Si è svolta ieri a Roma l’udienza per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura della Repubblica di Roma per i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato, abuso d’ufficio e falso in relazione al progetto di finanza riguardante la ormai famigerata metropolitana leggera di Latina.
L’accusa è rivolta contro l’ex Sindaco Vincenzo Zaccheo e altre nove persone, che hanno partecipato al progetto di finanza a vario titolo in rappresentanza sia della parte pubblica sia della parte privata.
Si tratta di una storia assurda, a tratti surreale, e anche quanto deciso ieri dal Giudice di Roma si sposa bene con tutta la vicenda. Infatti, per dirla in due parole, quest’ultimo in sostanza ha ritenuto che la richiesta di rinvio a giudizio sia stata scritta talmente male da non rendere possibile un suo giudizio. Ha pertanto invitato la Procura di Roma a riformularla e ha fissato una nuova udienza per il 10 gennaio 2020.
Francamente gli esiti dell’indagine della Procura della Repubblica di Latina sono comunque assolutamente irrilevanti al fine di esprimere un giudizio politico – amministrativo sulla vicenda.
L’aspetto penale riguarda ben specifiche condotte individuate come fattispecie di reato dal codice penale e il giudizio sull’operato di una amministrazione pubblica prescinde dalle eventuali vicende penali, tra l’altro destinate a durare in alcuni casi per molti anni.
IL GRANDE BLUFF
Sulla questione metro si sa ormai tutto, essendo di pubblico dominio non solo i relativi atti deliberativi ma anche tutti i documenti correlati. Sappiamo anche, purtroppo, che sono pendenti presso il Tribunale di Latina cause civili proposte contro il Comune di Latina dalla società Metrolatina (parte privata nel progetto di finanza) e dagli altri privati facenti parte la struttura di supporto al RUP per più di trenta milioni di euro.
Ebbene, ormai non può esservi più alcun dubbio sul fatto che la cosiddetta “metropolitana leggera” rappresenti il più grande bluff politico – amministrativo nella storia della città e, probabilmente, conserverà tale connotazione per sempre, in quanto la follia economica e finanziaria perpetrata da Zaccheo & Co. difficilmente potrà mai essere superata.
Come in tutti i grandi bluff, vi è una devastante miscellanea di situazioni farsesche, di dichiarazioni bugiarde e di comportamenti (politici e amministrativi) vergognosi.
LA FARSA
Ai primi di dicembre del 2006, la città si svegliò tappezzata di manifesti con i quali il Comune di Latina annunciava l’arrivo della “metropolitana” nel capoluogo.
A distanza di poche ore, l’amministrazione comunale di Latina collocò in Piazza del Popolo un vagone della “metrotramvia leggera di superficie” proveniente dal Comune di Padova.
Il suddetto vagone rimase in esposizione per due settimane, durante le quali il sindaco Vincenzo Zaccheo dichiarò ripetutamente che i lavori sarebbero iniziati a marzo 2007 e che l’opera sarebbe stata a costo zero per il Comune.
Prima che il vagone venisse tolto, il Comune di Latina organizzò una cerimonia in Piazza del Popolo, nel corso della quale il Sindaco tagliò un nastro tricolore apposto dinanzi al vagone e, sorridente, varcò le porte del mezzo accomodandosi sui sedili.
Evidentemente non ancora soddisfatto, Zaccheo, a dicembre del 2009, organizzò un’altra cerimonia, stavolta in zona Q4, per celebrare quello che all’epoca venne definito dall’amministrazione l’imminente inizio dei lavori.
Il quadro che ne esce fuori è perfetto per un film del filone “commedia all’italiana” caratterizzato da personaggi cialtroneschi e inaffidabili.
LA BUGIA
Al di là degli annunci farsa, il problema vero della tramvia, come ampiamente dimostrato dagli eventi successivi, era rappresentato da quella che è stata la grande bugia detta da Zaccheo, secondo cui l’opera sarebbe stata a costo zero per il Comune.
Sarebbe bastato leggere i relativi documenti, in particolare il piano economico finanziario dell’opera e la convenzione trentennale stipulata con il privato, per comprendere agevolmente in meno di due ore la stratosferica portata della menzogna zaccheiana e rendersi conto della presenza di un insormontabile ostacolo: l’insostenibilità della gestione della tramvia sul piano economico – finanziario.
PIANO ECONOMICO FINANZIARIO
La sostenibilità della gestione è data dai ricavi stimati, il 78% dei quali deriva dai contributi regionali chilometrici.
Questi ultimi vengono determinati nella misura di 8,25 €/Km con criteri immaginifici, visto che quelli all’epoca previsti erano intorno a 1,90 €/Km. Un parametro, quello utilizzato, eccezionalmente alto e senza alcun riscontro non solo nel Lazio ma in tutta Italia.
La quantificazione che viene fatta è pari a 7,5 milioni di euro all’anno, mentre con i parametri reali sarebbe di 2 milioni di euro all’anno. Inoltre viene previsto un incremento annuo del 2% arrivando a 12,5 milioni di euro nell’ultimo anno di gestione.
CONVENZIONE TRENTENNALE
Dopo un piano economico finanziario completamente artefatto e farlocco, per completare il bluff occorreva una convenzione trentennale con il concessionario completamente a favore del privato e a discapito dell’amministrazione comunale, in modo tale che il rischio d’impresa fosse pari a zero per l’imprenditore e il Comune si addossasse tutti i rischi.
Ecco di seguito alcune delle perle principali:
- a) per i primi 5 anni, in caso di ricavi da traffico inferiori a quelli previsti nel piano economico finanziario dovrà intervenire il Comune, cioè i cittadini tutti, fino ad una misura massima prestabilita, quantificata nella misura di un milione di euro;
- b) il Comune è obbligato a corrispondere al Concessionario (la società privata che si occupa della gestione della tramvia), con cadenza trimestrale, l’importo dei contributi regionali, così come indicati nel piano economico finanziario (dall’inizio della gestione per trenta anni), indipendentemente non solo dalla effettiva erogazione da parte della Regione, ma anche dalla effettiva determinazione del contributo da parte della Regione in misura pari a quella prevista dal piano economico finanziario;
- c) qualora sorgano problemi per il mantenimento dell’equilibrio economico finanziario, in mancanza di un accordo bonario per la revisione del piano economico finanziario tra il Comune ed il Concessionario, quest’ultimo potrà recedere unilateralmente, facendosi ridare dal Comune, entro trenta giorni, almeno tutto quello che ha speso.
IL COMITATO METROBUGIA
Come detto sopra, sarebbe bastato leggere i documenti per comprendere ogni cosa.
Chi all’epoca lo fece fu il Comitato Metrobugia, presieduto dall’Ing. Massimo De Simone.
In maniera chiara e molto professionale, vennero illustrate tutte le criticità del progetto in più di un incontro pubblico, di fatto anticipando quello che poi avrebbe constatato il Commissario prefettizio Guido Nardone nel 2010.
In particolare è da ricordare l’assemblea pubblica organizzata il 30 novembre 2007, alla quale furono invitate tutte le forze politiche e, in particolar modo, i rappresentanti dell’amministrazione comunale di Latina.
Inutile dire che l’amministrazione comunale di Latina non ha mai inteso confrontarsi con il Comitato, né ha mai preso in alcuna considerazione le osservazioni dallo stesso formulate.
LA VERGOGNA
Proprio perché, come detto, sarebbe bastato leggere i documenti per rendersi conto di ciò che ormai è acclarato senza alcun ombra di dubbio, è giusto che la vergogna politico – amministrativa di quanto a suo tempo deciso non ricada solo sul Sindaco Vincenzo Zaccheo, ma anche su tutti quelli che lo hanno sostenuto.
In particolare segnaliamo che il percorso amministrativo del project financing relativo all’opera è stato contrassegnato da due delibere di Consiglio Comunale, e precisamente la n.121 del 20 dicembre 2007 e la n.92 del 23 novembre 2009.
Ecco i politici ancora in attività che votarono a favore della metro-follia:
Nicola Calandrini, consigliere comunale e senatore di Fratelli d’Italia;
Raimondo Tiero, consigliere comunale di Fratelli d’Italia;
Angelo Orlando Tripodi, consigliere regionale della Lega;
Massimiliano Carnevale, consigliere comunale della Lega;
Marilena Sovrani, vice coordinatore provinciale per la Lega a Latina e assistente del parlamentare europeo Matteo Adinolfi, Lega;
Salvatore De Monaco, assistente del parlamentare europeo Matteo Adinolfi, Lega.
Come vedete, si tratta di personaggi in vista proprio dei due partiti che si propongono insieme per la guida della nostra città dopo la deludente amministrazione Coletta, partiti di cui Latina Tu già scritto molte volte a livello locale (ad iniziare dagli articoli Lega made in Latina e Fratoni d’Italia made in Latina, rispettivamente del 22/10/2018 e del 13/12/2018).
C’è quindi da essere seriamente preoccupati.
Non aver letto prima di esprimere all’epoca il proprio voto i documenti relativi a un project financing così importante sarebbe veramente grave.
Ancor più grave sarebbe averli letti ma non averli capiti.
Peggio ancora sarebbe averli letti e capiti ma aver fatto finta di niente, pur di assecondare Zaccheo e assicurarsi così la possibilità di continuare a coltivare il proprio orto politico.
In tutti i casi ci si trova di fronte a comportamenti per i quali nessuna persona di buon senso potrebbe solo pensare di affidare le sorti della città a chi se ne è reso protagonista.
La preoccupazione aumenta ancor di più se consideriamo che Fratelli d’Italia e Lega qui a Latina continuano a vedere Vincenzo Zaccheo come un punto di riferimento.
Non solo non si è mai sentita una mezza parola di critica al suo operato da Sindaco, ma non hanno mai perso occasione per andarci a braccetto.
In occasione della campagna elettorale per le scorse elezioni politiche era pacifico che Vincenzo Zaccheo scorrazzasse nelle manifestazioni di Fratelli d’Italia e facesse promozione con propri spot sui giornali, senza che nessuno di quel partito manifestasse pubblicamente l’eventuale proprio disagio.
Successivamente invece sembra scoppiato un amore ricambiato con la Lega.
Latina Tu ne ha ampiamente dato conto una prima volta nell’articolo pubblicato lo scorso 11 marzo “La Lega made in Latina rispolvera Vincenzo Zaccheo” e ce ne è stata una recente conferma con la nomina di Salvatore De Monaco ad assistente da parte del parlamentare europeo Matteo Adinolfi.
IL FUTURO DELLA CITTÀ
L’attuale amministrazione ha profondamente deluso, come è stato del resto evidenziato in vari articoli, e l’annunciato accordo con il PD puzza di vecchia politica (Coletta che si garantisce la ricandidatura a sindaco e il PD, sempre sconfitto in tutte le elezioni comunali, che si prende un paio di assessorati).
Della questione è stato sviscerato il contesto diffusamente in molti articoli (18/7/2019 – Latina 2021, LBC verso la strada sbagliata; 4/8/2019 – LBC, il PD e il nulla cosmico; 24/9/2019 – Latina. I giovani LBC/PD nel segno di Zingaretti: un messaggio in stile prima Repubblica).
Al tempo stesso, c’è un dato che i latinensi dovrebbero tenere bene a mente: Fratelli d’Italia e la Lega qui a Latina sono in larga parte rappresentate proprio da chi ha per tanti anni amministrato male la città proprio insieme a Zaccheo (abbiamo appena visto l’esempio della metro bugia-follia-vergogna).
L’unica alternativa possibile al ritorno di chi ha già governato in maniera pessima è quella di un fronte di persone credibili disponibili a impegnarsi nell’amministrazione della città, che si concentri sui contenuti e sulle idee e vada al di là delle etichette destra – sinistra che a livello di amministrazione locale non hanno proprio senso.
Come ebbe a dire Luigi Pirandello, nel lungo tragitto della vita si incontrano molte maschere e pochi volti. Ebbene, l’auspicio per Latina è che i volti riescano a fare fronte comune contro le maschere e che le persone credibili e capaci si coalizzino per sconfiggere i personaggi (in cerca d’autore o, per meglio dire, in cerca di poltrone e potere).