Minacce e lesioni ai danni dell’attuale assessore del Comune di Terracina, Sara Norcia: gli imputati hanno guadagnato la prescrizione
Un processo avviato verso la fine e che ha visto la sua morte oggi, 25 ottobre, maturando la prescrizione dei reati in capo alle imputate Patrizia Licciardi, la figlia Cristina Marano e Gennaro Marano, accusati di minacce e lesioni contro Sara Norcia, in procinto, nel 2016, di diventare consigliera comunale a Terracina con la lista di Fratelli d’Italia. Al momento l’esponente politica, poi passata alla Lega, ricopre il ruolo di assessore ai Servizi Sociali del Comune di Terracina nella Giunta Giannetti.
Norcia, che si era costituita parte civile nel processo odierno, rappresentava la parte offesa poiché, secondo l’accusa, è stata vittima di stalking e lesioni. Un anno prima dell’approdo, nell’assise di Terracina, nel 2015, infatti, Norcia ha denunciato di aver subito pressioni da Patrizia Licciardi e della figlia Cristina Marano a causa di una supposta relazione che la consigliera avrebbe intrattenuto con il marito della Licciardi, Eduardo Marano.
Nell’ordinanza del gip del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, che disponeva i domiciliari per le due imputate, Licciardi e la figlia, si spiegava che “Norcia Sara riferiva di aver intrattenuto una persona da lei conosciuta con il nome di Dino Marano a seguito della quale veniva contattata dalla figlia di quest’ultimo…all’origine del fatto una relazione sentimentale intrattenuta dalla querelante con Marano”.
Licciardi, come noto, non è un cognome che passa inosservato, dal momento che Patrizia è la figlia di un boss di calibro dell’Alleanza di Secondigliano Gennaro detto “La Scimmia”, nonché madre di quel Genny Marano, coinvolto in fatti di narcotraffico (operazione Terminal), e descritto dai pentiti di Alba Pontina come un vero e proprio punto di riferimento per il mondo criminale a Terracina. E i Di Silvio, per tramite di Riccardo, si rivolsero a lui quando dovevano dirimere una disputa per la campagna elettorale alle comunali di Terracina, nel 2016. Una circostanza rientrata nel processo che ha visto alla sbarra e condannata in primo grado l’ex consigliera regionale Gina Cetrone.
I Licciardi-Marano, peraltro, sono risultati anche in rapporti con il clan Travali, con i quali detenevano il locale “New King” di Terracina, sulla Pontina, ora chiuso.
Sia a Patrizia Licciardi che a Eduardo Marano (il presunto flirt della Norcia) sono stati confiscati beni per oltre un milione di euro, a seguito di contestate estorsione con metodo mafioso. Una confisca che fu annullata dalla Corte d’Appello così come la condanna in primo grado per associazione mafiosa a carico di Eduardo Marano in primo grado a 9 anni per mafia. Assolto perché il fatto non sussiste.
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Una circostanza, quella della relazione tra Norcia e Marano, che è stata smentita. “Ho sentito Sara Norcia – assicurò l’allora coordinatore regionale della Lega, Zicchieri – e mi ha detto di non conoscere quella persona e di non aver avuto alcun rapporto con lui”.
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Ad ogni modo, secondo le indagini svolte dal sostituto procuratore di Latina, Simona Gentile, le due donne, madre e figlia, “in concorso tra loro, a seguito di una relazione intrattenuta da Marano Eduardo con Norcia Sara, con condotte reiterate, la molestavano e la minacciavano, in modo tale da cagionarle un perdurante e grave stato di ansia e paura, ingenerare nella medesima un fondato timore per la propria incolumità e costringerla ad alterare le proprie abitudini di vita”. Alle imputate Licciardi e Marano era contestato anche di aver più volte picchiato l’esponente della Lega, di averla minacciata all’interno del suo negozio di abbigliamento, costringendola per di più a tenerlo chiuso per alcuni giorni. Inoltre, le accuse parlavano anche di altre aggressioni avvenute in un locale pubblico, e ancora insulti e minacce a un’amica di Norcia.
“Cosa ci fai qui dentro? Vai subito via e non farti vedere in giro. Ti devo rovinare la vita! Questa z… si è s…mio marito”, così avrebbe detto a Norcia, Patrizia Licciardi, riconoscendola nel locale pubblico.
Da oggi, il processo è concluso: tutto prescritto. A certificarlo davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Clara Trapuzzano, la stessa Pm onoraria, che rappresentava l’accusa, e i due avvocati difensori che, come il giudice, ne hanno preso atto.