Nell’intervista rilasciata a Radio Luna il 17 novembre mattina il Direttore generale dell’Asl Latina Giorgio Casati insiste nel negare che vi sia un progetto di chiusura dei Punti di Primo Intervento (PPI) e ribadisce più volte il termine trasformazione. Casati non specifica però che questa trasformazione sarà in un’ottica di depotenziamento e di riduzione degli orari, oltre che di cambiamento sostanziale e non solo formale di denominazione. Per comprenderlo è sufficiente far riferimento al documento di Proposta di Rimodulazione dei PPI in ottemperenza al DM 2 aprile 2015, n. 70 che egli stesso ha consegnato in Regione, dopo averlo messo a disposizione dei sindaci nella Conferenza sociale e sanitaria il 23 ottobre.
AMBULATORI E NON PIÙ PPI (II ASSUNTO)
In primo luogo nel secondo assunto si parla esplicitamente di trasferimento nella gestione del personale e delle attività dalla rete ospedaliera dell’emergenza-urgenza al settore della rete territoriale. L’assistenza primaria territoriale riguarda il trattamento dei malati cronici, i Percorsi Diagnostico – Terapeutici da inquadrare nelle previste, e non ancora realizzate (ad eccezione di Sezze), Case della Salute. Questo significa che i PPI cesseranno di essere distaccamenti sul territorio dei Dipartimenti Emergenza Accoglienza di appartenenza. Questo principio è in aperta contraddizione con l’allegato 1 par. 9.1.5 del Decreto InterMinisteriale n.70 del 2015 che relativamente ai PPI con più di 6mila accessi annui dispone che questi dovranno comunque continuare a far riferimento ai DEA. In provincia di Latina, ad eccezione di Priverno (5700 accessi nel 2017 trend in crescita), tutti gli altri dovranno quindi continuare ad esser parte integrante dell’emergenza. Non si capisce allora di quale “ottemperanza al D.M. 2 aprile 2015, n 70″ tratti, semmai la sua proposta è una restrittiva interpretazione del Decreto regionale del Commissario ad Acta n. 257 del 2017. Nello stesso secondo assunto si dice che la nuova dizione dovrà essere, in accordo con la programmazione regionale, Ambulatorio di Cure Primarie Specializzato-ACPS. Il termine ambulatorio si utilizza sempre in relazione all’assistenza primaria, territoriale e non, generale o specialistica, mai nell’ambito dell’urgenza.
RIMODULAZIONE DELL’ ORARIO (III E IV ASSUNTO)
I morenti PPI/nascenti ACPS passeranno dalle attuali 24 ore alle sole 12 ore diurne (8.00-20.00). Trattasi di dimezzamento dell’orario, non di rimodulazione. Al quarto assunto si prevede poi il trasferimento delle Continuità Assistenziali (ex Guardia Medica) presso la sede de PPI che saranno operative dalle 20.00 alle 8.00 nei giorni lavorativi, il sabato dalle 10.00 alle 20.00, la domenica 8.00 alle 20.00. Ciò significa che i bacini di utenza dei 7 PPI saranno scoperti nelle ore notturne del weekend sia dal servizio ACPS sia dall’ex servizio Guardia Medica. Non rimarrà che chiamare il 118 per farsi trasportare, o muoversi con mezzi propri, verso il più vicino DEA (Latina, Formia) o Pronto Soccorso (Terracina, Fondi).
IV, V E VI COMANDAMENTO SECONDO CASATI
Inserimento di tali strutture, previa rimodulazione ed esplicitazione delle competenze, nella rete territoriale prevedendo il coinvolgimento (anche informatico) della Continuità Assistenziale e dei MMG (Medici di Medicina Generale) organizzati in UCP (Unità di Cure Primarie) nonché ove possibile del servizio ARES 118 (protocolli di attivazione). Nel quinto assunto è Casati che parla di medici di base e non di medici ospedalieri specializzati nell’emergenza. La cosa più grave è che il Direttore generale attribuisca alla stampa l’invenzione della sostituzione dei medici ospedalieri con i medici di medicina generale. Casati nell’intervista a Radio Luna parla di come la Proposta preveda una postazione medicalizzata 118 h24 presso ogni PPI, mentre nel documento non si menzioni affatto l’orario e addirittura la garanzia del servizio venga messa in dubbio dalla formula “ove possibile”.
In ultimo nel sesto assunto si scrive: “Utilizzo delle risorse liberatesi dalla rimodulazione dell’orario degli attuali PPI, quale sopra indicato, per implementazione immediata, in tali realtà della presa in carico dei pazienti cronici (anche per dare percezione diretta ai cittadini dei cambiamenti positivi in corso) e per cui è da prevedersi la piena utilizzazione/centralità delle competenze ex lege delle UCP e delle Case della Salute”. Questa è la riprova che i nuovi ACPS serviranno alla presa in carico dei cronici e i PPI, che per loro natura sono rivolti alla cura degli acuti, cesseranno di esistere. Non si capisce bene a quali cambiamenti positivi il Direttore faccia riferimento dal momento che i PDCA e una Casa della Salute presso ogni distretto ASL LT, e di conseguenza la presa in carico dei cronici sul territorio, erano già previsti nel DCA 52/2017 paragrafo 9.3. Risultati? Una sola Casa della Salute senza radiologia in tutta la Provincia.
I NUMERI ESTRATTI DAL BUSSOLOTTO
Il sito www.radioluna.it, nel riportare l’intervista a Casati, al di fuori del virgolettato riferisce di 50mila accessi l’anno in riferimento ai PPI pontini. C’è da augurarsi che non sia stato lo stesso manager di Broni a riportare questo dato, dal momento che è la medesima ASL di Latina ad aver pubblicato dati relativi al 2017 secondo cui gli accessi sarebbero stati complessivamente 78264. Un arrotondamento a ribasso di 28mila unità sembrerebbe più una provocazione dialettica che un errore di distrazione. Casati infine dice “… Non solo si corre al pronto soccorso o ai Punti di Primo Intervento per qualunque cosa….”. Peccato che gli stessi dati ASL LT 2017 ci dicono che solo lo 0,8% dei pazienti che hanno fatto riferimento ai PPI pontini era da codice bianco, l’86,32% era verde e la percentuale residua da ripartire tra gialli e rossi da stabilizzare e trasferire presso altra struttura. Forse il manager non ha avuto tempo di leggere i dati che la sua stessa Azienda rende pubblici?
Aspettiamo il 5 dicembre per sapere cosa avrà da dire in proposito il Dirigente pavese in audizione in Commissione VII della Regione: all’ordine del giorno, oltre al “Caso Anagni”, i 12 PPI laziali appunto.