Voto di scambio politico-mafioso: alle battute finali il processo che vede alla sbarra Emanuele Forzan e Raffaele Del Prete
A 24 ore dalla seconda inchiesta con arresti contenuta in una indagine pontina, nello specifico a Terracina, si è aperta oggi, 18 dicembre, la penultima udienza del processo di primo grado per voto di scambio politico mafioso con il clan Di Silvio di Latina, a carico degli imputati pontini Raffaele Del Prete e Emanuele Forzan, il primo dei quali noto imprenditore delle aziende dei rifiuti con appalti nella provincia di Latina.
Co-imputato e già condannato a 3 mesi di reclusione il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo. A rappresentare l’accusa, il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Francesco Gualtieri. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Michele Scognamiglio, Massimo Frisetti, Pietro Parente e Gaetano Marino. Il collegio è il terzo del Tribunale di Latina composto dai giudici La Rosa-Zani-Romano che emetterà la sua sentenza il prossimo 29 gennaio quando vi saranno le brevi repliche dell’accusa.
Pubblico ministero Francesco Gualtieri, in una requisitoria fiume durata oltre tre ore, ha ricostruito le vicende che hanno interessato Forzan, Del Prete e Riccardo. Hanno pilotato il voto, hanno gestito l’attacchinaggio dei manifesti tramite Riccardo e non lo hanno mollato perché era prezioso al loro obiettivo di far votare il consigliere comunale di Noi con Salvini, Matteo Adinolfi, alle elezioni amministrative del 2016, a Latina. È questo, in estrema sintesi, quanto specificato dal sostituto procuratore antimafia il quale ha spiegato che “è ampiamente comprovato il reato di voto di scambio politico mafioso”. Ecco perché ha chiesto pene severe: per Del Prete, considerato primo agente dell’azione delittuosa, 8 anni di reclusione; per Forza, 6 anni.
Nel corso della requisitoria, il pm Gualtieri ha letto le intercettazioni riviste dalla Squadra Mobile di Latina, che erano state oggetto della scorsa udienza. Un aspetto che è stato aspramente criticato dal collegio difensivo. Gli avvocati Scognamiglio, Frisetti e Marino hanno svolto le loro arringhe in circa due ore e mezza, finendo per le sei del pomeriggio. Tutti e tre hanno chiesto l’assoluzione per i loro assistiti in quanto non ci sono gli elementi costitutivi del reato. Secondo l’avvocato Scognamiglio, è “de plano” che le dichiarazioni di Agostino Riccardo sul voto di scambio siano inattendibili, senza contare che il collaboratore di giustizia sbaglierebbe anche a individuare il seggio dove si sarebbe concretizzato il cosiddetto voti truccato con le preferenze comprate.
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IL PROCESSO – Sul banco degli imputati di questo processo ci sono, come detto, l’imprenditore dei rifiuti Raffaele Del Prete e l’ex collaboratore della Lega in Regione Lazio, nonché responsabile elettorale per la lista “Noi con Salvini” alle elezioni comunali di Latina nel 2016, Emanuele Forzan, collaboratore al momento, in Regione, del consigliere regionale di Forza Italia, Angelo Tripodi.
I due imputati, Forzan e Del Prete, oggi come sempre presenti in Aula, furono arrestati il 13 luglio 2021 nell’ambito dell’inchiesta che ha portato alla contestazione del voto politico-mafioso riferibile alla campagna elettorale del 2016 a Latina (Comunali). L’imprenditore Raffaele Del Prete è accusato di aver dato soldi ad Agostino Riccardo, ex affiliato al Clan Di Silvio, oggi collaboratore di giustizia, in cambio di voti, attacchinaggio e visualizzazione dei manifesti elettorali in favore di Matteo Adinolfi (della lista “Noi con Salvini”), ex europarlamentare della Lega (fu eletto nel 2019) e, nel 2016, in corsa per diventare consigliere comunale. Carica che, alla fine, raggiunse con 449 voti. La posizione di Adinolfi, però, è stata archiviata definitivamente a ottobre 2022 per decisione della sezione Gip/Gup del Tribunale di Roma, su richiesta della stessa Procura/DDA di Roma.
Per l’accusa, Del Prete avrebbe dato a Riccardo circa 45mila euro. A costituire, secondo inquirenti e investigatori, il ruolo di collettore anche Emanuele Forzan. L’inchiesta fu portata a compimento da Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e Squadra Mobile di Latina.
