SEQUESTRO E ESTORSIONE MAFIOSA AD APRILIA: A DICEMBRE LA FINE DEL PROCESSO

avvocati

Rapisce “datore di lavoro” e lo sequestra: ascoltati i testimoni della difesa nel processo in cui è imputato Tommaso Anzaloni

Si è svolto stamani, 17 ottobre, un’altra udienza del processo che vede come unico imputato il 37enne Tommaso Anzaloni, originario del napoletano ma trapiantato a Nettuno, e la parte offesa deceduta a inizio anno.

Nella scorsa udienza era stato esaminato dal Pm della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli, proprio l’imputato a cui viene contestato il sequestro di persona e l’estorsione aggravata dal metodo mafioso al 37enne, assistito dagli avvocati difensori Luca Scipione e Stefano Alberti. Davanti al collegio presieduto dal giudice Gian Luca Soana, compresa la giuria popolare, l’uomo aveva fornito la sua versione, spiegando di aver colpito con una gomitata Marcello Nuti, la parte offesa deceduta.

Leggi anche:
SEQUESTRÒ UN UOMO PER LAVORI EDILI NON PAGATI: “ERO DISPERATO E GLI HO TIRATO UNA GOMITATA”

Una vicenda violenta e inquietante che aveva avuto come teatro la città di Aprilia. L’arresto del 37enne Tommaso Anzaloni passò sotto traccia in provincia, eppure, ad agosto 2022, le Squadre Mobili di Roma e Latina, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia capitolina, avevano portato a termine il fermo dell’uomo in una vicenda dai contorni truculenti.

L’allarme alla Polizia lo diede una donna tra le lacrime avvertendo il 112 che un collaboratore della loro azienda era stato stato sequestrato. La vittima del sequestro di persona, secondo gli inquirenti, fu rilasciata dopo essere rimasta cinque ore in balia di Anzaloni. Non solo il sequestro ma anche le botte che avevano ridotto l’uomo in condizioni molto gravi. Il viso completamente tumefatto, la cui immagine sarebbe stata inviata da Anzaloni ai responsabili dell’azienda in cui lavorava per chiedere soldi in cambio del riscatto.

E dalle indagini è emerso che il sequestratore del manager lo aveva precedentemente minacciato di morte, con una serie di messaggi sul telefono: “Te devo spanza’, sei finito. Dietro de me c’è tutta la scissione di Napoli, ricorda che dietro di me ce ne stanno duemila”. Un rimando alle guerre di camorra tra “ufficiali” e scissionisti.

Il movente del pestaggio e del sequestro, secondo gli atti d’indagine, andrebbe ricercato in alcuni lavori di ristrutturazione di un villino ad Anzio, in via Giusti, per cui era previsto il superbonus 110, che erano stati affidati ad Anzaloni, titolare di una ditta individuale di ristrutturazioni edili e che a suo dire non era stato pagato. I fatti sono avvenuti tra Roma, Aprilia, Latina e Nettuno.

Leggi anche:
RAPITO, PICCHIATO E MINACCIATO CON UNA SIRINGA PIENA DI ACIDO: INIZIA IL PROCESSO MA LA VITTIMA È DECEDUTA

Oggi, sono stati interrogati dall’avvocato difensore Scipione due testimoni chiamati dalla stessa difesa: un operaio che Anzaloni pagava in luogo della srl al cui interno c’era anche Nuti e un perito, consulente della difesa, che ha lavorato su intercettazioni telefoniche e localizzazione utenza nella data del 9 maggio 2022, ossia quando l’imputato avrebbe costretto con la forza Nuti a salire in auto per farsi pagare quanto dovuto per i lavori edili.

Il consulente, nel quadro delle tesi difensive, ha spiegato che quel giorno i contatti tra Anzaloni e Nuti furono vicendevoli, sebbene dal telefono di Nuti sono partite anche telefonate indirizzate alla Questura di Latina e Carabinieri di Fiumicino.

Alla fine del processo non manca molto. La prossima udienza fissata per il 12 dicembre dovrà espletare l’interrogatorio dell’ultimo testimone della difesa, dopodiché la Corte d’Assise dichiarerà conclusa l’istruttoria e chiamerà accusa e difesa a trarre le proprie risultanza: richiesta di condanna e arringa. Successivamente, al netto di altre decisioni, la Corte d’Assise con la giuria popolare si ritirerà in camera di consiglio per emettere la sentenza. Nel frattempo, come richiesta nella scorsa udienza dalla difesa, Anzaloni non è più ristretto ai domiciliari e la Corte d’Assise gli ha concesso il permesso di lavorare, nonostante non possa avere contatti telefonici con altre persone. Una prescrizione raccomandata oggi, anche a voce, dal Presidente della Corte d’Assise ad Anzaloni.

Articolo precedente

SPORTELLO DEL MICROCREDITO, FDI LATINA: “LAVORIAMO PER RIPRISTINARLO”

Articolo successivo

“DISINCANTI”, LA MOSTRA DI FERT ALVINO AL PUNTO IATI DI FORMIA

Ultime da Giudiziaria