UCCISE ROMINA CON 14 COLTELLATE E POI FUGGÌ A SABAUDIA: CONDANNATO A 24 ANNI DI RECLUSIONE

Romina De Cesare e Pietro Ialongo: entrambi originari della provincia di Isernia si erano trasferiti a Frosinone

Femminicidio di Romina De Cesare: Pietro Ialongo, l’ex fidanzato accusato di aver ucciso la 36enne, è stato condannato

Uccise la fidanzata dopo una violenta lite nell’appartamentino che condividevano a Frosinone. Pietro Ialongo, 38 anni, tecnico informatico, è stato condannato a 24 anni di carcere. Il pubblico ministero, Vittorio Misiti, al termine della sua lunga requisitoria, ne aveva invocati 23, mentre la Corte d’Assise ciociara, presieduta dal giudice Francesco Proietti, a latere la collega Chiara Doglietto e la giuria popolare, ha deciso di comminare a Ialongo una pena più alta di un anno.

L’imputato è finito a processo con l’accusa di aver ucciso la fidanzata Romina De Cesare, 34 anni, il 2 maggio del 2022 nel bilocale di via del Plebiscito, nel centro storico di Frosinone. Il rapporto era ormai logorato, ma Ialongo non accettava la fine della relazione. È così che, al termine di una discussione, colpì la ragazza prima alle spalle e poi al torace con ben 14 fendenti.

Nel 2022, ai Carabinieri di Latina e sostituti procuratori di Latina e Frosinone Claudio De Lazzaro e Barbara Trotta, il 38enne, originario della provincia di Isernia, Pietro Ialongo, aveva confessato di aver ucciso la conterranea Romina De Cesare, la 36enne trovata in una pozza di sangue, accoltellata e strangolata nell’appartamento di Via Plebiscito a Frosinone. I due, ex fidanzati, convivevano ancora nella stessa casa nel capoluogo ciociaro, ma la donna, di origine francese per parte di madre, che lavorava in una profumeria a Frosinone, aveva da qualche mese rotto i rapporti e iniziato una nuova felice relazione con una guardia giurata.

L’uomo, Ialongo, come noto, il 3 maggio 2022, era stato rintracciato dai Carabinieri a Torre Paola, Sabaudia, presso lo stabilimento balneare di Saporetti. Era nudo, in uno stato confusionale e con segni di escoriazioni sulle braccia, oltreché ad avere con sé una busta. Portato all’Ospedale di Santa Maria Goretti per le cure del caso, il giorno successivo, dopo che nella notte aveva confessato nell’interrogatorio reso agli inquirenti e ai militari dell’Arma, era stato raggiunto da un provvedimento di fermo e trasferito presso il carcere di Latina.

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Gli avvocati di parte civile, Danilo Leva e Fiore Di Ciuccio, avevano chiesto per Ialongo il massimo della pena consistita nell’eragastolo. Secondo i legali, Romina prima di essere uccisa aveva reagito, ma Ialongo era riuscito a scaraventarla a terra sferrandole le 14 coltellate.

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