Processo Tiberio. Si è tenuta un’altra udienza del procedimento che vede come principale imputato Armando Cusani. Ascoltati in aula altri testimoni della difesa
Dinanzi al Collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Francesca Coculo, oggi, 1 dicembre, sono passati velocemente “in rassegna” altri quattro testimoni della difesa dell’imprenditore Nicola Volpe. Stavolta, a esaminare i testimoni, è stato l’avvocato difensore Conca, in un collegio difensivo composto anche dai colleghi Macari, Panella, Palmieri, Lauretti, Pucci, Marino e Frisetti.
Testimonianze veloci, nemmeno due minuti a persona, nelle quali è stata negata la conoscenza di Nicola Volpe o minimizzato l’interessamento dello stesso nell’appalto per i lavori alla Chiesa Santa Croce di Tivoli. Tra i testimoni della difesa anche il politico di lungo corso di Latina, Alessandro Catani, in qualità di architetto della soprintendenza interpellato, all’epoca dei fatti, da Volpe per alcuni consigli tecnici e l’ingegnere Egidio Orlandi che, come da lui stesso raccontato in aula, si recò a Tivoli con Volpe per un sopralluogo nel quale furono incontrati anche dei rappresentanti della Curia. “Ma io ero lì come Soprintendenza”, ha detto Orlandi, a cui poi non fu assegnato nessun incarico inerente il progetto di Tivoli.
Ad essere ascoltati, poi, anche due imprenditori edili di Formia, indagati e giudicati per procedimento connesso all’indagine “Tiberio”, che hanno spiegato di non aver mai conosciuto Volpe. Negata dal Tribunale la testimonianza del quinto testimone, in quanto non si poteva sapere se fosse indagato in procedimento connesso o meno.
Al netto delle testimonianze, il Tribunale ha deciso per una potatura dei testimoni di Nicola Volpe. Solo l’avvocato Conca infatti ne ha citati ben 59, al che il collegio ha deciso, dopo dieci minuti di riserva, che i testimoni di Volpe saranno solo due per ogni capo d’imputazione che riguarda l’imprenditore, considerando pleonastico il numero. Dunque, alla prossima udienza, che si terrà il prossimo 13 febbraio, si concluderanno i testimoni della difesa di Volpe: saranno altri otto, considerato che i capi d’imputazione che riguardano Volpe sono quattro.
Anche nella scorsa udienza, a giugno, ad essere ascoltati furono tre indagati per procedimento connesso, vale a dire il procedimento denominato “Tiberio II” che si è notevolemente ridimensionato dopo l’udienza preliminare e ha visto tre rinvii a giudizio. per corruzione.
Un processo che va a rilento e che, come specificato dal Pubblico Ministero Valerio De Luca, vede diversi capi d’imputazioni in odore di maturata prescrizione.
Come noto, il processo ruota attorno alla vicenda dell’Hotel Grotta di Tiberio e di alcuni appalti, tra cui quello più importante riferibile, per l’appunto, al complesso archeologico di Villa Prato a Sperlonga per un importo di 700mila euro. A sedere sul banco degli imputati, oltreché ad Armando Cusani, l’architetto Isidoro Masi, all’epoca dei fatti contestati in comando dalla Provincia presso il Comune di Sperlonga come Responsabile dell’Ufficio Tecnico, l’ex dirigente comunale Massimo Pacini e gli imprenditori Andrea Fabrizio, Antonio Avellino e Nicola Volpe.
Tutti sono accusati, a vario titolo, di aver messo in piedi un sistema illecito volto a favorire l’attività imprenditoriale del primo cittadino e a pilotare gare d’appalto a discapito della collettività. Turbativa d’asta e corruzione, i reati più gravi contestati dall’indagine che è stata portata avanti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Sperlonga. Come accennato, uno degli imputati è deceduto: si trattava dell’imprenditore di Nettuno Mauro Ferrazzano, le cui dichiarazioni sono ormai irripetibili, non più in grado di essere smentite e quindi cristallizzate: proprio queste potrebbero significare un punto a favore dell’accusa e un ostacolo difficile da superare per il sindaco di Sperlonga ed ex Presidente della Provincia di Latina, Armando Cusani. Quantomeno per il merito della accuse.
Diverse le parti civili costituitesi nel processo: Comune di Sperlonga, Prossedi, Priverno, più il confinante dell’Hotel Tibero, Carmine Tursi, l’Associazione antimafia “Caponnetto” e, infine, i gli esponenti politici Alfredo Rossi, Marco Toscano, Alessandro Zori e Carla Di Girolamo.
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