GUERRA PER LO SPACCIO A FONDI: INIZIA IL PROCESSO “JARS”

Operazione “Jars”, si è aperto il processo che vede sul banco degli imputati il gruppo di Fondi accusato di spaccio ed estorsioni

Si è aperto davanti al III collegio del Tribunale di Latina, presieduti dal giudice Mario La Rosa, il processo che vede alla sbarra gli imputati coinvolti nell’operazione di Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina denominata “Jars”. L’indagine aveva messo in luce un quadro a tinte fosche per la città di Fondi tra spaccio di droga, violenza per il controllo del territorio tra bande, estorsioni, armi e attentati incendiari.

Sul banco Alessio Ferri (47 anni), Andrea Pannone (detto Tyson, 51 anni), Marco Tuccinardi (detto Talco, 39 anni), Armando Ciccone (detto Ceppo, 37 anni), Marco Simeone (41 anni), Rocco Coppolella (detto zio Rocco, 52 anni), Francesco Paolo Petrillo (detto Pallino, 41 anni), Guido Quadrino (41 anni) e Roberto Salera (detto II muratore, 48 anni). Quest’ultimo è l’unico tra i nove imputati a non essere ristretto in carcere, trovandosi agli arresti domiciliari.

Nutrito il collegio difensivo composto dagli avvocati De Federicis, Agresti, Cardillo Cupo, Porcelli, Vita, Tognozzi e Di Giuseppe. L’avvocato Porcelli ha posto in aula davanti al pubblico ministero della DDA, Luigia Spinelli, titolare dell’indagine, una lunga eccezione preliminare, ponendo il dubbio che il suo assistito sia stato iscritto nel registro degli indagati nei tempi e nelle modalità corretti. Il legale ha chiesto, quindi, la non utilizzabilità degli atti d’indagine, richiesta a cui tutti il collegio difensivo degli avvocati si è associato.

Il pubblico ministero ha chiesto un termine per poter contro-dedurre sulla eccezione dell’avvocato Porcello, al che il Tribunale ha rinviato al prossimo 8 novembre quando sarà sciolta la riserva del medesimo Tribunale sulla richiesta del legale e verrà nominato un perito per trascrivere le intercettazioni effettuate in sede d’indagine.

Gli imputati, a vario titolo, sono accusati, a vario titolo, di appartenere ad un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dall’uso delle armi, di estorsione, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni.

Secondo gli inquirenti, fu una vera e propria battaglia per le piazze di spaccio di Fondi, anche con l’uso di armi da guerra (persino una mitragliatrice Uzi acquistata da un uomo vicino al clan ndranghetista Gallace trapiantato a Nettuno), quella tra il gruppo di pusher capeggiati da Jhonny Lauretti Massimiliano Del Vecchio, personaggio noto alle cronache giudiziarie, con legami con personaggi di peso criminale nel nord della provincia, e i rivali agli ordini dei due promotori e finanziatori dell’associazione epr delinquere, Alessio Ferri (legato ad Aldo Trani, cognato dei fratelli Tripodo) e Andrea Pannone (un tempo collocato nel clan Zizzo). Personaggi che più o meno sono “protagonisti” del narcotraffico fondano da quindici anni a questa parte, tanto che l’operazione “Jars” di quest’oggi prende le mosse da un vecchio procedimento penale denominato “Fiore”.

Un sodalizio agguerrito quello di Ferri-Pannone che costrinse un giovane, tra l’aprile e il novembre 2018, a contrattare il suo ritorno a Fondi, in cambio di un pagamento in denaro. Il giovane, infatti, che “lavorava” come pusher, cedeva droga acquistandolo non esclusivamente dal sodalizio Ferri-Pannone. Ecco perché, dopo un sequestro da 18 chili in capo al frarello del giovane, lo stesso sodalizio comprese di non essere l’unico a rifornire di droga il pusher, tanto da minacciarlo di morte e costringerlo a espatriare in Thailandia. Per fare rientro a Fondi, il giovane pusher pagò la cifra di 15mila euro a Ferri, Pannone e agli altri due imputati, Marco Simeone e Francesco Petrillo.

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