‘NDRANGHETA, NEL MAXI PROCESSO CHIESTI 15 ANNI PER L’AVVOCATO DI LATINA

Nicola Gratteri
Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro

Rinascita Scott: chieste condanne esemplari dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro nel maxi processo calabro

338 gli imputati nei confronti dei quali sono state invocate 322 richieste di condanna tra i 30 e 1 anno di reclusione per un totale di 4.744 anni e 10 mesi di carcere. Chieste anche 13 assoluzioni e 3 nullità del decreto che dispone il giudizio o prescrizione. Questo l’esito della requisitoria della Direzione Distrettuale Antimafia calabra nel processo che scaturisce dalla indagine, coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri, che nel 2019 portò all’arresto di 330 persone, con accuse gravissime a cosche di ‘ndrangheta, colletti bianchi e politica.

Tra i colletti bianchi figura anche l’avvocato Francesco Stilo: per lui chiesti 15 anni di reclusione. Per lui l’accusa è di concorso esterno all’associazione mafiosa per avere instaurato con la ’ndrangheta uno stabile rapporto di tipo collusivo, fornendo agli associati informazioni coperte da segreto istruttorio.

L’avvocato Francesco Stilo, originario di Lamezia Terme, ma iscritto a Latina e domiciliato, almeno fino a qualche anno fa a Priverno, avrebbe instaurato, secondo gli inquirenti, un legame stabile con la ndrangheta, in particolare con le cosche Mancuso (probabilmente la più potente su piazza insieme ai Piromalli), Lo Bianco, Barba, Mare’, Razionale, Gasparro e Accorinti, stabilendo un rapporto consuetudinario con i boss Saverio Razionale, Paolino Lo Bianco e Peppone Accorinti, e naturalmente con appartenenti alla cosca Mancuso che coltiva la sua area di influenza a Vibo Valentia e nella Piana di Gioia Tauro, sebbene, ormai, parlare di confini per una cosca di ‘ndrangheta risulti quantomeno superficiale, sopratutto alla luce della maxi-operazione di “Rinascita-Scott”: l’organizzazione calabra “dalle Alpi alla Sicilia”, ha dichiarato il Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. ,

Tramite relazioni dirette e personali, Stilo – questa è l’ipotesi dei magistrati -travalicava l’esercizio della difesa per i suoi clienti affiliati alle cosche e prendeva parte alle mire malavitose. Cosa, peraltro, di cui Latina Tu ha dato conto citando un’informativa della Dia di Genova per fatti risalenti a qualche anno fa e che hanno avuto luogo nel capoluogo pontino.

L’avvocato Stilo avrebbe messo a disposizione il proprio studio legale per favorire incontri di ‘ndrangheta senza creare sospetti, favorendo persino la clandestinità di Accorinti per il quale avrebbe fatto da tramite quando era in carcere, giocando un ruolo di trait d’union tra affiliati, condito da pizzini, minacce (avrebbe partecipato a dinamiche di estorsioni e recupero crediti) e reperimento di notizie afferenti ad alcune cause in corso.

Leggi anche:
‘NDRANGHETA. LE GRAVI ACCUSE DEI PENTITI NEI CONFRONTI DELL’AVVOCATO STILO

Articolo precedente

IL LATIUM FESTIVAL “ECCELLENZA” TRA LE BUONE PRATICHE CULTURALI

Articolo successivo

SEZZE, SI DIMETTE ASSESSORE ALL’URBANISTICA

Ultime da Giudiziaria