Ricordate il film Operazione Spartacus – La Casalese, prodotto dalla “ROXYL MUSICS&FILM” di Angelo Bardellino (insieme alla Lindy Hop Production), di cui il Ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini bloccò la presentazione a Spigno Saturnia? Ora la pellicola e l’allegato libro sono promossi persino da Radio Padania Libera, di fatto l’house organ radiofonico leghista di cui proprio lui, il Capitano Matteo Salvini, fu direttore dal 1999 al 2013.
È successo veramente il 17 aprile scorso, nell’ambito della trasmissione intitolata “Potere al popolo” (che va in onda su Radio Padania Libera dalle 14 alle 16) condotta da Sammy Varin che ha promosso il film e intervistato la regista e scrittrice de “La Casalese” Antonella D’Agostino (vedi video a seguire con l’intervista dal minuto 7′ 31” al minuto 19′ 45”), l’ex moglie del famigerato criminale Renato Vallanzasca.
Un film sulla camorra e sui pentiti finanziato dal nipote del fondatore del Clan dei Casalesi Antonio Bardellino e la cui presentazione è stata vietata dal Ministro dell’Interno Salvini su sollecitazione della Prefettura di Latina e del Presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, ma che, cacciato dalla porta, rientra dalla finestra nella casa di chi, Matteo Salvini, aveva disposto lo stop. E dove è stato pubblicizzato, ci si domanderà? Esattamente a Via Bellerio 41 (Milano), lo storico quartier generale della Lega Nord nel quale pure Radio Padania Libera ha la sede.
La regista/scrittrice Antonella D’Agostino, nell’intervista, sembra non provare alcun pudore di fronte al trambusto generato dal suo film in provincia di Latina. Anzi, rimbrotta i critici e rivendica il valore della sua opera che ci parla, a suo dire, della bellezza del territorio, dell’amore, dei figli, delle madri, e della mafia e dell’antimafia entrambi cattive. Né con l’antimafia né con la mafia, perché a parlarne, dice la D’Agostino, si fa torto al sud, al mare, ai sapori, al turismo. Basta paranze dei bambini, basta parlare di camorra – esorta la D’Agostino – il sud è straordinario e gli si fa un danno se si continua a raccontarne le infiltrazioni e le cosche, concludendo la telefonata con una prece rivolta a Varin: “Salutami il Grande Capo”, con chiaro riferimento a Matteo Salvini. Ma non è tutto.
Già alcuni commenti, in queste settimane, apparsi sui social hanno difeso a spada tratta il film/libro prodotto da Bardellino come per esempio l’arringa social di Ciro Perna – su Facebook come Ciro Brigante Perna -, autore di un libro piuttosto emblematico “Roberto Saviano. Io non ti credo“, il cui post pubblichiamo di seguito. Oppure il direttore della principale testata locale, Alessandro Panigutti, che ha dato del mafiologo radical chic a chiunque scrivesse di camorra laddove, invero, ci sono solo ex teppisti e peraltro vittime di censura dei bacchettoni antimafia.
Eppure, è nell’intervista di Antonella D’Agostino su Radio Padania Libera che assistiamo alla zampata dell’autrice che dichiara qualcosa di prorompente e inquietante se confermato (fino a oggi solo scritto confusamente in qualche commento perso sui social): “La cosa imbarazzante è che dicono no (ndr: gli oppositori al suo film)…ma io per girare questo film ho avuto dal Ministero le caserme dei Carabinieri…penso di essere l’unica persona che ha fatto un film con i Carabinieri veri, con le caserme vere e ti pare che se io avessi presentato una sceneggiatura, una cosa non idonea mi avrebbero concesso tutte queste cose?” (vedi video su, dal minuto 12′ 05”).
Una domanda, quella della D’Agostino che, affrontate le dovute e opportune verifiche, sarebbe da girare immediatamente a chi avesse consentito che un film sulla camorra, richiamante con evidenza il processo più importante celebrato sui clan campani (Spartacus), per mezzo dei soldi della casa di produzione di Angelo Bardellino (condannato in secondo grado per estorsione nel processo Formia Connection), nipote del boss Antonio che mise fine all’egemonia della NCO (Nuova Camorra Organizzata) di Raffaele Cutolo, possa essere finito in qualche caserma con Carabinieri come comparse.
Perché delle due l’una: o è vero che “Operazione Spartacus – La Casalese” è stato girato nelle caserme con i carabinieri, come sostiene pubblicamente la D’Agostino, e allora è importante che vi siano dei chiarimenti; oppure, se non è vero, il Ministero della Difesa e l’Arma dei Carabinieri è opportuno che intraprendano delle azioni a tutela. Perché sarebbe piuttosto incomprensibile che l’Interno blocca un film che i Carabinieri abbiano persino permesso di girare nelle loro caserme.
Ecco, tutto ciò se non fosse un fatto grave su cui interrogarsi tutti, da chi denuncia come Latina Tu ai rappresentanti politici del territorio che ne hanno sottolineato l’inopportunità, fino, e sopratutto, alle istituzioni pontine, quali Questura e Prefettura, che prontamente comunicarono al Ministro l’inopportunità della presentazione a Spigno Saturnia, sarebbe un perfetto canovaccio di quelle opere corali un po’ avanspettacolo, un po’ farsa, un po’ commedia dell’arte dove la girandola dei personaggi va di pari passo con i colpi di scena tirati per i capelli e il tanto rumore per nulla finale. Che fa male però, sopratutto alle istituzioni di questo territorio evidentemente ignorate dallo stesso Ministero da cui dipendono gerarchicamente, quello dell’Interno.
Sentito al telefono Sammy Varin, ci dice che lui non ne sapeva niente della produzione di Bardellino. Spiega, il conduttore di Radio Padania Libera, che ha promosso il film perché parlava del territorio, della bellezza del sud, ammettendo però di aver visto solo qualche immagine dei trailer. Invita al confronto Latina Tu e la produzione del film: un confronto che, a questo punto, andrebbe comunque al di là del fatto grave e serio, ossia che ad essere sminuite nei loro atti, in questa storia, sono le Istituzioni del territorio pontino. In una parola: vilipese.
Già vilipese, Questura e Prefettura di Latina, dall’affronto subito quando, all’indomani dello stop per la presentazione del film nel locale Villa Caribe a Spigno Saturnia, la produzione di Angelo Bardellino unitamente alla regista D’Agostino non fecero una piega e introdussero, comunque, la pellicola in una serata da gran gala a Gaeta, presso lo Yacht Club su Lungomare Caboto. Uno schiaffo in faccia a tutte le autorità e l’assoluta noncuranza rispetto ad una decisione presa a ogni livello dello Stato tutto, dalla Questura alla Prefettura fino al Ministero. Evidentemente era troppo importante per la produzione di Angelo Bardellino, che vive con i fratelli e i parenti a Formia, presentare il film nel sud pontino. Così doveva essere e così è stato, anche se se è spuntato fuori qualche rompipalle e lo Stato a dire che non era opportuno.
Istituzioni, ad ogni modo, vilipese per la seconda volta, come se il braccio destro (Salvini) non sapesse cosa fa il braccio sinistro (Radio Padania Libera, la radio che segue passo passo le imprese politiche del Capitano) e viceversa. Da una parte il Salvini che va a Corleone nel giorno della Liberazione al grido di “contro tutte le mafie”, dall’altra lo stesso Ministro che non si occuperebbe mai della nostra provincia di frontiera dove vengono a nidificare società che aiutano a bypassare le interdittive antimafia alla ndrangheta, o che è teatro di compravendite vorticose a Sperlonga con i clan di camorra a dirigere l’orchestra.
Epperò una speranza, persino in Salvini, magari qualcuno l’avrà nutrita quando, il 22 marzo, Latina Tu chiese immediatamente l’intervento del Prefetto di Latina Maria Rosa Trio e il 23 marzo, dopo l’intervento di quest’ultima, della Questura di Latina, delle Forze dell’Ordine, il Ministero dell’Interno decise che no, quel film prodotto da Bardellino non poteva essere presentato come fosse un’opera cinematografica tra le tante. Una decisione, quella del Ministero dell’Interno, che fu rilanciata anche dal presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra il quale diede pubblicamente risonanza alla nostra denuncia, segno di un interesse importante e quanto mai necessario dopo decenni di negazionismo e silenzio, sopratutto per il sudpontino e il Golfo di Gaeta (il Nord Pontino rimane ancora lontano dai grandi schermi).
Ma l’articolo di Latina Tu (Bardellino produce un film sui Casalesi. E il Sud Pontino lo ospita: sconcertante) che denunciò l’imminente presentazione del film a Spigno Saturnia ha avuto una vita strana e sopratutto oltraggiosa. Chi scrive (Bernardo Bassoli*) è stato descritto dal giornalista Luca Fazzo, in un articolo de Il Giornale di Paolo Berlusconi e Alessandro Sallusti, di essere promotore del film scritto dall’ex moglie del bandito e pagato dal nipote di un boss (testuale). Di seguito è possibile leggere l’articolo che il sottoscritto, gli altri collaboratori di Latina Tu, il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra (che ci ha telefonato in quelle giornate) e chiunque l’abbia letto hanno giudicato diffamatorio: vedi link.
Un fatto abnorme e anch’esso con qualche venatura di farsesco: chi aveva denunciato la presentazione del film e richiesto l’intervento del Prefetto di Latina, viene dipinto come colui che invece ha promosso il film e la sua presentazione. Un Paese sottosopra evidentemente, con la consapevolezza che, anche in questo mondo al contrario, il Prefetto di Latina (che ci ha ringraziato) e i suoi più stretti collaboratori hanno dimostrato la loro vicinanza a noi piccoli blogger di provincia che, spesso, siamo crocifissi sull’altare della credibilità perché giornalisti senza tessera e ordine.
*Bernardo Bassoli, autore di Latina Tu, ha sporto denuncia querela nei confronti de Il Giornale e Luca Fazzo, oltreché a un atto di citazione con la richiesta di un risarcimento per danni morali. L’autore ringrazia tutti coloro i quali hanno dimostrato la loro solidarietà, dalle Istituzioni agli amici di sempre, da coloro che non ti aspetti fino a quelli che non ancora conoscevi