Rischiò la vita nel 2021 quando due uomini tentarono di speronarlo, ora diventa definitiva la confisca milionaria a suo carico
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto dall’imprenditore, originario di Borgo Montello, Fabrizio Bruno (61 anni), insieme ad altre tre persone legate a lui e interessate dalla confisca milionaria che li ha coinvolti.
Con decreto del 13 febbraio 2025, la Corte di appello – Sezione misure di prevenzione di Trieste ha confermato quello emesso dal Tribunale della stessa città il 25 luglio 2024 nei confronti di Fabrizio Bruno e dei terzi interessati. Ricostruita la pericolosità sociale di Bruno, è stata disposta la confisca di alcuni cespiti immobiliari, beni mobili registrati e saldi attivi relativi a rapporti bancari, oltre a diversi orologi.
Alcuni beni sono risultati intestati a terzi e, con particolare riguardo a quelli formalmente ascrivibili alla moglie, Mariangela Delicati, sono state svolte ampie considerazioni sulla disponibilità da parte del proposto e sulla sproporzione tra il loro valore e le disponibilità economiche di Bruno e della famiglia. Due sono stati gli avvocati che hanno invano proposto ricorso per Cassazione per Bruno.
Il 61enne è stato ritenuto partecipe sia di un’associazione operante nel Lazio, sia di altra operante in Friuli, entrambe dedite ad attività criminose di natura economica, con particolare riguardo alle frodi fiscali poste in essere, principalmente, mediante l’acquisto di veicoli provenienti dall’estero.
L’intervenuta assoluzione per taluni dei reati attribuitigli è stata adeguatamente presa in considerazione dalla Corte di Appello che ha segnalato come l’assoluzione per le “vicende laziali”, non intacca la complessiva valutazione di pericolosità in quanto riferita ad una minima parte dei traffici delittuosi che hanno visto coinvolto Fabrizio Bruno. Si tratta, peraltro, di aspetto considerato anche nel decreto del Tribunale di Trieste che ha messo in evidenza come l’assoluzione sia intervenuta solo per alcune (marginali) ipotesi di reato, mentre, per i restanti delitti è stata dichiarata l’estinzione per prescrizione.
Bruno si è reso responsabile di numerosi delitti contro il patrimonio (furti, riciclaggio) sin dal 2002, oltre che di reati contro la fede pubblica, dimostrando, sin dagli esordi, una spiccata dimestichezza con l’importazione di veicoli dall’estero in funzione della eluzione della normativa fiscale. Ha preso parte ad un’associazione per delinquere finalizzata alle truffe a società assicurative e a frodi fiscali.
Il 61enne fu coinvolto nel maxi sequestro da oltre 5milioni di euro, insieme ad altri due soggetti, nato dall’interessamento investigativo della Guardia di Finanza di Pordenone nel 2019. Beni di lusso, auto e tra di essi anche una villa a Nettuno che apparteneva alla moglie di Fabrizio Bruno. Il giudice per le indagini preliminari osservava, nel 2019, come la coppia negli ultimi 20 anni avesse dichiarato redditi esegui: lui tra lo zero e i 15mila euro, lei tra zero e 4mila. Dal 2011 non avrebbero percepito alcun reddito. Eppure avevano una villa in via Santa Maria Goretti a Nettuto di 300 metri quadrati, acquistata nel 2009 da Bruno per 209mila euro versati in contati.
Il 6 aprile 2010 l’imprenditore aveva donato la nuda proprietà alla moglie mantenendo l’usufrutto. L’atto di donazione – definito dal giudice “strumentale” – non aveva garantito il salvataggio della villa. Stessa sorte per la casa acquistata a Latina dai genitori nel 2007 e un appartamento acquisito nel 2017 a Pitigliano.
Fabrizio Bruno, nel 2021, fu vittima di un tentato omicidio nei pressi di Borgo Montello (strada Campovivo). All’origine dell’incidente e del successivo pestaggio ci sarebbero delle questioni di lavoro e la compravendita di un’auto da parte di un uomo che, pur pagando, non avrebbe avuto l’auto da Bruno. L’imprenditore fu speronato e poi pestato selvaggiamente, tanto da finire in ospedale col codice rosso. Per quei fatti i due aggressori sono stati condannati.
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