Operazione “I Pubblicani” a Latina: emesse le condanne per tutti gli imputati, in Corte d’Appello sono state chieste le conferme. Il processo è scaturita dall’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina
Il sostituto procuratore della Corte d’Appello di Roma ha chiesta la conferma delle condanne per tutti e sette i condannati col rito abbreviato per una sentenza emessa a febbraio 2023 in udienza preliminare.
Erano accusati, a vario titolo, dei reati di rapina, sequestro di persona, estorsione aggravata, lesioni personali aggravate dall’uso di armi, detenzione e porto illegali in luogo pubblico di arma comune da sparo, porto di armi ed oggetti atti ad offendere e traffico di sostanze stupefacenti. L’indagine, come noto, è partita dall’inchiesta intorno all’omicidio di Fabrizio Moretto avvenuto il 21 dicembre 2020. L’accusa, in primo grado, era rappresentata dal Pubblico Ministero Martina Taglione che aveva coordinato le indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, guidati dal tenente colonnello Antonio De Lise.
A finire sul banco degli imputati il 26enne Roberto Ciarelli, figlio di “Furt” Ciarelli e nipote di Armando “Lallà” Di Silvio; la 31enne Cristina Giudici; il 43enne Pietro Finocchiaro, citato anche nei verbali dei due collaboratori di giustizia Agostino Riccardo e Renato Pugliese; il 41enne Harrada Amine, di origine marocchina; il 40enne Gianluca Pezzano, residente nella provincia di Reggio Calabria; il 61enne Giuseppino Pes, l’uomo che, in concorso con Tozzi e Artusa, è stato condannato per il delitto di Francesco Saccone freddato nel 1998 a Piazza Moro; il 28enne Adriano Sarubbi, marito di una figlia di Carmine Di Silvio detto Porcellino (il numero tre del clan di Campo Boario retto da Giuseppe detto Romolo), indagato a piede libero nell’operazione “Scarface” e recentemente destinatario della misura della sorveglianza speciale; il 58enne originario di Messina Alessandro Artusa.
Pezzano, che nel quadro investigativo è accusato di aver ceduto droga, è anche vittima di pestaggio e violenza a causa di debiti. Una punizione che sarebbe stata compiuta da Amine Harrada, l’uomo di origine marocchina accusato di essere stato l’esecutore della violenza ai danni del medesimo Pezzano.
Tutti gli imputati, tranne Artusa, avevano chiesto al Tribunale di Latina, di poter essere giudicati col rito abbreviato che prevede, in caso di condanna, lo sconto di un terzo della pena.
A novembre 2023, davanti al Giudice per l’udienza preliminare Pierpaolo Bortone, il Pubblico Ministero Martina Taglione aveva chiesto, dopo la sua requisitoria, le condanne per tutti gli imputati: 12 anni per Roberto Ciarelli e Giuseppe Pes, 8 anni per Amine Harrada, 9 anni per Adriano Sarubbi, 5 anni per Gianluca Pezzano, 6 anni e 8 mesi per Cristina Giudici e, infine, 6 anni e mezzo per Pietro Finocchiaro.
Un anno fa, il 14 febbraio 2023, il Giudice per l’udienza preliminare Bortone, dopo le arringhe difensive, aveva letto il dispositivo condannato tutti gli imputati. Per Roberto Ciarelli e Giuseppe Pes 7 anni e 4 mesi di reclusione più 6mila euro di multa ciascuno; 3 anni e 4 mesi per Cristina Giudici oltreché a 6mila euro di multa; 3 anni e 8 mesi per Pietro Finocchiaro più 6mila euro di multa; 4 anni e 8 mesi per Amine Harrada più mille euro di multa; 4 anni e 8 mesi per Gianluca Pezzano più 6mila e 300 euro di multa; infine 5 anni e 10 mesi più 6mila euro di multa per Adriano Sarubbi.
Il Gup Bortone aveva disposto, invece, per l’altro indagato, Alessandro Artusa, il rinvio a giudizio per un processo che è in dibattimento, con rito ordinario, presso il Tribunale di Latina.
Il prossimo 21 febbraio, per i sette imputati, la parola passerà agli avvocati difensori che risponderanno alla richiesta di conferma di condanna formulata dal sostituto procuratore della Corte d’Appello di Roma. L’unico ad aver optato per il concordato è il marocchino Amine Harrada.