Operazione “I Pubblicani” a Latina: in dirittura d’arrivo il processo per l’unico che ha scelto il rito ordinario, Alessandro Artusa
Veloce udienza quella di stamani, 1 febbraio, davanti al III collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa – a latere i giudici Simona Sergio e Paolo Romano – per il 58enne originario di Messina, ma stabile a Latina da sempre, Alessandro Artusa, assistito dall’avvocato Maurizio Forte. L’uomo è accusato di estorsione, lesioni aggravate dall’aver agito in più persone e detenzione di un coltello.
Ad essere ascoltato un Carabiniere del Nucleo Investigativo di Latina, che ha partecipato all’ascolto delle conversazioni ambientali all’interno della Bmw Station Wagon, in suo ad Alessandro Artusa che fu intercettato mentre parlava con Roberto Ciarelli, altro imputato nelle stesso processo ma che è stato già giudicato, a Roma, col rito abbreviato.
Il militare ha spiegato che gli investigatori erano sulle tracce di Artusa e di Ciarelli per ipotesi di atti intimidatori e affari intorno allo spaccio di droga. Il 25 maggio 2021, così come ha riportato il Carabiniere, Arusa parla con Roberto Ciarelli su questioni che molto probabilmente avevano a che far con affari di sostanze stupefacente, in riferimento a un calabrese, ossia Gianluca Pezzano – co-imputato e già condannato, oltreché ad essere parte offesa in quanto vittima di un pestaggio – che avrebbe acquistato la droga. A fare da tramite un’altra co-imputata, Cristina Giudici.
Da ciò che è emerso, durante l’udienza, il carabiniere non ha ascoltato le conversazioni e il pestaggio in presa diretta già raccontato in aula da un collega nell’udienza dello scorso ottobre. In una delle intercettazioni oggetto d’indagine, ricordò l’investigatore, Cristina Giudici racconta al proprio compagno il pestaggio del 40enne Gianluca Pezzano ad opera di “Zio Pino”, ossia Giuseppino Pes, Roberto Ciarelli e da un altro personaggio che non menziona perché non conosce. I militari, però, sono convinti essere Alessandro Artusa.
Il processo è stato rinviato al prossimo 2 maggio quando verranno ascoltati l’ultimo testimone del Pubblico Ministero Martina Taglione e due testimoni della difesa – la vittima Gianluca Pezza e Giuseppino Pes – oltreché ad essere esaminato Artusa come imputato e ancora agli arresti domiciliari, la cui misura scade ad agosto. Proprio in ragione di questa scadenza, dopo l’udienza di maggio, ne sarà fissata un’altra nella quale accusa e difesa discuteranno, dopodiché i giudici si ritireranno in camera di consiglio per emettere la sentenza.
Il processo ad Artusa scaturisce dall’operazione “I Pubblicani”, eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, guidati dal tenente colonnello Antonio De Lise, ad aprile 2022, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.
Gli altri imputati dell’operazione “i Pubblicani”, accusati, a vario titolo, dei reati di rapina, sequestro di persona, estorsione aggravata, lesioni personali aggravate dall’uso di armi, detenzione e porto illegali in luogo pubblico di arma comune da sparo, porto di armi ed oggetti atti ad offendere e traffico di sostanze stupefacenti, come detto, sono stati già condannati, col rito abbreviato, a febbraio 2023 dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Piepaolo Bortone.
Nell’ambito dell’udienza preliminare, il Gup Bortone aveva disposto per Alessandro Artusa il rinvio a giudizio. Il pontino di origini siciliane, già condannato per l’omicidio del beneventano Francesco Saccone freddato nel 1998 in Piazza Moro a Latin.
A giugno 2023, il Tribunale di Latina concesse ad Artusa i domiciliari, nonostante fosse sottoposto anche a regime di sorveglianza speciale e abbia rimediato nel frattempo una condanna a 5 anni per detenzione di chili di droga insieme ad altri coimputati.
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Artusa deve infatti essere giudicato in ragione delle violenze messe in atto contro uno dei già condannati col rito abbreviato, sempre per il medesimo processo “I Pubblicani”. Si tratta, per l’appunto, di Gianluca Pezzano, in questo processo parte offesa, che, nel quadro investigativo e processuale, ha sì ceduto droga, ma risulta anche vittima di pestaggio e violenza a causa di debiti per la sostanza stupefacente. Una doppia punizione in due distinte occasioni: l’una che, secondo l’accusa, sarebbe stata compiuta dal trio Giuseppino Pes, Roberto Ciarelli e Alessandro Artusa, l’altra da Amine Harrada, l’uomo di origine marocchina condannato (sempre col rito abbreviato per l’operazione “I Pubblicani”) per essere stato l’esecutore della violenza ai danni del medesimo Pezzano.
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