Operazione anti-droga “Giano” di DDA e Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina: arriva la prima condanna per uno degli arrestati
È stato condannato, col rito abbreviato, a 1 anno e 8 mesi Franco Marongiu, noto come il “sardo” di Sezze nei racconti riferiti a verbale dai collaboratori di giustizia, Renato Pugliese e Agostino Riccardo. Il giudice Fabio Velardi del Tribunale di Latina ha deciso per la condanna per detenzione e spaccio di droga, a fronte di una richiesta del Pubblico Ministero Andrea D’Angeli che ammontava a 2 anni e 6 mesi.
Marongiu, assistito dall’avvocato Vitelli, era stato arrestato lo scorso giugno nell’ambito dell’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ed eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, diretti dal Maggiore Antonio De Lise.
Secondo gli inquirenti, Pasquale D’Alterio, altro coinvolto nell’operazione anti-droga, nonché fratello del noto “padrino” di Fondi, Peppe ‘O Marocchino D’Alterio, avrebbe ceduto al “sardo”, in più occasioni, prima del gennaio 2017, una quantità tra i 15 e i 30 chili di hashish al prezzo variabile tra i 1200 e i 1300 euro. Ma la condanna di oggi, 1 dicembre, deriva da un’altra circostanza avvenuta durante gli arresti di sei mesi fa a Sezze.
Per inciso, durante l’operazione odierna, i Carabinieri avevano sequestrato, grazie al fiuto del cane anti-droga “Wagner”, in un terreno adiacente alla casa di Marongiu, mezzo chilo di hashish interrato: è lì che il setino, anche nel corso delle investigazioni, si sarebbe recato quando riceveva visita dai probabili clienti.
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Ad ogni modo, non rientra in nessuna delle associazioni presunte (ipotesi fatte cadere dal Gip) dall’operazione Giano, il sezzese Franco Marongiu, pur essendo stato coinvolto in più indagini anti-droga, e recentemente in quella denominata “Oltremare” della Guardia di Finanza di Ostia. “Franco” è soprattuto un punto di riferimento per il narcotraffico pontino, compreso D’Alterio: insomma, non proprio uno qualunque. E la prova della sua fama, come detto, l’avevano data in più di una dichiarazione i due collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo.