MORÌ A CAUSA DI UNA BUCA SULL’ASFALTO: APPELLO AUMENTA RISARCIMENTO PER I FAMIGLIARI

La Corte di Appello di Roma ha confermato la condanna del Comune di Aprilia al risarcimento del padre e dei fratelli di Daniele Giovannoni

Il ragazzo, di appena 15 anni, è morto il 30 agosto del 2005, in via Toscanini ad Aprilia, dopo essere caduto dal motorino a causa di una buca sull’asfalto.

La Corte di Cassazione aveva già confermato la condanna penale dell’allora dirigente responsabile del Comune di Aprila e lo stesso Comune. Ora la Corte di Appello conferma la condanna civile di primo grado. Il collegio giudicante ha accolto anche il ricorso incidentale dell’avvocato Ezio Bonanni, che assiste il padre e i fratelli della vittima, aumentando la somma del risarcimento.

In primo grado il padre Remo aveva ottenuto 320mila euro, la stessa somma era stata concessa alla madre e 140mila euro ognuno per il fratello e la sorella, Mirko e Giorgia. L’avvocato Bonanni ha chiesto anche i danni biologici, psicobiologici e psichici. La Corte di Appello, nonostante abbia sostenuto che la depressione che ha colpito gli appellanti non sia cronica, tuttavia ha riconosciuto che “il ricorso a provate cure mediche per il temporaneo stato depressivo” può giustificare una maggiore “personalizzazione del danno rispetto a quella già riconosciuta”. Così ha disposto un risarcimento di 350mila euro per il padre e di 150mila euro per i fratelli.

Per il resto la Corte ha respinto il ricorso del Comune di Aprilia confermando quanto già chiarito in primo grado. Sia per quanto riguarda “la penale responsabilità del Dott. Giovannini Luciano, dirigente del Comune di Aprilia, per la condotta omissiva in ordine allo stato del manto stradale di Via Toscanini”, dove è avvenuto l’incidente mortale, sia l’“esclusiva responsabilità del Comune di Aprilia, quale custode della strada, nella determinazione dell’incidente”.

“Il consulente del pubblico ministero – scrivono ancora i giudici – pur affermando che la presumibile velocità a cui viaggiava il ragazzo fosse di 70 Km/h, ha comunque dichiarato che la causa del sinistro doveva essere individuata esclusivamente nello stato di cattiva manutenzione della strada atteso che, se il manto fosse stato integro, avrebbe consentito al ciclomotore di percorrere la curva sinistra ad ampio raggio senza perdere aderenza”.

L’evento sconvolse l’intera comunità. Il pomeriggio del 30 agosto del 2005, verso le 17.30, Daniele stava percorrendo quel tratto di strada e, dopo aver passato un’auto che era alla sua sinistra, ha preso una buca ed è volato sull’asfalto. Purtroppo per lui non c’è stato nulla da fare, è morto prima dell’arrivo in ospedale. Oltre allo strazio per la perdita del figlio, la famiglia – assistita anche dal Prof. Carlo Taormina, ha dovuto subire anche le lungaggini della giustizia. Dopo 5 anni dall’incidente il padre si incatenò davanti al Tribunale di Latina chiedendo che fosse fissata un’udienza del processo che avrebbe poi chiarito le responsabilità del sinistro. La sentenza di Cassazione del procedimento penale è arrivata soltanto nel 2019.

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