Dall’inchiesta su appalti e mazzette a Cisterna denominata “Touchdown” fino allo scambio di voto politico-mafioso con il Clan Di Silvio: indagato l’europarlamentare della Lega Matteo Adinolfi
Il provvedimento restrittivo del Giudice per le indagini preliminari di Roma Bernadette Nicotra, su richiesta del Procuratore aggiunto della DDA di Roma Ilaria Calò e dei sostituti Corrado Fasanelli e Luigia Spinelli, che ha portato a due arresti odierni, si basa sulle risultanze acquisite in due diverse indagini eseguite dai Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia e dagli Agenti delle Squadre Mobili di Latina e Roma, con il supporto e la collaborazione del Servizio Centrale operativo della Polizia di Stato.
Nell’ambito dell’indagine condotta dai militari della Sezione Operativa di Aprilia, denominata convenzionalmente “Touchdown”, diretta dalla Procura di Latina, si è accertato l’intervento illecito di un locale imprenditore, Raffaele Del Prete, operante nel settore dei rifiuti, coadiuvato da un suo collaboratore, in occasione dell’elezione amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale di Latina del 5 giugno 2016. Ad essere arrestato oltreché a Raffaele Del Prete anche il responsabile Comunicazione delle attività in Regione Lazio e attuale commissario pro tempore della Lega a Sezze Emanuele Forzan. Entrambi sono stati sottoposti alla misura dei domiciliari.
Ad essere indagato anche Agostino Riccardo, il collaboratore di giustizia e all’epoca dei fatti – siamo durante la campagna elettorale per le amministrative Latina 2016 – affiliato al Clan Di Silvio.
Riccardo, secondo l’accusa e le sue stesse dichiarazioni e quelle dell’altro collaboratore Renato Pugliese, rese alla DDA di Roma, si è interfacciato con Emanuele Forzan e per suo tramite all’imprenditore dei rifiuti Raffaele Del Prete al fine di far gestire la campagna elettorale a beneficio dell’attuale europarlamentare di Latina Matteo Adinolfi (Lega).
All’esito di quella campagna elettorale, Adinolfi fu eletto consigliere comunale nel 2016 con la Lista Noi con Salvini di cui era a capo.
Dalle dichiarazioni etero accusatorie – si legge nel comunicato congiunto di Polizia e Carabinieri di Latina che hanno condotto le indagini (i militari del Reparto Territoriale di Aprilia finalizzarono l’inchiesta, poi processo, “Touchdown) è emerso che Riccardo aveva ricevuto una sorta di investitura da parte del Clan Di Silvio nel curare i rapporti con la politica della provincia di Latina ed in occasione della tornata elettorale del 5 giugno 2016, tramite l’imprenditore destinatario dell’odierno provvedimento, di sostenere la candidatura di Adinolfi per la la lista “Noi con Salvini” nonché dell’attacchinaggio dei manifesti relativi a detto candidato.
L’imprenditore Del Prete, previo pagamento di una somma di 45.000 euro a membri del “Clan Di Silvio”, avrebbe assicurato l’aggiudicazione di almeno duecento voti al capolista Matteo Adinolfi nei quartieri di influenza criminale del Clan di origine nomade. Adinolfi, in quella tornata elettorale per le Comunali 2016 a Latina, ottenne 449 voti preferenze: se venissero confermate le circostanze di voto di scambio, i duecento voti sarebbero stati dirimenti per farlo eleggere. Adinolfi arrivò prima nella sua Lista e, a seguire, il più votato fu l’attuale consigliere comunale Vincenzo Valletta con 323 voti che rimase escluso dall’assise di Piazza del Popolo. Successivamente, grazie alla elezione di Adinolfi a Bruxelles, Valletta gli subentrò come consigliere comunale. Una carica che ricopre attualmente.
Per il processo Touchdown la cui inchiesta scoperchiò un sistema di mazzette e appalti nel Comune di Cisterna e nella Provincia di Latina (l’allora sindaco Eleonora Della Penna, non indagata, si dimise), Raffaele Del Prete, imprenditore dell’omonima impresa a Sermoneta Scalo, ha patteggiato la pena a tre anni e due mesi.
L’attività investigativa ha consentito di accertare il pagamento di 45 mila euro che avveniva in tre tranche all’interno dell’azienda operante nel settore dei rifiuti e che, in base all’accordo illecito, nessuno degli appartenenti alla famiglia Di Silvio si sarebbe dovuto presentare presso la sede del partito, per evitare di apparire come “collettore” di voti procurati da soggetto intraneo al Clan, ma che l’imprenditore avrebbe fatto avere le comunicazioni al Clan esclusivamente tramite Riccardo.
L’elezione del politico sarebbe stata per l’imprenditore pontino funzionale alle strategie economiche della sua società per ottenere verosimilmente il monopolio nella gestione dei rifiuti e delle bonifiche nel territorio pontino.
Il ruolo di Del Prete, come detto, era già emerso da alcune dichiarazioni di Pugliese e Riccardo. Ad esempio, il figlio di “Cha Cha”, Renato Pugliese ebbe a dichiarare alla DDA: “Quando poi partì la campagna elettorale tramite Riccardo Agostino, che conosceva Fausto Bianchi (ndr.: ex Presidente del Gruppo dei Giovani Imprenditori di Unindustria a Latina), entrammo nella campagna elettorale ma poi lavorammo tramite Del Prete Raffaele nella campagna elettorale per Salvini e Cetrone Gina”.
Del Prete è un personaggio di raccordo – in contatto anche con l’attuale deputato della Lega, il non indagato Francesco Zicchieri (lo dicono le carte dell’inchiesta, Touchdown) – che abbiamo definito in Bastarda Pontina parte III un collettore di voti, molto attento al consenso sociale e popolare se, come sembra, si era anche offerto di dare una mano al Latina Calcio post Maiettopoli.
Nei giorni in cui si cercavano imprenditori disposti a scommettere un investimento per il Latina, sotterrato dallo scandalo di Maiettopoli e delle inchieste Olimpia, Starter e Arpalo, Del Prete si sarebbe proposto come possibile investitore nel calcio pontino. Segno che il Latina Calcio, pur sprofondato negli inferi e nella vergogna che tutti ormai conoscono, faceva ancora gola.
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Intanto, interpellato dall’AdnKronos, Matteo Adinolfi ribadisce la sua estraneità ai fatti: “Vediamo cosa dicono le carte, io ho fiducia nella magistratura, ma io so che non ho fatto nulla. Non aggiungo altro, ora sto rientrando a Roma da Bruxelles”.