“I PUBBLICANI”, VIOLENZA E PESTAGGI A LATINA: CONCESSI I DOMICILIARI PER ARTUSA

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Operazione “I Pubblicani” a Latina: è iniziato il processo per l’unico coinvolto che ha scelto il rito ordinario

Davanti al collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Laura Morselli, è comparso, video collegato dal carcere, Alessandro Artusa, il 58enne di Latina, originario di Messina, accusato di lesioni ed estorsione nell’ambito dell’operazione “I Pubblicani” eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, guidati dal Maggiore Antonio De Lise, lo scorso aprile 2022, sotto il coordinamento della DDA di Roma.

Gli altri imputati, accusati, a vario titolo, dei reati di rapina, sequestro di persona, estorsione aggravata, lesioni personali aggravate dall’uso di armi, detenzione e porto illegali in luogo pubblico di arma comune da sparo, porto di armi ed oggetti atti ad offendere e traffico di sostanze stupefacenti, sono stati già condannati a febbraio dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Piepaolo Bortone

A febbraio scorso, il Gup Bortone aveva disposto per Alessandro Artusa il rinvio a giudizio. Il caso del 58enne pontino, difeso dagli avvocati Maurizio Forte e Pasquale Cardillo Cupo, ha visto un’udienza veloce in quanto non era stato nominato il perito per le trascrizioni di due intercettazioni ambientali senza le quali non è stato possibile esaminare due testimoni. Artusa, che è intervenuto con dichiarazioni spontanee, ha chiesto al collegio del Tribunale di potersi disporre la misura degli arresti domiciliari. Il Pubblico Ministero Martina Taglione ha espresso parere favorevole e il Tribunale ha concesso la misura degli arresti domiciliari anche in ragione del fatto che i co-imputati giudicati col rito abbreviato sono tutti ai domiciliari (in riferimento a questo procedimento): il 58enne dovrà indossare anche il braccialetto elettronico, pur essendo comunque detenuto per altra causa. Il processo è stato rinviato al prossimo 14 luglio.

A novembre scorso, Artusa è stato destinatario del provvedimento della sorveglianza speciale da parte del Tribunale di Roma – Sezione Specializzata Misure di Prevenzione, su proposta dell’allora Questore di Latina, Michele Spina. Inoltre, in attesa del giudizio nel processo odierno, Artusa ha rimediato una condanna a oltre 5 anni per detenzione di chili di droga insieme ad altri coimputati. Insomma per uno che aveva finito di scontare in carcere la condanna a 26 anni per l’omicidio, in concorso con Antonello Tozzi e Giuseppino Pes, del delitto del beneventano Francesco Saccone freddato nel 1998 in Piazza Moro a Latina, l’attività, almeno a quanto risulta dalle indagini e dai processi, è stata frenetica dopo la scarcerazione.

Il 58enne, per il processo rinviato oggi, dovrà essere giudicato in ragione delle violenze messe in atto contro uno dei già condannati col rito abbreviato, sempre per la medesima operazione “I Pubblicani”. Si tratta di Gianluca Pezzano, oggi parte offesa, a febbraio condannato dal Gup Bortone, che, nel quadro investigativo e processuale, ha sì ceduto droga, ma risulta anche vittima di pestaggio e violenza a causa di debiti per la sostanza stupefacente. Una punizione che sarebbe stata compiuta da Amine Harrada, l’uomo di origine marocchina condannato per essere stato l’esecutore della violenza ai danni del medesimo Pezzano.

Pezzano sarebbe stato prelevato con la forza, a suon di botte, da Artusa, Roberto Ciarelli e Giuseppino Pes. Tuttavia, già in udienza preliminare, il capo d’imputazione sul sequestro di persona è stato stralciato e non viene più contestato ad Artusa: la legge “Cartabia” ne ha dichiarato l’improcedibilità considerato che la vittima, Pezzano, non ha presentato querela (come noto la legge che porta il nome dell’ex Ministra della Giustizia ha reso alcuni reati, tra cui il sequestro di persona, procedibili solo a querela di parte e non più d’ufficio). Rimangono in piedi i reati di estorsione, lesioni aggravate dall’aver agito in più persone, detenzione di un coltello e di una pistola finalizzata a minacciare Pezzano.

L’indagine, come noto, è partita dall’inchiesta intorno all’omicidio, per cui è stato arrestato successivamente Ermanno “Topolino” D’Arienzo, di Fabrizio Moretto avvenuto il 21 dicembre 2020.

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