Minaccia aggravata e danneggiamento seguito da incendio: l’uomo ritenuto il mandante dell’attentato è stato interrogato
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, ha ascoltato nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia il 42enne fondano, ma residente a Lenola, Vincenzo Zizzo, ritenuto da Procura pontina e Carabinieri di Terracina, che hanno condotto le indagini, il mandante dell’attentato incendiario che il 19 settembre 2023 colpì l’auto del sindaco lenolese, Fernando Magnafico.
Zizzo, assistito dall’avvocato Giulio Mastrobattista, è accusato, insieme al 49enne Pasquale Spirito, anche di detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di stupefacenti (hashish e cocaina), estorsione (quali forme di recupero credito connesse alle cessioni di narcotico), detenzione e porto illegale di armi.
Il 42enne, così come Spirito, si è avvalso della facoltà di non rispondere per quanto riguarda i capi di imputazione inerenti allo spaccio di droga, ma ha risposto sull’attentato nei confronti di Magnafico. Zizzo si è dichiarato innocente, negando di essere stato il mandante dell’incendio ai danni dell’auto del primo cittadino di Lenola. Peraltro, il 42enne ha spiegato che le frasi che gli vengono attribuite e intercettate dai Carabinieri non erano riferibili all’attentato di Magnafico, ma si trattava semplicemente di critiche politiche ancorché aspre. In sostanza, Zizzo ha giustificato le affermazioni contro Magnifico, poiché non condivideva le sue scelte amministrative. “Erano giudizi politici e personali che non possono essere indizi di colpevolezza”, ha ribadito al Gip Molfese.
Il Gip ha convalidato l’arresto e al momento Zizzo rimane in carcere, anche perché la difesa non ha chiesto alcuna misura meno afflittiva.
L’INCHIESTA – Il caso, come noto, è quello che ha riguardato le minacce a Fernando Magnafico, che avrebbe denunciato i due imprenditori – Zizzo e Spirito – per spaccio di sostanze stupefacenti, e questi, di rimando, non solo gli avrebbero fatto bruciare l’auto, ma avrebbero progettato persino di mettere in scena un investimento accidentale, senza contare di avere in serbo un rogo al centro polivalente della città di Lenola. Sono questi i contorni inquietanti che hanno portato il sostituto procuratore di Latina, Valentina Giammaria, a chiedere e ottenere l’arresto per i due imprenditori. Arresti decisi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese.
Supportati da un elicottero del Nucleo di Pratica di Mare e da unità cinofile del Nucleo di Roma-Ponte Galeria, i militari della Compagna Carabinieri di Terracina, guidati dal Maggiore Saverio Loiacono, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due cittadini lenolani, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di minaccia aggravata e danneggiamento seguito da incendio ai danni del Sindaco del comune di Lenola, Fernando Magnafico, 60 anni, agente della polizia provinciale. Si tratta, per l’appunto, del 42enne Vincenzo Zizzo, già gravato da precedenti per spaccio di droga e imprenditore nel settore del pellet, e del 49enne Pasquale Spirito, incensurato, gestore di una carrozzeria e noto in città per essere stato Presidente della Procalcio Lenola. Coinvolto anche il 36enne albanese Riza Muco, narcotrafficante di stanza a Roma (secondo gli inquirenti capace di commerciare chili e chili di droga al mese) e che sarebbe stato in affari con Zizzo e Spirito, i quali avrebbero avuto questo canale di approvvigionamento della droga, ben distinto da quello del gruppo di Alessio Ferri e Andrea Pannone, i due uomini arrestati lo scorso aprile e considerati dai Carabinieri “leader” del sodalizio egemone per il traffico di sostanze stupefacente a Fondi e zone limitrofe.
Le indagini, condotte da militari del N.O.R. – Aliquota Operativa della Compagnia di Terracina e della Stazione Carabinieri di Lenola, guidati dal comandante Biagio Iorio, ed avviate il 19 settembre 2023, dopo l’incendio dell’auto del Sindaco del comune di Lenola, hanno permesso di identificare il presunto mandante dell’attentato incendiario, vale a dire Zizzo, e ricondurre il movente allo scopo di condizionare l’operato amministrativo del primo cittadino. In particolare, Zizzo non avrebbe visto di buon occhio l’ampliamento del cimitero di Lenola, perché la realizzazione avrebbe previsto un futuribile esproprio per un terreno di sua proprietà confinante con il camposanto. Tuttavia, Zizzo, che nelle intercettazioni si definisce “delinquente di professione”, avrebbe avuto motivi di risentimento con il Sindaco perché quest’ultimo aveva chiesto ai Carabinieri Forestali un controllo su un terreno di proprietà comunale da cui era stata rubata la legna. Ad essere denunciato per il furto fu lo stesso Zizzo.
Significativo, al riguardo, appare un passaggio del provvedimento cautelare in cui il G.I.P. Molfese ha definito Zizzo come dotato di una “spregiudicata indole delinquenziale”, “principale organizzatore dello spaccio di sostanza stupefacente nelle zone di Fondi e Lenola”, “del tutto incurante dei valori imposti dall’ordinamento, anche allorquando acquisisce la consapevolezza di essere indagato ed attenzionato dalle forze dell’ordine” nonché “personaggio disinvolto con effettive capacità intimidatorie, adoperate per riscuotere i crediti maturati dalla vendita dello stupefacente”. In una intercettazione riportata negli atti d’indagine, Zizzo minaccia un consumatore di cocaina indietro di 1000 euro con i pagamenti della droga: se l’uomo non gli avesse portato subito 3000 euro (la cifra era lievitata arbitrariamente), avrebbe dovuto parcheggiare la sua auto in punto indicato dallo stesso Zizzo. Il mezzo gli sarebbe stato restituito solo a pagamento ricevuto.
Nel corso delle indagini, sarebbe stata documentata la progettazione, ideata dall’uomo, con la diretta complicità del suo complice, di un ulteriore attentato ai danni del Sindaco di Lenola, mediante la simulazione di un investimento pedonale, azione non andata a buon fine per l’immediata attivazione di idonee misure di protezione verso il primo cittadino.
Gli indagati avrebbero anche progettato di incendiare il centro ricreativo “Pietro Ingrao” del comune di Lenola dove, verso le fine del novembre 2023, si sarebbe svolto un evento musicale, azione non andata a buon fine per la massiccia vigilanza dinamica da parte di più pattuglie della Compagnia di Terracina.
Nel corso delle investigazioni è stato anche identificato il canale di rifornimento della droga, ossia quello legato all’albanese Riza Muco. Sono stati sequestrati complessivamente 335 grammi di sostanze stupefacenti, arrestate 4 persone per detenzione ai fini di spaccio, e denunciate, in stato di libertà, altre due.
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I FATTI – Lo scorso settembre 2023, era andata a fuoco, intorno alle 3 di notte, la Citroen C3 di colore grigio insieme a un’auto identica, ma di colore bianco, che si trovava in un parcheggio, in località Valle Bernardo, a Lenola. La Citroen grigia, per l’appunto, apparteneva al sindaco di Lenola, Fernando Magnafico.
Da subito erano scattate le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Terracina, insieme al Nucleo Investigativo di Latina, per comprendere la natura dell’incendio che, senza grandi dubbi, si presentava di natura dolosa anche perché era stato trovato l’innesco, piuttosto rudimentale, da cui era partito il rogo.
Magnafico, eletto nuovamente come sindaco a Lenola e presentatosi come unico candidato, vive nella frazione di Valle Bernardo. La natura dolosa dell’incendio, in un weekend che aveva visto presentarsi a Lenola parecchie persone per la festa di Madonna del Colle venerdì 15 settembre, destava sicuramente più di un’apprensione, nonostante che il primo cittadino avesse provato a non ingigantire l’episodio.
Il primo rogo si era sviluppato tra venerdì e sabato, mentre l’incendio che ha reso inagibile l’auto di Magnafico risale alla notte tra lunedì e martedì. Un fatto che ha significato molto semplicemente che l’autore degli incendi aveva confuso l’auto molto simile che appartiene ad una donna, con l’auto del primo cittadino. Ecco perché il responsabile si sarebbe ripresentato nella stessa via a Valle Bernardo per colpire stavolta il bersaglio giusto. A farlo presente è lo stesso Zizzo che, passando nella via dove viveva il Sindaco, viene intercettato con Spirito e un’altra persona e commenta l’attentato non andato ancora a segno. Le frasi pronunciate – di questo sono convinti gli inquirenti – sarebbero la prova del ruolo di mandante, oltreché a quella molto violenta profferita sempre a Spirito e in riferimento a Magnafico a distanza di qualche mese (gennaio 2024) dagli attentati: “È diventato un randagio e i cani randagi vanno abbattuti“.
L’esecutore materiale non è stato ancora identificato, sebbene un parente di Maganfico, quella notte del 19 settembre, vide un uomo scappare con un motorino, dopo aver sentito l’esplosione che causò il rogo dell’auto. Come non bastasse, secondo i Carabinieri, Zizzo, nel corso delle indagini, avrebbe provato a intimidire persone ascoltate a sommarie informazioni dalla Procura e persino un consigliere comunale.