa Comandini, che da sola, contro il disinteresse di pezzi delle Istituzioni, da anni, denuncia come la criminalità organizzata, sempre più assimilabile nei modus operandi, a quella mafiosa, gestisce un territorio e una consistente parte della comunità di lavoratori stranieri, (la numerosa popolazione indiana), che vive in tutto il Basso Lazio e nell’area dei Monti Lepini“.
Una gestione del territorio che, effettivamente, è resa evidente da un controllo anche sul lato dello spaccio che coinvolge i braccianti ed è organizzato integralmente da indiani che fanno arrivare la droga – per lo più bulbi di papaveri da lavorare in oppio – direttamente dall’esterno, saltando l’intermediazione della mala pontina. Alcune fonti, come Latina Tu riportava a settembre, sostengono che lo spaccio nell’area di Bella Farnia sarebbe gestito da un indiano (leggi qui articolo per intero).
“Grazie alle denunce scomode di Annalisa Comandini – continua il comunicato di Turri, Ciotti e Di Pace – vengono smascherati gli “struzzi” che si annidano in vasti settori dell’intellighenzia conformista, delle paludi pontine. Con analisi e conoscenze superficiali o peggio interessate, si tenta da anni di manipolare una realtà fatta di sfruttamento delle centinaia di lavoratori extra comunitari, solo in parte addebitabile ad alcuni datori di lavoro italiani spregiudicati e con vocazione delinquenziale. Spesse volte, come nel caso della “bidonville” di Bella Farnia, i cittadini di origine indiana vengono assoggettati ad un vero e proprio regime di omertà e controllo da parte di personaggi della stessa nazionalità, non solo attraverso la pratica criminale del caporalato gestito, non poche volte, dagli stessi immigrati“.
Al di là del dibattito inquinato sull’immigrazione, in cui ci si divide tra il “chiudiamo i porti” di salviniano conio e le pelose e, talvolta ipocrite, approssimazioni di sinistra sul mito dell’accoglienza, è sacrosanto comprendere come in ogni comunità straniera si annidi, spesso nelle realtà meno strutturate economicamente, il germe di micro-organizzazioni che, se non controllate, possono radicarsi nel tessuto sociale dei più deboli e diventare, invero, sempre più forti e gerarchizzate.
Rimane, ad ogni modo, ardito, alla luce delle ultime inchieste nel territorio di Latina e del Basso Lazio – come Commodo e Welcome to Italy – individuare e, di conseguenza, diminuire fenomeni complessi nella sola spregiudicatezza di delinquenti italiani.
Indipendentemente dall’estremizzazione che utilizzano per spiegare il fenomeno – stranieri come malavita organizzata, italiani mele marce – l’associazione “Cittadini contro le mafie e la corruzione” conclude il suo comunicato con una proposta interessante: un appello per una grande assemblea cittadina a Sabaudia.
“Sarebbe giusto domandare le ragioni per le quali sia stato possibile regolarizzare il soggiorno delle decine di immigrati indiani che vivono ammassati in pochi metri quadri nelle ex residenze estive di quel territorio. Per far cessare le pratiche illegali di sfruttamento di centinaia di Persone, oltre alle Istituzioni preposte, si dovrà agire con gli strumenti della denuncia e della protesta a disposizione dei cittadini, anche al fine di tutelare quanti, come nel caso, della signora Annalisa Comandini, non gettano la spugna innanzi i “boss” delle criminalità etniche che vanno organizzandosi su quei territori. Proponiamo quindi l’organizzazione di una assemblea cittadina sui temi in questione da tenersi nei prossimi giorni nella città di Sabaudia“.