Latina Ambiente: nuova tappa dell’udienza preliminare. Oggi, sono intervenuti il pubblico ministero e le parti civili
Ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati, il pubblico ministero Marco Giancristofaro, nel corso della nuova tappa della lunga udienza preliminare che si sta tenendo da tempo davanti al Gup del Tribunale di Latina, Laura Morselli. A seguire, le parti civili – Comune di Latina e la curatela fallimentare di Latina Ambiente – che si sono naturalmente rimesse alla richieste del pubblico ministero.
Un’udienza preliminare per nulla banale che ha visto sul piatto altri due interventi. Il primo è stato quello dell’ex amministratore delegato dell’allora partecipata comunale dei rifiuti latinensi. Valerio Bertuccelli, da indagato, ha ricostruito, in particolare, il punto di non ritorno della Latina Ambiente, quando l’amministrazione a marca Zaccheo decise di trasferire la riscossione della tariffa dei rifiuti dal Comune di Latina alla stessa società partecipata. L’ex ad ha spiegato che Latina Ambiente nn riusciva a incassare le somme degli utenti e, al contempo, il Comune non stanziava soldi per i fondi di svalutazione, così da creare il debito “monstre”.
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Il passaggio da TARSU a TIA non fu certo indolore per gli utenti, avendo determinato consistenti incrementi delle tariffe già a partire dall’anno 2006 e successivi ulteriori significativi incrementi anche per gli anni a seguire. Altro aspetto molto delicato fu quello di privarsi della riscossione diretta per affidare la stessa alla società che gestiva il servizio, circostanza che causò una assurda situazione contabile-finanziaria.
Infatti iniziò a determinarsi una rilevante discrasia tra i conti del Comune e quelli della Latina Ambiente Spa, posseduta al 51% proprio dal Comune di Latina, di cui si è pagato in seguito le conseguenze. La differenza riguardava sia i crediti commerciali, sia soprattutto il cosiddetto “credito T.I.A.” relativo alle pendenze varie legate al periodo in cui Latina Ambiente ha gestito la riscossione (anni 2006 – 2009).
In sostanza Zaccheo aveva lasciato in eredità alle successive amministrazioni pesanti debiti da gestire nei confronti di Latina Ambiente S.p.a.
L’avvocato Dino Lucchetti, che difende uno degli indagati, l’ex dipendente del Comune, Vincenzo Borrelli, ha fatto presente, invece, avanzando una eccezione, che contro il suo assistito non sarebbero valide le costituzioni di parte civile, ossia del Comune e della curatela fallimentare. La posizione di Borrelli, infatti, era stata stralciata e poi riunita in udienza preliminare, in quanto difettava della notifica dell’avviso conclusione indagini. In questo passaggio, non si sarebbe concretizzata la costituzione di parte civile dei due enti: Comune e curatela fallimentare. Un passaggio molto tecnico che, però, potrebbe essere riproposto nell’eventuale giudizio ordinario, invalidando le parti civili solo per Borrelli.
Il prossimo 11 luglio la parola passerà alla difese degli indagati, anche se è difficile ipotizzare la decisione del Gup Morselli, rispetto al rinvio a giudizio o meno degli indagati, prima della pausa estiva. Probabile che le difese parleranno in due distinte udienze: una il 10 luglio, l’altra dopo la pausa.
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LE ACCUSE – Alla base della modifica del capo d’imputazione, c’è il diverso ammontare degli ammanchi della Latina Ambiente, che hanno causato, nella prospettazione dell’accusa, il fallimento e la bancarotta. Una tesi da sempre contesta dalla difesa che, invece, ritiene che se il Comune di Latina avesse pagato i suoi debiti con la ex partecipata, a quest’ora la Latina Ambiente non sarebbe fallita e non ci si ritroverebbe a difendersi da un’accusa di bancarotta aggravata.
La modifica, ad ogni modo, si è resa necessaria dal momento che il Comune di Latina ha concluso con la curatela fallimentare della Latina Ambiente un accordo. La nuova amministrazione comunale a marca centrodestra ha eseguito, infatti, una mega transazione per i debiti che il Comune di Latina aveva con la vecchia Latina Ambiente, il cui curatore fallimentare è il commercialista Lorenzo Palmerini, nominato dalla stessa amministrazione come nuovo Presidente di Abc, la società municipalizzata dei rifiuti che ha sostituito la predetta Latina Ambiente. Per quanto riguarda la transazione, il Comune è convinto che arriverà a breve, con l’ultima transazione prevista da circa 2 milioni, a una condizione “in bonis” e senza più debiti con la ex partecipata che gestiva, a Latina, il servizio d’igiene urbana. Il che significherebbe che non c’è stato più alcun danno.
Tre gli importi al momento oggetto di transazione. Il primo, pari a 3.162.011 euro, oltre a interessi e spese legali, deriva da una serie di fatture commerciali emesse dalla società in bonis, per l’esecuzione di servizi di igiene urbana resi nel periodo tra il 2010 e il 2014.
Il secondo importo da assorbire con la transazione, pari a 1.991.043 euro, oltre interessi e accessori, in ragione delle trattenute operate dall’amministrazione sui corrispettivi maturati dalla società in bonis per i servizi erogati, al fine di conseguire le provviste necessarie al saldo anticipato dei ratei di un mutuo, contratto dalla Latina Ambiente con la Cassa depositi e prestiti, avente scadenza al 31 dicembre 2018.
Terzo ed ultimo importo, pari a 5.067.657 euro, riguarda il pagamento di un decreto ingiuntivo, oggetto di opposizione da parte del Comune nel 2021, in favore della società fallita per una serie di fatture emesse tra il 2010 e il 2017. “In totale la curatela ha rivendicato somme pari a 10.220.711 euro – aveva spiegato la sindaca Celentano – la proposta di transazione approvata è stata indicata dagli organi giudicanti ed è stata valutata dagli uffici competenti del Comune che hanno riconosciuto l’interesse dell’amministrazione ad addivenire alla soluzione transattiva della controversia per i tre procedimenti pendenti, onde scongiurare il verificarsi di probabili rischi connessi ad un aggravio di spese in termini di sorte, interessi ed oneri processuali”
L’udienza preliminare riprenderà il prossimo 3 aprile quando la parola passerà al Pubblico Ministero. Fissate altre due date: 10 aprile e 8 maggio. Per la prossima primavera, l’udienza preliminare conta di accorpare di nuovo la posizione di uno degli indagati, Vincenzo Borrelli, a cui oggi non era pervenuta la notifica dell’udienza.
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L’INDAGINE – I coinvolti, nell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore della Procura di Latina Marco Giancristofaro (iniziata nel 2016), sono i vari amministratori delegati che si sono succeduti negli anni Giuseppe Caronna, Bruno Landi e Valerio Bertuccelli; i vari Presidenti della società Vincenzo Bianchi, Giovanni Rossi, Giacomo Mignano e Massimo Giungarelli; i vari consiglieri del Cda (alcuni dei quali ex dirigenti o funzionari del Comune di Latina) Gianmario Baruchello, Marco Brinati, Claudio Quattrini, Marcello Vernola, Alfio Gentili, Maurizio Barra, Bruno Calzia, Vincenzo Borrelli, Lucio Nicastro, Stefano Gori, Romeo Carpineti, Francesco Maltoni, Lorenzo Le Donne e Giancarlo Milesi; i componenti del collegio di sindaci revisori Gabriele Giordano, Elvio Biondi, Ruggiero Maurizio Moccaldi, Bruno Pezzuolo e il socio e procuratore della società di revisione Mazars & Guerard, Fabio Carlini.
In uno dei capi d’accusa viene spiegato che 22 degli indagati avrebbero occultato “perdite nel corso della gestione 2007-2013, perdite stimate in non meno di 18 milioni e mezzo di euro circa, mediante l’imputazione di ricavi e proventi Tia extra rispetto ai montanti Pef dello stesso periodo, con conseguente erosione del capitale sociale“. La perdita di capitale nel corso degli anni è stata di 18,5 milioni di euro.
In un altro capo d’imputazione, quello che coinvolge più indagati, c’è l’accusa grave di bancarotta fraudolenta. Secondo la Procura, gli indagati non rendevano possibile “la ricostruzione del patrimonio” e il “movimento degli affari, i libri e le altre scritture contabili della società Latina Ambiente spa in liquidazione tra il settembre 2006 e l’approvazione del bilancio 2012, i sindaci e la società di revisione omettendo ogni controllo di legalità e contabile di rispettiva competenza, limitatamente al periodo tra il 2006 e l’approvazione del bilancio 2010, attesa la mancanza di un sistema di rilevazione contabile analitico, tale da consentire la segregazione contabile dei costi inerenti la gestione Tia, e quindi la puntuale verifica del rispetto della copertura di tali costi con la tariffa di riferimento“.
Infine, nell’ultimo capo d’imputazione, che interessa una quindicina di indagati, c’è l’accusa di aver distratto oltre 300mila euro, negli anni di bilancio tra il 2009 e il 2011, a favore dell’azienda che deteneva il 49% della Latina Ambiente, la Unendo di Francesco Colucci. La distrazione delle somme dalla Spa sarebbe avvenuta tramite emissione di dividendi a fronte di contabilità ed esercizi di bilancio che, tra gli anni 2008-2009-2010, non avrebbero permesso la distribuzione di alcunché: risulta, infatti, chi i tre bilanci, riferibili ai tre anni summenzionati, hanno chiuso in perdita. Circa 800mila euro per il 2008, 351mila per il 2009 e oltre tre milioni di euro per il 2010 (3,2, milioni di euro). Perdite che hanno eroso il patrimonio netto dell’azienda e il capitale sociale arrivando a un valore medio negativo di oltre 9 milioni, se si includono anche gli aggravamenti successivi riconducibili agli anni 2011, 2012 e 2013.
Già dal 2007, il management avrebbe dovuto intervenire per proteggere il patrimonio aziendale, comportando così, per gli anni a seguire, il deprezzamento del valore societario dell’azienda che gestiva l’igiene urbana nel capoluogo di provincia (e non solo, fino al 2015 anche a Formia). Mancati interventi che, secondo le ipotesi degli inquirenti, avrebbero determinato l’inchiesta penale.