OMNIA 2: TUTTI RINVIATI A GIUDIZIO PER IL CIMITERO DI SEZZE, TRE CONDANNE IN ABBREVIATO

Caso cimitero a Sezze, si è conclusa l’udienza preliminare per i gli indagati riconducibili all’inchiesta “Omnia 2”

Tutti rinviati a giudizio e tre condanne col rito abbreviato. Si è conclusa così l’udienza preliminare per decisine del Gup del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano. Il giudice per l’udienza preliminare ha deciso di disporre il giudizio per tutti le persone coinvolte, il cui processo inizierà il prossimo 12 febbraio 2026.

Condannati, invece, col rito abbreviato, per induzione indebita a dare o promettere utilità (reato riqualificato da quello più grave della corruzione) i tre imputati che avevano scelto il rito abbreviato: Alfredo De Angelis, Alfredo Redi e Fausto Perciballe. De Angelis e Perciballe sono stati condannati a 1 anno e 4 mesi, mentre Redi ha rimediato una condanna a 2 anni e 8 mesi. Il Pubblico Ministero Valerio De Luca, titolare dell’indagine, aveva chiesto ad aprile 2023 una condanna per tutti tre a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Gli imputati sono stati condannati al risarcimento di 2500 euro a favore delle parti civili, ossia il Comune di Sezze e due privati cittadini. Respinta la richiesta di pagamento della provvisionale.

Il destino processuale per gli indagati era stato rinviato in questi mesi per il fatto che il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina era Giorgia Castriota, arrestata per corruzione ad aprile 2023 per ordine del Tribunale di Perugia. Dopodiché l’udienza preliminare non si era conclusa neanche con i due nuovi Gup, Mario La Rosa e Giuseppe Molfese.

Cambiato il quarto Gup, ossia Barbara Cortegiano, è arrivata la decisione per un processo che rischia già da ora la prescrizione dei rati. A dicembre scorso erano iniziate le eccezioni formulate dagli avvocati difensori, come quella degli avvocati Francesca Apponi e Orlando Mariani. Ad essere messa in discussione era stata l’utilizzabilità di parte delle intercettazioni, dal momento che, come noto, l’inchiesta “Omnia 2”, che ha posto al centro dell’attenzione il cimitero di Sezze, nasce da una maxi indagine denominata “Omnia” (Procura di Roma), in cui vi erano peraltro episodi di prostituzione minorile. L’indagine, in seguito, è stata archiviata.

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Il caso del cimitero di Sezze, come noto, si origina dal procedimento penale scaturito dall’indagine Omnia 2 che a marzo 2021 portò a una serie di misure cautelari, tra cui due arresti in carcere per l’ex custode del cimitero Fausto Castaldi (per lui, oggi, anche una prescrizione per un abuso edilizio contestato davanti al Gup Cortegiano) e l’ex dipendente comunale dell’Ufficio Tecnico di Sezze Maurizio Panfilio. L’indagine dei Carabinieri e della Procura di Latina – nata in realtà dalla Procura capitolina sulle tracce del caso di prostituzione minorile (e un giro che aveva coinvolto più minorenni) –, nella primavera del 2021, causò la fine dell’amministrazione guidata dall’ex primo cittadino Sergio Di Raimo.

Ad essere stati rinviati a giudizio e quindi a dover affrontare il processo, oltreché Castaldi e Panfilio, il figlio dell’ex custode e titolare di un’impresa edile Antonio Castaldi (classe ’80) e i titolari delle agenzie funebri Gianni (classe ’69) e Giusino Cerilli (classe ’57), Alfredo De Angelis (classe ’61), Fausto Perciballe (classe ’65) e Gianluca Ciarlo (classe ’72). E ancora i marmisti Francesco (classe ’74) e Antonio Fanella (classe ’72), più l’imprenditore di Santa Maria Capua Vetere Andrea Redi (classe ’67).

A processo anche Antonio Piccolo (ex consigliere comunale), Angelo Tomei (finanziere), Amerigo Francesco FicaccioAntonio Di Prospero (ex vice sindaco di Sezze), Giuseppe “Pino” ReginaldiPaolo Rosella (vigile urbano), Giulia MastrantoniMattia Benvenuto (ex Comandante dei Carabinieri a Sezze), Adelfo NardecchiaLuigi TasciottiAntonio PerciballeAntonio FeudoAlberto TestaMassimo Tomei, Maria Letizia PozziLoredana Maria Margani e Daniela Cocco.

I reati di cui devono rispondere, a vario titolo, gli indagati, riguardano imputazioni per: corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, in concorso e continuato; induzione indebita a dare o promettere utilità; distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere, in concorso e continuato; peculato continuato; concussione in concorso; tentativo di minaccia o violenza in concorso per costringere a commettere un reato; esecuzione di lavori in assenza del titolo abilitativo e in violazione del regolamento di polizia mortuaria.

A Castaldi, viene attribuita anche l’ipotesi di reato di favoreggiamento della prostituzione, poiché, secondo l’accusa, in più occasioni, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, avrebbe agevolato la prostituzione di una donna, organizzandole incontri sessuali con uomini (tra cui un indagato destinatario dell’avviso di conclusione indagine) presso la sua abitazione nella casa cimiteriale che le lasciava a disposizione.

A fare richiesta di costituzione di parte civile sono stati il Comune di Sezze e due privati cittadini: si tratta del proprietario di un loculo nel cimitero setino e la donna che riceveva uomini nella casa del custode Fausto Castaldi per prestazioni sessuali. Quest’ultima si è sentita danneggiata dal clamore mediatico che la vicenda del cimitero di Sezze ha avuto su di lei.

L’Associazione “Antonino Caponnetto”, invece, ha rinunciato a costituirsi parte civile inviando una nota al Tribunale di Latina. Il nutrito collegio difensivo è composto dagli avvocati Francesca Apponi, Orlando Mariani, Italo Montini, Renato Archidiacono, Antonio Orlacchio, Dino Lucchetti, Giancarlo Vitelli, Marta Censi, Angelo Farau, Alessandro Rossi e Sinhue Luccone.

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